giovedì 30 aprile 2009

Degli anni Ottanta (libertà)

Non l'avrei mai detto nella temperie degli anni Ottanta. Perché era così, ascoltavo roba di qualità (lo so che rischio di apparire snob, ma la penso tuttora così) e quando mi parlavano di new romantic, la miglior reazione che potevo avere era storcere la bocca. Oggi però, mentre ero sintonizzato su una di quelle stazioni radio su cui non mi soffermo quasi mai, mi è capitato di imbattermi in "Through the barricades" degli Spandau Ballet e non ho cambiato stazione, come avrei fatto vent'anni fa, appunto. Nostalgia canaglia? Forse. Ma non solo. Perché ho riflettuto anche sul fatto che quel pezzo in verità non mi è mai dispiaciuto; neanche vent'anni fa mi dispiaceva. Come Gold, degli stessi Spandau, e come Save a prayer dei Duran Duran, tanto per fare qualche esempio (non spaventatevi, la lista non è lunga). Ma allora non l'avrei mai ammesso che quei pezzi mi piacevano, non solo non l'avrei ammesso di fronte agli altri, ma neanche a me stesso. Li associavo alla plastica di cui quegli anni sono stati ricolmi. Solo che oggi credo di essere meno snob. E anche un po' più libero di testa. Così posso dirlo: ci sono pezzi che non facevano lo schifo che io pensavo facessero.

1 commento:

Adam ha detto...

Quella canzone ("Through the barricades") è oggettivamente ben costruita e dotata di un appeal che può durare nel tempo e far ricredere noi vecchi rockers che si sputava sopra a qualsiasi cosa fatta con i sintetizzatori e non con le chitarre.
Ma è anche vero che il giudizio su quel gruppo rimane sostanzialmente lo stesso: musica insulsa per orecchie becere in anni terribili. (annus horribilis direbbe quell'altro fulminato sulla via di Colonia di un Ferretti...)