giovedì 25 febbraio 2010

Può succedere

Che nella fretta della mattina in mezzo al traffico freni in ritardo, tamponi e fai un piccolo danno all'auto che ti sta davanti. Niente di che. Fai un cenno di scusa, il tipo davanti prosegue, ti capisci al volo con lui: non è il caso di bloccare il traffico per una cosa del genere, ché la strada è stretta. Pochi metri più in là, accostate entrambi, scendete dai rispettivi mezzi, tu chiedi nuovamente scusa, lui allunga la mano, ve la stringete e sorridete l'uno all'altro e poi constatate insieme che alla tua macchina non è successo nulla mentre alla sua tu hai spaccato il paraurti posteriore.
Tu dici: - Non so, portala da qualcuno e ti pago il danno oppure faccio la denuncia all'assicurazione.
Lui risponde: - Ma guarda, la macchina è vecchia, devo anche cambiarla, vedo come si può rimediare in una maniera poco costosa.
Tu replichi: - Oh, grazie. Vabbè guarda, ti lascio il mio numero e fammi sapere.
Lui: - Ok ma oggi non credo di fare in tempo.
Tu: - Comunque qui mi trovi sempre.
Risali in macchina. Tua figlia che stai accompagnando all'asilo ti chiede: - Che è successo? Tu glielo spieghi e non glielo dici ma sei contento che abbia assistito a una scena del genere. Ché non è mica scritto da nessuna parte che ci si debba mordere a vicenda. Quello lo fanno i cani. Ma spiegarglielo a voce dice poco, farglielo vedere è un'altra cosa.

lunedì 22 febbraio 2010

Alti e bassi

Non credo alle semplificazioni, quindi non credo che nella popolarità di Sanremo ci sia solo un che di basso, per così dire. Però condivido quello che scrive stamattina Michele Serra su Repubblica (qui un estratto); cioè che Sanremo è una cosa fabbricata ad uso e consumo della fascia più bassa di pubblico, quella più indifesa perché meno conosce altri linguaggi che non siano quelli della tv e quindi pronta a cibarsi di questi perché portata a credere che siano gli unici possibili. E nel mio piccolo so che c'è stato almeno un televoto per la straordinariamente brutta canzone di Pupo, Emanuele Filiberto e il tenore, che è arrivato da una persona che la musica non sa dov'è di casa - nel senso che questa persona non compra dischi, non ascolta radio e se gli capita  di sentire qualcosa, sono le note che arrivano dai jingle pubblicitari e, una volta l'anno appunto, Sanremo -. Non si tratta di una persona ignorante, o di fascia bassa bassa: s'informa, legge, è attiva socialmente. Solo che la musica non sa dov'è di casa. Però ha televotato. E al di là dello spingermi a chiedere cosa può muovere una persona non avvezza né con la musica né con gli sms, a prendere in mano il telefonino per esprimere una preferenza su una canzone di rara bruttezza, mi sono fatto una ragione degli esiti del televoto. E non solo.Credo d'aver capito che ci sono differenze oggettive tra chi ha pratica con alcune cose e chi no. Non è vero che siamo tutti uguali: c'è chi ascolta musica, tanta, e chi non ne ascolta e pur non sapendone nulla, o molto meno di chi ne ascolta, concorre a definire i vincitori di quello che a torto viene indicato come il festival della canzone italiana. No, la canzone italiana e assai meglio di come la vorrebbero dipingere. E non perché sia granché (la canzone italiana, intendo), ma perché è proprio basso il livello delle canzoni del festival.

venerdì 19 febbraio 2010

Ci provo anch'io

L'ho ormai visto da diverso tempo ma come tutte le cose grandi, è difficile confrontarcisi. Però ho deciso di farlo aiutandomi e citando amarotico, perché sì, sono d'accordo, Avatar è "un'esperienza lisergica", che esci dal cinema e sei gonfio di tutto e ti rimbalza dentro tutto per ore, per una notte intera e la mattina dopo ti svegli di buon umore e dopo aver messo a fuoco il perché, dici ancora: che bello. E lo faccio citando anche Giovane cinefilo, perché Avatar è proprio "un film che stai a guardare dall'inizio alla fine con gli occhi e la bocca e il cuore spalancati, sognando di trasferirti tra le foreste di Pandora, sognando di volare, di volare a cavallo di draghi multicolore dannazione!, sognando di fonderti con la natura, con le maledette piante!, di sentire pulsare dentro il tuo corpo le voci dei tuoi antenati, dei tuoi simili, di tutti i popoli a venire". Ecco però, detto della maestà dell'opera, sarei ipocrita se non dicessi che i temi toccati non sono del tutto inediti. Archetipici, sostiene Giovane cinefilo. Forse sì. Però ecco, in questo senso non è che scopri la rivoluzione se per esempio hai amato Balla coi lupi. Eppure sei in grado di dire ancora, a distanza di giorni e giorni: che bello. E non vedi l'ora di rivederlo.

La terza cosa su Sanremo

Ho appena scoperto che non sapevo che nel 1987 a Sanremo era successo questo. E dire che, seppure li amo ancora, all'epoca gli Smiths li amavo con la foga dei vent'anni. Eppure li persi.

Un paio di cose su Sanremo

La prima: scoprirti - dopo la mezzanotte, quando sei davanti alla tv da mezz'ora scarsa e ascolti il quarto pezzo dei giovani - mentre dici a te stesso: "Strano, finora nessuna canzone da dire: che schifo proprio". La seconda: avvertire i brividi perché sì, la sigla finale del festival è proprio Hoppipolla dei Sigur Ros (anche se la cosa pare abbia dato luogo alle solite polemiche festivaliere).

mercoledì 17 febbraio 2010

Non solo plastica

Non condivido il giudizio sulla presunta bontà della notizia da cui prende le mosse (Sade prima nelle vendite su iTunes in Italia, Inghilterra e Stati uniti), perché non credo che sia solo dalle vendite che si possa giudicare la musica. Però è vero quello che sostiene Luca Sofri qui: eravamo giovani e forse (anzi, sicuramente) un po' fessi, negli anni Ottanta. Eppure ne siamo usciti vivi. Perché vivevamo dei vent'anni che avevamo. Forse come generazione ci stiamo ancora sotto e per dirla con Agnelli, vivi non ne siamo usciti. Ma individualmente siamo cresciuti bene; conosco diversi esemplari in grado di suffragare questa mia tesi. Personalmente non ascoltavo Gazebo e Howard Jones, e piuttosto che Style Council, Everything but the girl e Working Week, citerei Alarm, Cult e Big Country tra i preferiti. Ma questi sono dettagli, perché il succo è che "gli anni Ottanta sono stati meravigliosi, per noi. Ci siamo divertiti. Siamo cresciuti. Abbiamo imparato un sacco di cose. E sentivamo pacchi di musica", anche se intorno tutto cominciava a diventare di plastica.

martedì 9 febbraio 2010

Tre euro

"Mio padre si è ucciso con un colpo di pistola: quel giorno sono nate la mia depressione e la mia follia". Camicia a papillon Just Cavalli, anello Delfina Delettrez.
PS: questo post mi è costato 3 euro, vale a dire il costo del giornale nel quale è contenuta l'intervista-scandalo che ha comportato l'esclusione di Morgan dal festival di Sanremo. Lo stavo sbirciando mentre facevo la fila alle casse del supermercato senza la minima intenzione di acquistarlo. Quella che avete appena letto è una delle didascalie di una delle foto che accompagna l'intervista. Quando l'ho letta, ho dovuto comprare il giornale per riportarla fedelmente qui, non avevo carta e penna.

mercoledì 3 febbraio 2010

D'istinto

Oltre che perché penso sia un ottimo musicista, a vedere le persone che sono insorte contro Morgan per la questione dell'uso di droga mi viene istintivamente da stare dalla sua parte.