lunedì 29 giugno 2009

Se la mettiamo così

Michael Jackson era affetto dalla malattia dei visionari e degli artisti, era un rivoluzionario delle forme estetiche e musicali, renitente all'età adulta. (...) La sua metamorfosi continua era un'opera d'arte totale, l'aspirazione a essere tutti e nessuno, né nero, né maschio né adulto. Un "corpo senza organi" secondo Artaud, creatura cangiante in cui ognuno può specchiarsi. (...) Lo abbiamo visto, stralunato, raccontare nel documentario di Martin Bashir del suo grande letto dove si affollavano molti ragazzini per sentire le sue storie, e con i quali scambiava "giochi proibiti", erotismo adolescenziale (nessuna violenza) che gli valse l'accusa di pedofilia. (...) E quando nel giugno del 2005 il tribunale di Santa Maria lo assolse dall'accusa di pedofilia, nessuno gli era accanto, soltanto i fans, accorsi da ogni angolo della terra.
Mariuccia Ciotta, il manifesto 27/06/09, pagina 3
Silvio Berlusconi era affetto dalla malattia dei visionari e degli artisti, era un rivoluzionario delle forme estetiche e politiche, renitente alle costrizioni delle regole. (...) La sua metamorfosi continua era un'opera d'arte totale, l'aspirazione a essere tutti e nessuno: imprenditore, operaio, politico, latin lover. Un "corpo senza età" secondo Giuliano Ferrara, creatura cangiante in cui ognuno può specchiarsi. (...) Lo abbiamo visto, stralunato, raccontare nel documentario di Carlo Rossella del suo grande letto dove si affollavano molte escort per sentire le sue barzellette, e con le quali scambiava effusioni (nessuna violenza) che rischiò di valergli l'accusa di induzione alla prostituzione. (...) E quando nel giugno 2023 il tribunale lo assolse perché i reati ipotizzati erano prescritti, nessuno gli era accanto, soltanto gli elettori di sempre, accorsi da ogni angolo d'Italia".
wizzo, chissacosa, 29/06/09

giovedì 25 giugno 2009

Jihad

So poco dell'Iran e anche della storia di quel paese; quello che si riesce a sapere dai giornali e null'altro. In questi giorni ho ripreso in mano un libro edito in Italia nel 2006 da Pisani e pubblicato l'anno prima negli Usa (occhio alle date), Lipstick Jihad, di Azadeh Moaveni, che ha poco più di trent'anni, è nata e cresciuta in California da genitori iraniani e si è poi trasferita per alcuni anni nel paese d'origine dei suoi, esperienza da cui è nato il libro. Questi sono alcuni passi dell'introduzione, scritta appunto nel 2005, che aiutano a capire come cammina la storia:
"I giovani iraniani stanno trasformando il paese dal basso. Dagli attivisti religiosi, ai consumatori di ecstasy, dai blogger agli studenti universitari che passano da un letto all'altro, saranno loro a determinare il futuro dell'Iran. (...) Quei ragazzi sceglievano di comportarsi 'come se' fosse permesso tenersi per mano in strada, sparare la musica a tutto volume alle feste, esprimere la propria opinione, sfidare l'autorità, prendere la propria droga preferita, farsi crescere i capelli lunghi e mettersi troppo rossetto. Grazie a loro ho appreso come penetrare il mistero dell'Iran - niente sembra percettibilmente mutare, mentre invece tutto cambia. (...) Oggi (...) mentre frugo tra i vestiti, sollevando velo dopo velo, è come osservare gli anelli di un tronco d'albero per raccontare la sua evoluzione. Gli strati più esterni sono una patina di colori, toni contrastanti di turchese e rosa spumeggiante (...) sono i colori della vita in tessuti che respirano. Sotto, scavando nella profondità, ci sono veli scuri e opachi, vesti lunghe e informi nei toni funerari del nero e del blu. Questo è ciò che indossavamo nel 1998. Il Parlamento non ha mai ufficialmente ammesso il colore. (...) Le giovani donne lo hanno fatto da sole, in massa, un lento, deliberato, diffuso atto di sfida. Un jihad, nel senso classico del termine: una lotta".

lunedì 22 giugno 2009

Tristezza cosmica (lo scambista)

Ci sono due riscontri, diciamo così, oggettivi, e una considerazione più soggettiva e assai più opinabile intorno alla fase discendente della parabola imboccata da B., che rischia di essere fulminante quanto l'ascesa. Partiamo dai due dati di fatto: il primo è una di quelle coincidenze che se fosse stata ideata per la sceneggiatura di un film e corroborata da un montaggio all'altezza, avrebbe fatto la fortuna del regista. Il secondo è molto più terreno e desolante.
1) Nelle ore in cui negli Stati Uniti si contano i voti che porteranno alla storica elezione del primo presidente nero di quel paese, in Italia il presidente del consiglio fa accomodare una escort nel letto grande di una delle camere della sua residenza (qui la documentazione fotografica emersa fino ad oggi della serata).
2) Alla cena in cui i riflettori si sono puntati sull'invito di B. alla D'Addario ad aspettarlo nel letto grande, invito che ha oscurato tutto il resto, era presente, con un ruolo pare non di secondo piano, uno che è indagato per mazzette nella sanità. Ora, può essere che quell'inchiesta non fosse ancora stata attivata al momento della cena del 4 novembre scorso, giorno dell'invito nel letto grande. E può anche essere che Giampy Tarantini uscirà da quella vicenda più pulito di prima. Sta di fatto che è emerso che uno che è indagato per mazzette nella sanità intrattiene con il presidente del Consiglio rapporti strettissimi, tanto da avere porte spalancate alla sua residenza e da cenarci insieme in un incontro nient'affatto ufficiale, men che mai obbligato.
Rilevato ciò, continuo a rimanere di sasso quando sento gente scandalizzata perché "un presidente del Consiglio deve dare l'esempio" ed evidentemente ritiene che B. non ne fornisca uno all'altezza o, peggio, perché B. è uso a festini che non incrociano il gusto di chi lo giudica. Un presidente del Consiglio deve governare e si sottopone per questo al vaglio del voto, non deve dare esempi. E francamente io mi guarderei dal prenderne da certa gente. Detto ciò, condivido un po' dello stupore per la misura raggiunta da B. Perché dal mio punto di vista di persona normale, credevo che lui fosse al di sopra della qualità, dell'immaginario, delle fantasie che vengono spacciati, solleticati, indotti dalle sue tv. Ho sempre pensato: "Guarda che furbo, fa passare come la svolta della vita il successo effimero e fatuo in tv, ci fa sopra soldi a palate e lui maneggia il potere vero". Invece le donnine di cui si è andato contornando e che cominciano a parlare fotografano di B. un'immagine che è tutta dentro l'orizzonte da Truman show offerto dalle sue tv. Un luogo in cui si vive rigorosamente in superficie, dove si comprano non solo i favori sessuali di gente cui potresti fare da nonno, ma anche la loro compagnia; in cui paghi per avere una platea disposta a sentire le tue barzellette e il tuo cantare. Un luogo in cui sei come dio finché i soldi fanno il loro effetto - come il tossicodipendente sta bene finché la sostanza gli circola nel sangue. Poi, finito l'effetto dei soldi, bruciati i diecimila euro che hai regalato, evasa o inevasa la pratica edilizia che dovevi sbloccare, torni il nulla che eri prima. Un luogo insomma, in cui sei solo in quanto hai. Decenni di successi negli affari, di successi in politica non hanno costruito niente insomma intorno a B.: rimane un poveretto e quello che gli è rimasto - questo pare da quanto emerge - è stato solo in grado di comprarselo, mai di conquistarlo senza dare contropartite in cambio. E' una vita di scambio, quella del povero B.: vieni a cena con me non per il gusto di stare con me ma perché ti pago, come nella più classica delle compravendite; ti invito a cena non perché amo stare con te ma perché poi so che ti accomoderi nel letto grande senza fare troppe storie in vista di un qualche tipo di ricompensa. La ricompensa è sempre esterna, insomma, non è mai nel gusto di starci con le persone di cui ti contorni. La logica degli affari si sovrappone a quella della vita. Ora, che questa tristezza cosmica riguardi un ultrasettantenne miliardario, può stare nelle cose della vita. Il problema, con B., è nel suo essere stato sulla scena pubblica con tanta pesantezza da aver plasmato almeno in parte, anche attraverso i media che possiede, le fantasie, gli immaginari, le aspettative del suo elettorato e non solo, tanto da diventare un fenomeno metapolitico. Ora, lui è rimasto in mutande. Ma il teatro di posa con il set del Truman show è ancora lì, saldo nelle fondamenta, densamente popolato e con gente sta in fila fuori per entrarci. Le persone normali, che vivono davvero e non limitano le loro attività alla compravendita ma sono rimaste infatuate da B. e dal suo Truman show in cui la vita è una ricerca di scorciatoie, avranno una scossa di resipiscenza? Non vi dico qual è la risposta che darei io, sennò v'intristisco ulteriormente.

venerdì 12 giugno 2009

All togheter

So che la rete è il trionfo del just in time, ma ieri l'ho trascorso a tentare di far volare un aquilone insieme a mia figlia, così linko solo oggi l'intervista di Bertinotti pubblicata ieri dalla Stampa perché secondo me lui vola più alto, ma muove dalle stesse esigenze da cui è nato questo post.

giovedì 11 giugno 2009

Lo spirito dei tempi

Mariuccia Ciotta sul manifesto:
"Questa idea della politica lontana dalla gente nasconde un'altra verità. La società sta con la Lega, che il territorio l'ha battuto palmo a palmo, sta con la xenofobia e la difesa del proprio recinto di interessi. (...) Dov'è il soggetto del cambiamento? La vita non è altrove. E, a guardare l'Europa vincente, è facile vedere le barricate erette intorno al continente, dal basso verso l'alto, dall'ultimo paese agli stati centrali. L'Europa contro il resto del mondo, localismo, autarchia, difesa dei privilegi. (...) Dunque, più che dare ascolto a questa società impaurita e conservatrice, sarebbe meglio trovare il coraggio di forzarne le barriere mentali, prefigurare un altro mondo che tenga conto delle trasformazioni materiali ed emozionali. L'innamoramento per l'America di Obama sta in questa visione oltre confine, nella sua lingua mista".

mercoledì 10 giugno 2009

Come si cambia

Dirò cose scontate in questo post. Cose che avete già letto negli ultimi quindici anni chissà quante volte. Ma a me è la prima volta che mi capita di pensarle. Le dirò a spanne, niente di definitivo per carità. Ma ne sono sorpreso perché se mi avessero detto solo qualche tempo fa che un giorno le avrei scritte, avrei dato del pazzo a chi l'avesse fatto. Anche perché anni e anni fa cominciai un percorso attivo, accidentato e quasi subito tornato passivo nell'ambito di quella che si chiamerebbe sinistra radicale, attaccando di notte manifesti abusivi sui muri della mia città per convincere a dire no al referendum che avrebbe aperto al maggioritario. Persi, come quasi tutte le volte in vita mia quando c'è la politica di mezzo. Pensavo che attribuire la maggioranza assoluta a chi rappresenta una minoranza fosse una ferita alla democrazia. Lo penso tuttora. Ritenevo che privilegiare la governabilità a scapito della dialettica fosse un segno - negativo - dei tempi. Lo ritengo tuttora. Pensavo che costringere diversi in uno stesso schieramento fosse una forzatura priva di senso. In parte non lo penso più. E' per questo che nonostante solo un mese fa fossi convinto che il referendum del 21 fosse da far saltare e nonostante ogni volta che vedo Mariotto Segni - sarà una sorta di riflesso pavloviano - mi scopro a dire "maaa daaai" dentro di me, da un paio di giorni mi rimbalza tra le tempie un'idea: perché opporsi a un'Italia bipartitica, non bipolare, quando di fatto il nostro è già un paese diviso in due, politicamente parlando. Mi rendo conto di essere giunto a una conclusione del genere principalmente perché, stando dalla parte al di qua di B., noto con crescente disappunto l'atavica tendenza a farsi del male dividendosi nel peggiore dei modi, a spaccare il capello in quattro. Che è un segno di vitalità e di intelligenza, sia chiaro. Ma che se ti riduce all'inazione, alla sconfitta permanente, o, peggio, a pensare che attorno al tuo ombelico giri l'intero pianeta, allora diventa roba da psicanalista. Ho votato alle ultime elezioni per un partito che ha superato a stento il 3 per cento. Ma l'altra sera ho letto i risultati essendo interessato a come fossero andati tutti quelli al di qua di B., anche se per alcuni provo una sincera antipatia politica. Allora, mi sono detto, perché continuare con quest'inutile tiritera del partitone che lascia sempre un po' scontenti e dei cespuglietti intorno tuffandosi nei quali ognuno cerca di trovare uno specchio con la sua identità riflessa? Due bei partitoni con possibilità di dare la preferenza, ecco quello che ci vorrebbe. Così all'interno, domenica scorsa, io avrei trovato il mio Vendola, altri i loro dipietri, dalemi, ferreri, franceschini e via cetopolitichizzando. Lo so che è un sistema che non c'è al mondo e che il bipartitismo prevede una scheda con due nomi sopra tra i quali scegliere. Ma se si volesse, sono convinto che la soluzione la si troverebbe. Lo so che i sistemi elettorali sono un escamotage per evitare il cuore del problema, che sono le idee che mancano o di cui si ha paura. E so anche che se hai idee forti, riesci a imporle e a farti vedere e votare a prescindere dal come si vota. Infatti ribadisco: non si tratta di cose definitive ma di pensieri ad alta voce. La discussione, se volete, anche se mi rendo conto che nella vita ci sono cose decisamente più appassionanti, è aperta.

martedì 9 giugno 2009

Dieci domande

Gra-mel-li-ni.

Microbi e giganti

L'editoriale di Rossana Rossanda sul manifesto di oggi è assai lucido e meriterebbe di essere letto tutto. Ne cito un paio di brani tornando di fatto sul post di ieri, un po' perché mi aiuta a esplicitarlo e un po' per narcisismo provincialotto, ché non è da tutti i giorni vedere un monumento del giornalismo scrivere cose che tu, microbo, hai parzialmente anticipato senza sapere che avrebbero coinciso con le sue.

"E' certo che gli uomini di Fini non si sono dati troppo da fare per il Cavaliere: se lavorano, lavorano per il loro capo che si sta volenterosamente fabbricando un'immagine di destra presentabile. (...) A Pd, Rifondazione e Sinistra e libertà suggeriamo di mandare i loro dirigenti in congedo al più presto. E se in mezzo a loro ci sono - e sappiamo che ci sono - persone serie e ragionevoli, chiediamo al più presto che riflettano su come correggere i problemi che il 2009 sbandiera alle sinistre".



lunedì 8 giugno 2009

A spanne

Dai risultati delle Europee mi sembra si possano trarre un paio di conclusioni:
1) Leader cercasi. C'è una fascia di elettorato attorno al 43% abbondante (cresciuta di un po' rispetto a un anno fa) che si colloca al di qua di B. e che, al di là dei proclami dei leaderini delle liste che ha scelto, voterebbe per uno schieramento-alleanza-raggruppamento o chiamatelo-come-volete che si candidasse a governare seriamente, se solo si trovasse qualcuno in grado di metterlo insieme. Di Obama ce n'è uno, d'accordo, ma tenuto conto che l'ultimo che è riuscito in un'impresa del genere è stato Romano Prodi, che in quanto a carisma non è proprio un portento, ci sarebbero discrete possibilità di farcela. Avanti, c'è posto. Astenersi perditempo (tipo Rutelli), guastatori (tipo D'Alema e i suoi e Veltroni e i suoi). Necessario anche un minimo di aplomb: Di Pietro non si scaldi, non fa per lei.
2) In fuga da B. C'è un'Italia che al di qua di B. non voterà mai e che per questo ha scelto di nuovo B., nonostante ormai il ridicolo sia la cifra prevalente. Ma è in parte la stessa Italia che laddove ha trovato alternative dal suo punto di vista (vedi Udc, vedi Lega) si è allontanata da B., il cui partitone, che tremare il mondo fa(ceva), si è fermato a una percentuale inferiore alla somma di quelle raccolte da Fi ed An alle elezioni politiche del 2006, che non andarono proprio benissimo per B. e i suoi. Che B. abbia imboccato la fase discendente della parabola? Che il suo faccione e le sue mirabolanti avventure stiano diventando ingombranti per Fini e i suoi?

sabato 6 giugno 2009

A distanza

Ero preso da altre cose e arrivo in ritardo. Ma mi piace mettere a verbale che mentre Obama diceva queste cose al Cairo. Un omino, dalle nostre parti, diceva questo.

giovedì 4 giugno 2009

Voto inutile

Sono stato tentato dal non voto, lo ammetto. Alla fine invece alle urne ci andrò. E sarà un doppio voto inutile, o quasi. Ma dato di gusto. Per le Provinciali, vi rimando al post precedente. Alle comunali, anche se so che la maggior parte di voi sarà indifferente perché voterà (o non voterà) in altri centri, darò la preferenza più convinta che abbia mai espresso per lui, anche se la lista nella quale si presenta, a stento eleggerà consiglieri. Ci sono troppe letture, dischi, concerti, pranzi, cene, bottiglie, attitudini e perfino la scuola materna frequentata dai rispettivi figli in comune per definirlo un voto solo politico, me ne rendo conto. Ma proprio per questo sarà di gusto e per una volta non per il meno peggio. Alle Europee voterò invece per lui. Anche se il progetto politico che sta sostenendo con la sua faccia non credo abbia un futuro. Scriverò sulla scheda il suo nome anche se so che a Strasburgo non andrà mai almeno per due ordini di motivi: primo perché Sinistra e libertà non supererà la soglia di sbarramento, secondo perché anche se dovesse risultare eletto, ha già detto che rimarrà a fare il presidente della Puglia. Ma lo voterò, anche in questo caso, perché non sarà un voto dato al meno peggio ma a uno che sarebbe un buon leader, se solo avesse una formazione politica a sostenerlo. Sarà un doppio voto inutile ma fino a un certo punto. Perché nel caso delle Europee, anche se non servirà ad eleggere nessuno, assottiglierà comunque la percentuale di voto del partito di B., cosa che non avverrebbe se mi limitassi a disertare le urne. Ma soprattutto, sarà un voto dato di gusto.

Intanto

Poi, appena ho tempo, farò la dichiarazione di voto. Intanto abbraccio Gramellini.

mercoledì 3 giugno 2009

Di pancia/2

Con simpatia, ma i Radicali hanno veramente scassato. La prima cosa che vi viene in mente, ma l'hanno scassata.

Di pancia

Qui si tenta di mantenersi a un livello accettabile. Oggi, sarà che ho poco tempo, la tentazione è di scendere:
1) Uno che paga regolarmente le tasse e vede Apicella scendere da un aereo di Stato tende a incazzarsi.
2) Il problema non è tanto, o non solo, B. che ha l'idea delle donne che ha e non se ne vergogna neanche un po'; sono anche le tante donne che continuano a subirne il fascino, suo e dei tanti cafoni che popolano le nostre città, scuole, uffici, spiagge, bar e via discorrendo.

Rifugio

Snob, incapaci di comunicare e di comprendere l'essenza dei tempi, forse. Ma con ottimi rifugi in cui riparare.

martedì 2 giugno 2009

Gino e la sinistra

Oggi Massimo Gramellini scrive una cosa che in parte centra un problema (la sinistra che non trova più le parole per comunicare) e in parte deraglia nel più vieto dei luoghi comuni perché omette di dire che con i Gini d'Italia è assai difficile comunicare per una montagna di ragioni. Qui la sinistra è stata sbertucciata diverse volte. Una volta ci si è misurati anche con le difficoltà oggettive che la sinistra ha di fronte oggi: ne uscì un pippone. Onde evitare di farne un altro, rimando a Scorfano che ha commentato in maniera assai condivisibile il Gramellini di oggi.

lunedì 1 giugno 2009

L'affaire

Dice: ma che ne pensi dell'affaire Noemi-Berlusconi-Veronica-Repubblica? Per giorni e giorni il "boh" è stata la risposta prevalente. Boh perché io non sono di scuola così anglosassone e il diritto alla riservatezza penso che vada garantito a tutti. Anche al presidente, a meno che alla riservatezza non ci si appelli per coprire malefatte che hanno a che fare col ruolo pubblico che si svolge o patenti violazioni della legge. Per inciso, proprio perché non sono di scuola così anglosassone, penso che il diritto alla riservatezza vada garantito anche ai presidenti che mostrano debolezze, tipo Clinton per capirci. Boh perché l'istinto iniziale è stato, inutile negarlo, quello di godere nel vedere un avversario politico in difficoltà per questioni di letto. Poi però pensi che le questioni di letto hanno il respiro corto, che la politica è cosa di più lungo periodo, che come tangentopoli insegna, le scorciatoie illudono ma sono superficiali e niente affatto efficaci e soprattutto non suppliscono l'assenza di idee alternative. Boh perché uno che organizza feste con decine di vergini pronte ad offrirsi al drago (secondo quanto ha detto la signora Lario sberlusconizzata), va ben oltre le corna e suscita una forma di repulsione anche in chi santo non è. Ma questa è una posizione moralistica, mi sono detto, quindi non vale politicamente. Poi però, a forza di sbatterci la testa i boh si sono diradati ed ecco le conclusioni. Tu puoi fare ciò che vuoi nel tuo privato e andare con una diciassettenne anche se hai settant'anni suonati non equivale ad essere pedofilo. Non ti considero granché, certo, ma non è che la mia idea di te in materia sia grandemente cambiata in peggio da quando dicesti che sei dovuto ricorrere alle tue doti di playboy per persuadere la premier finlandese. Il tuo cattivo gusto, che è anche un'immagine che hai del mondo e dei rapporti tra generi, mi era ben noto. Ma queste sono cose mie. Quello che penso oggi è che Berlusconi sta malamente perdendo in casa. E che questo alle prossime elezioni non si noterà neanche, perché il Pdl di voti ne prenderà, e gli altri di voti ne prenderanno assai meno. Ma per uno che ha mandato nelle case degli italiani "Una storia italiana" (se doveste aver dimenticato guardate qui), l'affaire Noemi-Veronica-Repubblica rischia di costare l'osso del collo, politicamente parlando. Perché non è a me e a quelli come me che B. deve spiegare. Io avrei da chieder conto di decine di altre cose che il suo elettorato non vede neanche e che io reputo molto più gravi perché attengono alla sua funzione pubblica. E' alle comari che lo votano che B. deve spiegare. E' a quelle che "è tanto un bell'uomo e di successo" che deve motivare come la sua vita privata, una delle chiavi del suo successo (a)politico, forse la principale, lungi dall'essere la soap patinata che lui ha accreditato per anni, ha dei buchi neri. A me e a quelli come me del suo privato non frega nulla oggi come non fregava nulla ieri, quando nelle nostre case arrivava l'agiografia del cumenda. Io, con le mie venature tardo-comuniste, sono molto più liberale dei popolani della libertà che lo votano. E saranno loro, gli infatuati e le infatuate da una storia italiana, a voltare le spalle al settantenne che perde la maschera e carica sugli aerei decine di vergini pronte a offrirsi al drago. E non vi illudete, voi di sinistra, perché, come tangentopoli insegna, non sarà una vittoria vostra.