venerdì 17 agosto 2007

Cosa resterà

Rosy Bindi sugli anni Ottanta in risposta a Enrico Letta. Anche se le classificazioni di un decennio sono roba da prendere con le pinze, confesso che per me è difficile non essere d'accordo con buona parte del post. Che poi c'è stato anche del buono, per carità. Ma per uno che era troppo bambino per aver saggiato la claustrofobia ideologica dei Settanta e quindi la salutare apertura di finestre arrivata col decennio successivo, quelli sono stati anni veramente soffocanti: paninari e metallari, fricchettoni e "madonnare", tutto conformizzato, la politica che diventava sempre più cosa sporca e da guardare da lontano: poca sperimentazione, niente contaminazione; musica grande sì ma, se si eccettuano U2 e Rem, rimasta sotto terra e nelle cassette che hanno retto l'urto del tempo e nei pochi vinili che di tanto in tanto si comperavano. E poi, se anche uno la vuole mettere in musica, quelli rimarranno gli anni dei Duran e degli Spandau. Fate un po' voi. Resta, per chi era giovane, la nostalgia dei vent'anni, che ti giri a guardarli e non li trovi più; restano i semi che sarebbero germogliati, questo sì. Ma io tra Letta e Bindi, propendo per la seconda.
ScelgoRosy, Enrico Letta

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono naturalmente d'accordo con tutta la prima parte del post e ne avevamo già parlato (ma dove viveva Letta negli eighties? possibile non si sia accorto dell'incredibile decennio di stagnazione culturale?).
Un pò meno con la parte musicale.
E' vero che tutti si ricordano solo dei pagliacci Duran's ma la musica di quel periodo rimane nettamente superiore a tutto quello che è venuto dopo (non basta portare in classifica il rock per dire che è buon rock).
Poi, sì, la nostalgia dei vent'anni è una brutta bestia ma anche il rimpianto di non essere capitato in qualche altro decennio....