lunedì 28 aprile 2008

The niro

C'è questo ragazzo che vale molto la pena di ascoltare. E' vero che richiama Buckley, ma come ho letto da qualche parte in giro, visto il torto che Jeff c'ha fatto andandosene troppo presto, non è male se qualcuno ce lo ricorda. Sì, l'ho scoperto tardi, ma se lo conoscevate già, oltre a trascurare il post, potevate anche mandare una mail.
The niro

sabato 26 aprile 2008

Tipi

Per capire il contesto: si stava a un matrimonio celebrato il 25 aprile (sessantatreesimo anniversario della Liberazione d'Italia, era specificato sulla partecipazione, tanto per chiarire) che si è alla fine trasformato in una godibilissima rimpatriata con una serie di persone che innalzano il livello medio di gradevolezza del mondo. Sì, la musica, un po' di cinema, pochissimo lavoro. Ma alla fine quello che ha monopolizzato la serata è stata la scoppola elettorale, discussione in cui si sono manifestati parecchi tipi di sinistra. Eccoli.
1) Il pessimista apocalittico: si sta seriamente convincendo di essere condannato a essere minoranza a vita e medita l'esilio volontario.
2) Il pragmatico: "Guardate, vanno bene i principi ma sai che vi dico: dovremmo essere un po' più paraculi e fare un po' più di demagogia anche noi, soprattutto quando ci troviamo al governo".
3) L'ottimista: vede ampi margini di manovra perché al di là del voto è convinto che comunque sotto sotto la gente non è contentissima di quello che ha e potrebbe essere quindi permeabile al cambiamento a patto che la sinistra si rinnovi radicalmente.
4) Il pessimista integrato (assomiglia molto da vicino al titolare del blog): pensa che la batosta sia di proporzioni storiche perché ha radici profondissime e non sa proprio che fare ma ritiene che la vita va comunque avanti e che le cose cambiano anche quando meno te lo aspetti, chissà.
Non c'era il rancoroso a prescindere confinante con l'antipolitica e similqualunquista. Ma ho detto che si tratta di persone che innalzano il livello medio di gradevolezza del mondo, appunto.

Dalla culla alla tomba (nota biografica)

Quando ero bambino vidi nella macchina di mio zio la copertina di una cassetta con i greatest hits dei Rolling Stones in cui era raffigurato Mick Jagger e decisi che da grande mi sarei fatto crescere i capelli. Più in là mi concentrai di più sulla coppia di chitarre Richards-Wood, che tuttora - per la somma meraviglia dei fanatici della tecnica - considero la migliore della storia del rock. Oggi, ormai a un passo dagli anta e con i capelli tornati a lunghezza ordinaria, dopo aver visto lo stordente Shine a light, mi accontenterei di invecchiare come sta facendo quel cantante la cui foto mi stregò tanto tempo fa.
Shine a light

mercoledì 23 aprile 2008

Una di quelle

Radio accesa, brano che inizia, basso distorto. Una cosa che a me ricorda i Korn, credo, gruppo che non ho mai più ascoltato dopo la prima volta. La mano va per cambiare stazione. Poi lo scenario cambia. Non sono tante le voci in grado di rendere davvero belli pezzi che sarebbero gradevoli ma ordinari. Quella di Morrissey è una di quelle.

No future

Questo è un pippone. Velleitario e di una certa lunghezza. Privo peraltro delle spiritosaggini che rendono a volte appetibili i post. Siete avvertiti. E' un pippone che origina dalle tante telefonate e dai tanti colloqui fatti con persone di sinistra smarrite dopo la batosta elettorale. E dalla convinzione che se continui a prendertela col prossimo, che magari le sue colpe le ha, risolvi poco e capisci ancora meno di quello che ti sta succedendo intorno. La lunghezza è data dalla complessità delle cose che non so se sarà toccata con le proprietà necessarie. La velleità sta nel tentativo di spiegare almeno in parte alcune cause della botta presa.

Il punto dal quale è probabilmente più opportuno partire è l'appiattimento progressivo della dimensione del futuro e le conseguenze devastanti che tutto ciò ha avuto per chi politicamente si propone un orizzonte di modifica dello stato di cose presenti. I componenti della gioiosa "macchina da guerra" che nel 1994 cozzò contro l'allora Polo delle libertà si dettero il nome di "Progressisti". Ancora, la campagna elettorale di Veltroni è stata tutta proiettata nel futuro: "cambiate pagina", "mettiamoci alle spalle questi ultimi 14 anni". Sono stati questi i motivi dominanti. Bertinotti addirittura, esortava a votare Sinistra arcobaleno per fare un "investimento per il futuro". Ma è proprio storicamente che la sinistra si è presentata come il futuro, come il miglioramento delle condizioni presenti. E il futuro è stato visto per generazioni, almeno per tutto il Novecento, come un tempo che sarebbe stato migliore del presente e sul quale conveniva investire, appunto. Ora non è più così. Questa cosa di Massimo Gramellini scritta sulla Stampa e linkata da questo blog l'ultimo giorno dell'anno scorso aiuta molto a capire cosa il futuro è diventato per noi occidentali: non più un orizzonte aperto ma una sorta di imbuto in cui si intruppano le paure e i contorcimenti di una civiltà che bada di gran lunga più alla difesa dell'acquisito che alla realizzazione di altro. Ciò accade in parte per la raggiunta saturazione di beni materiali spesso inutili e dannosi (inutensili, come li chiama uno dei protagonisti di "Guerra agli umani"). Ma anche e soprattutto per la scomparsa dall'immaginario collettivo di un qualsiasi anelito a un’esperienza diversa da quella del produci-consuma-crepa (perdonate la semplificazione, ma almeno ci si capisce). Fenomeni questi, in cui si è innestato quel frullatore chiamato globalizzazione di cui le pasciute società occidentali beneficiano materialmente per molti versi, ma che repellono quando vengono messi a repentaglio confini (geografici e non solo) che si vorrebbero immutabili. Mancanza di futuro e paure, rendono il presente e ciò che lo caratterizza come l'età dell'oro da difendere con le unghie e con i denti e contro chiunque. Si allentano i vincoli di solidarietà: non è affatto verosimile che la Lega rappresenta una sorta di nuovo ideale di comunità, come si legge e si sente dire in giro, pure da persone stimabili; la comunità non interessa più i suoi potenziali partecipanti e la Lega è essenzialmente ritenuto uno strumento di difesa individuale per chi la vota. Il grande movimento dell'occidente è insomma verso il recinto, l'arroccamento perché il nemico è ovunque. La società che abbiamo attorno è diventata nel senso etimologico del termine conservatrice. E per una forza storicamente associata al progresso, in un mare del genere è davvero una fatica bestiale nuotare.

Se il futuro è una dimensione che più che attrarre incute timore e se la difesa è la sola politica che conta, il presente diventa l’unica dimensione di vita. Avendo smarrito la prospettiva lunga, le decisioni devono essere prese qui e ora, senza discussioni percepite come inutili e dannose. Non ci sono i problemi, risolubili con strategie di ampio respiro, esistono solo le emergenze da stroncare, costi quel che costi, con un’efficienza che viene misurata solo con la categoria del tempo e quasi mai della profondità. Perciò occorre semplificare e ridurre possibilmente ai minimi termini qualità e quantità del dibattito. Anche in questo scenario siamo in un mare ostico per chi è nato storicamente per dare voce alle moltitudini ed è quasi ontologicamente contrario alla voce unica del decisore, divenuta invece una sorta di feticcio delle democrazie.

A tutto ciò, si aggiunge quel trionfo della moltitudine di cui si è parlato qui e che è quindi pleonastico ribadire.

Questi sono parte dei problemi che potrebbero spiegare il tracollo di una parte politica. Che fare per adeguare strumenti al fine di coronare la strategia di chi dovrebbe avere come stelle polari l’allargamento della partecipazione consapevole, l’inclusione, l’orizzontalità piuttosto che la verticalità? E’ questa la domanda a cui al momento non si scorge nessuno in grado di dare risposte convincenti. Di certo, l’ultima cosa da fare è quella predicata da qualche opinionista di grido: quella di seguire, assecondandola, una maggioranza che muore di paura se s’imbatte in un campo rom ma si volta dall’altra parte – tanto per fare due esempi a caso - se gli si racconta che i metodi di coltivazione convenzionali stanno pericolosamente impoverendo il patrimonio genetico della Terra o che comperare acqua, per di più imbottigliata in vuoti rigorosamente a perdere, è un atto autolesionista. E però, non assecondarla, la maggioranza, non vuol dire non considerarla o, peggio, snobbarla. Anche se farci i conti, per di più nel mare che si ha attorno, è di una fatica tremenda.
La Stampa, Wu ming foundation, Bollati Boringhieri

lunedì 21 aprile 2008

Eccezioni

Qui si vede poca tv e quella poca che si segue è scelta. Ci sono chiaramente le eccezioni: poco fa, mentre trangugiavo cibo con l'elettrodomestico acceso in un canale a caso, mi sono imbattuto in Exit su La7 e mi è sembrato di constatare che si tratta di uno dei pochi talk show (mentre lo scrivo mi rendo conto per la prima volta che è una definizione veramente ridicola: lo spettacolo delle parole, bah) in cui la conduttrice grida più degli ospiti.

domenica 20 aprile 2008

Vendola

Chi vuol capire capisca, chi no se ne faccia una ragione. Per quanto riguarda questo blog, a volte basta un cognome.
Repubblica

mercoledì 16 aprile 2008

Su col morale

Sinistri, centrosinistri, la vita va avanti. Se proprio non riuscite a riprendervi dalla scoppola, provate con la radio: la playlist di oggi è abbastanza vitaminica.

martedì 15 aprile 2008

Il bicchiere mezzo pieno

Però almeno stavolta nessuno ha parlato di brogli.

Due-tre cose sulle elezioni

1) Di come sarebbero andate queste elezioni non c'ha capito veramente niente nessuno. Sì, ci si aspettava una vittoria di Berlusconi e una sconfitta del Pd, ma non certo nelle dimensioni in cui sono maturate. Così come non mi pare di aver letto o sentito nei giorni scorsi alcuna analisi preventiva sul possibile boom della Lega o sulla scomparsa parlamentare della sinistra radicale, tanto per citare due conseguenze dell'onda sismica. Tutto ciò lo sottolineo non per stemperare l'eco dei sonori errori di pronostico del blog, ma per far notare che del paese in cui viviamo non c'è più nessuno che sappia darne una fotografia più o meno fedele, salvo ex post. Mi si perdoni il sociologismo d'accatto, ma è davvero il trionfo della moltitudine. Che non è una sana riscoperta e valorizzazione dell'individuo ma piuttosto quella di un individualismo-tana in cui rifugiarsi per sfuggire alla perdita di senso e all'avanzata delle paure. Fenomeni cui la maggior parte degli italiani dà una risposta semplificante e difensiva al tempo stesso. L'insicurezza profonda e latente (per il futuro nostro e delle generazioni future e nei confronti di un mondo che cambia a passi da gigante) si rovescia in richiesta di militarizzazione delle città e nell'erezione di muri di contenimento nei confronti di chi a torto o a ragione è tacciato di mettere in pericolo il nostro tesoretto, grande o piccolo che sia. Ogni richiesta sociale è percepita come esosa e vessatoria. Questo c'è al fondo della scelta di rappresentanza che gli italiani hanno compiuto con il voto di domenica. E solo in un quadro così confuso può darsi un travaso di voti, nei grandi agglomerati industriali del nord, dall'incapace e persa sinistra radicale alla Lega nord. Vale a dire tra due opzioni sulla carta agli antipodi. Un altro sintomo, l'ennesimo, della perdita di senso
2) Mi duole dirlo ma è uno spettacolo veramente penoso constatare come una parte del popolo di (centro) sinistra continua a ritenere di vivere in un paese di minus habens ogni volta che perde le elezioni. Così come lo è vedere la stessa parte di popolo di (centro) sinistra, ad ogni sconfitta elettorale, dare la colpa alle televisioni e al conflitto di interessi e a chi non ha fatto niente per eliminare tale conflitto (dunque eliminando l'avversario politico, che pure rappresenta un'anomalia mondiale, per legge). Se il brodo culturale del (centro) sinistra è questo, e in parte lo è, allora la sconfitta è assicurata anche per le generazioni future.
3) Sui sinistri antagonisti ho detto nel post precedente; vedere invece alcuni pasdaran del Pd e del "corriamo da soli" gioire dal basso del 33% per la scomparsa della parola sinistra dal Parlamento dà una tristezza infinita.
Corriere

lunedì 14 aprile 2008

Scusate lo sfogo

Sentire alcuni dirigenti di una forza che si sta fermando sotto il 3,5% (per fortuna solo alcuni, ora speriamo che il candidato premier dica qualcosa di più attinente alla realtà) sostenere che la responsabilità dell'inguardabile risultato è da addebitare alla campagna elettorale di un partito che ha preso dieci volte tanto, oltre a fornire qualche elemento per capire le cause del tracollo, è francamente insopportabile.

Basta con le proiezioni menagrame

Arrivano i risultati reali. Vorrei tanto fossimo già alla prossima legislatura.

Poi smetto col trash, promesso

Mastella ha appena detto che in queste elezioni "non si sono mobilitate le masse di due anni fa".

Sono usciti gli exit poll

Oh, è un coro: "E' troppo presto per commentare però si può dire che bla bla bla".

Correte a sintonizzarvi

Su Rai2 c'è il redivivo Mastella pronto a commentare i risultati elettorali.

Wizzoskopea

Io 'sta cosa non vorrei farla però non riesco a trattenermi e do i numeri. Ecco i risultati alla Camera secondo il blog:
Pdl 38,5%
Lega 4%
Pd 36%
Di Pietro 3%
La Sinistra l'Arcobaleno 8%
Udc 6%
Tutti gli altri a dividersi il 4,5% che resta.

Oh my god

Non è particolarmente eccitante pensare che tra exit poll, proiezioni e risultati effettivi che arriveranno man mano dal Viminale, ci stiamo apprezzando ad ascoltare per innumerevoli volte, tra pomeriggio e sera, i risultati insignificanti della sequela di forze politiche insignificanti che si piazzeranno dopo le prime quattro?

sabato 12 aprile 2008

1X2

Berlusconi vince, ma male. Veltroni perde, ma bene. Alla sinistra gli elettori daranno una possibilità (forse l'ultima) di sopravvivere. Tutto il resto è noia. Compreso Casini, che se riuscirà a superare i quorum per Camera e Senato sarà bene faccia un pellegrinaggio di ringraziamento, scelga lui dove o si faccia consigliare dal suo elettorato.

Anni luce

Non più tardi di ieri sera i leader dei maggiori schieramenti in campo incravattati a Matrix hanno entrambi dichiarato - quasi come se si fossero messi d'accordo - che se vinceranno le elezioni, la loro rivoluzione rosa sarà inserire quattro donne in futuribili governi che saranno formati da dodici persone. Il giorno dopo, cioè oggi, Zapatero ha formato il suo, di governo.
Repubblica

venerdì 11 aprile 2008

Proprietà privata

Un importante uomo politico ha appena rilasciato la seguente dichiarazione al Tg3: "Ho grande stima di Totti, (...) la sua signora lavora nelle mie televisioni". C'è un universo in quelle parole.

Politicamente scorretto

Rientrato a casa reduce da qualche giorno trascorso in un microcosmo dove entrano pochissimi giornali e le tv accese si mantengono ben lontane dai programmi di sedicente approfondimento giornalistico, mi sono reso conto di quanto il Tg1 di ieri sera (ma lo cito solo a titolo esemplificativo), per metà - o giù di lì - dedicato alle elezioni politiche con un'applicazione da entomologi al meno percettibile dei sospiri delle santanchè o dei boselli, dei ferrara o dei dipietro, fosse ad anni luce da quello che normalmente ti capita di ascoltare quando stai tra la gente comune. Che va dal sempre verde "tanto so' tutti uguali" al (detto simpaticamente) "mi stai sulle palle perché sei comunista" al "so' ventisette anni che non ci vado e non ci vado neanche stavolta, tanto che cambia?". Normalmente quando uno che si sente mediamente acculturato e informato sente frasi del genere, prima inorridisce in silenzio, poi chiede dove sono i comunisti e infine tenta di esporre che no, non sono tutti uguali, che votare è un atto fondamentale e che se non ci vai qualcun altro deciderà per te. Stavolta io, che pure andrò a votare - e anche in maniera abbastanza convinta, premiando in una scheda i cosidetti riformisti e nell'altra i cosidetti radicali - non ho avuto la forza di aprire la bocca. Perché è vero che i partiti non sono tutti uguali, ma è altrettanto vero che la vita di nessuno cambierà in seguito alle elezioni di domenica. Questa è la voragine che i contenuti degli schieramenti in campo non riescono a riempire. E chi aspetta da un anno di essere operato, chi è messo in difficoltà dal costo dei libri di scuola per i figli o dalla rata del mutuo, chi è precario da sempre e non vede futuro, chi da mesi ha mostrato di essere in regola col permesso di soggiorno e aspetta ancora un tagliando per ricongiungersi ai propri figli quello aspetta. Che la sua vita, almeno un poco, cambi. Ecco, visti da qui, occorre fare uno sforzo sovrumano per dire che no, non sono tutti uguali.

lunedì 7 aprile 2008

Torno subito

Il titolare è affaccendato: blog e radio rimarranno silenti per qualche giorno. Ve ne farete una ragione, vero?

venerdì 4 aprile 2008

La playlist

Canzoni e autori messi in rete nel corso della puntata del programma senza nome appena andata in onda.
UNLESS Going back from larzac
HI RISK CAFE' Sad love
SOFFULL bOOgielOser
AMELIE Do it over
SOLAIRE Timon
LE TROU SOCIETE Madrelingua
REIN Grandtour
SARA RADOS La ricetta
FRAZIONE FABBRICA Tracce nascoste
FRAZIONE FABBRICA Tempi imperfetti
IL MANISCALCO MALDESTRO 8 di mattina
1984 Palline di spugna verdi
DIRGE Bottles of memory

Ciao bella

Questo scampolo di dialogo a tre si è tenuto all'interno di un negozio che si trova a sua volta all'interno di un outlet, tra una commessa (A), la sua collega (B) e mia moglie (C) che ancora non se ne capacita.
Entra un messo dell'outlet e consegna una comunicazione scritta.
A) (legge e dice ad alta voce) Ah, quest'anno il 2 giugno si lavora.
B) Beh perché, che c'è di strano? Si è sempre lavorato.
A) Eh no, il 2 giugno è festa.
C) La festa della Repubblica.
A) Ma non era il 25 aprile?
C) No, quella è la festa della liberazione.
B) Ah sì?

Un caffè

Cosa sareste portati a pensare della maggior parte dei vostri compatrioti se una persona straniera che viene in casa vostra, come in molte altre, per aiutarvi a tenerla decentemente, nel momento in cui le offrite un caffè vi rispondesse che siete il primo che lo fa?

Come Maradona

Parlando per l'ennesima volta di Nick Cave, come mi capita in questi giorni - sarà il gran disco che ha fatto, sarà l'attesa di vederlo in concerto -, mi è sembrato di constatare che c'è una certa fascia di pubblico colpita dalle leggende metropolitane sul numero delle sue overdose da eroina, che sembra non basterebbero le dita delle mani per contarle. Bene, prendendo in prestito una felicissima definizione di Gianni Minà sul rapporto tra Maradona e la cocaina, Cave è (ed è stato) Cave non per l'eroina, bensì nonostante l'eroina. Se non altro perché non si spiegherebbe come la sua mente continua a partorire ottima musica anche oggi che da anni non usa sostanze e anzi, come si definisce lui stesso, è diventato un impiegato della musica che si è imposto orari d'ufficio rigidissimi.

Autarchia

La playlist del programma di stasera (ore 22 trattabili) sarà quasi tutta all'insegna del rock italiano. Di nicchia, ma buono.

giovedì 3 aprile 2008

Le domande della vita

Ma a parte i programmi del primo pomeriggio dove tutti litigano con tutti, i reality e le defilippate, c'è qualcosa di più inguardabile delle tribune politiche?

Un dubbio e una certezza

Di fretta, mi limito a una citazione di Gianfranco Capitta presa dal manifesto di oggi: "Tra le molte affermazioni in libera uscita di ieri, il generale Mauro Del Vecchio candidato Pd sostiene che gli omosessuali sono inadatti alla vita militare. Basterebbe rispondergli che nessuno in natura lo è". Sulle prime la considerazione mi ha colpito favorevolmente. Poi, pensandoci bene, mi sono chiesto: ma saremo proprio sicuri che è così davvero per tutti e che a nessuno piace fare il soldatino? E non sono ancora riuscito a darmi una risposta. Una certezza invece ce l'ho: spero non posticipino la data delle elezioni, un altro paio di dichiarazioni del genere e il Pd rischia di indurmi a non votarlo. E più tempo c'è, più possibilità ci sono per i candidati innaturali di sparare minchiate.

mercoledì 2 aprile 2008

Non sono i cani sciolti

Sono i padroni che andrebbero legati.

Se e ma

Lontani dal pc si posta poco sul blog ma venerdì sera, se impedimenti tecnici e personali lo consentiranno, si torna in voce alla radio alla solita ora (22 trattabili). Se proprio non riuscite a farne a meno, sintonizzatevi.