venerdì 16 maggio 2008

Cambia rotta, cambia stile

Prendi un adolescente d'oggi, quattordici anni o giù di lì. Nato, o meglio, fattosi conoscere dal mondo, il 13 maggio del 1994. Cosa lo accomuna oggi con il neonato che era quasi tre lustri fa? Poco o niente, tranne il fatto di ritrovarsi ancora governato da Berlusconi, ma questo è un altro discorso. Ecco, quell'adolescente lì nel frattempo ha frequentato asilo, elementari e sta finendo le scuole medie. Ora si ritrova quasi a dover scegliere cosa fare da grande. Si nutriva di pappe quando la Pivetti, che lui conosce solo come show girl de noantri, passava il tempo a fare la presidente della Camera; oggi che su quello scranno siede Fini sarà andato almeno una volta da McDonalds; al più, se tende al no global, preferirà kebab. Se sarà stato fortunato avrà già letto il Diario di Anna Frank; forse avrà assaggiato con la sua la lingua di qualcun altro. Ora prendi te, che stai leggendo questo blog: a occhio e croce quattordici anni fa eri più tendenzialmente portato/a all'incazzatura, vigoroso/a, o forse lo stavi per diventare. Poi hai fatto viaggi, letto libri, conosciuto persone, cambiato chissà quante volte espressione, pensiero, canale, città, abito, taglio di capelli, cibo preferito, voto alle elezioni, compagno/a, opinione su qualcuno o qualcosa. Ecco. Sei un'altra cosa rispetto al 1994. Così come, in maniera assai più macroscopica, un'altra cosa è quell'adolescente ex neonato. Ti chiami allo stesso modo ma sei un'altra cosa. Non completamente altro, eppure altro. Con i sedimenti del dna che t'ha scolpito dentro chi ti concepì, delle pappe mangiate e delle incazzature prese e della vigoria acquistata o persa nel frattempo. Ma sei altro. Come te sono cambiati anche i gruppi musicali viventi. I Marlene Kuntz (qui siamo al punto, perché questo post nasce come commento a questo di Adam, ma la cosa m'è venuta troppo lunga e ho riparato dalle mie parti che così non do fastidio a nessuno) rientrano nella categoria, come s'è già accennato da queste parti. Uguali a sé stesse restano solo le mummie, ma lì di vita ce n'è pochina. I Marlene erano il/la neonato/a, l'adolescente, il/la neo laureato/a, il genitore che eri quattordici anni fa, quando Berlusconi governava già e i pochi capelli che aveva in testa erano ancora tutti i suoi. E sono cresciuti splendidamente insieme a te (i Marlene, dico, non i capelli di Berlusconi), dal vomito di onde di parole alla contemplazione di questioni di qualità.
Wikipedia, Madamimadam, Leonardo.it

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non voglio essere polemico e tenterò di spiegare anch'ìo dalle mie parti per non disturbare.
Credo comunque che le orecchie non invecchino e che non sia una questione di cambiare rotta o stile. Credo che la musica sia una questione di emozioni. Credo che dal punto di vista musicale io sia rimasto all'ottobre del 1980 (hey oh, let's go!).
Credo che questo ultimo dei Marlene, per quanto perfetto, sia una lagna del cazzo, tipo l'ultimo dei Led Zeppelin.
(ah, sì, l'unico cambio di rotta e di stile è evidente nel cantato quasi "da Mina" di Godano, che io trovo insopportabile...).
Tutto ciò non toglie che rimanga un grandissimo lavoro, tra le migliori cose di questi anni...

wizzo ha detto...

Ma quale disturbo. La discussione potrebbe andare avanti a oltranza senza arrivare mai a un punto d'arrivo. Telegraficamente: d'accordissimo, la musica è una questione di emozioni, quello che ci divide è che io penso che ciò che ce le suscita, le emozioni, può cambiare col passare del tempo, visto che non siamo materia inerte.