mercoledì 9 marzo 2011

Anonimi

Una delle conseguenze dell'ascolto di musica digitale su supporti sempre più trasportabili, maneggevoli e piccoli e che consentono una fruizione comoda ma forse eccessivamente "fast" dei brani in playlist personalizzate, è che i pezzi, oltre ad essere decontestualizzati rispetto alle intenzioni degli autori, vengono resi anonimi. Cioè: Pride degli U2, pubblicata nell'84, è semplicemente Pride, non è "la seconda di Unforgettable fire". Si dirà: ma quello è stato un hit mondiale. Ok, sarò stato, all'epoca, un fan dissennato ma per me, rimanendo a quell'Lp, Bad è Bad, non "la settima ecc...", "4th of July" ha un nome, non è "la sesta ecc...". Pensate a un disco bello che avete ascoltato tanto. I titoli dei pezzi ve li ricordate come se li aveste ascoltati ieri. Anzi, magari non vi ricorderete della posizione. Per esempio, se vi dicessi che "la prima di Sticky Fingers spacca", esitereste un momento, ma se vi dico che Brown sugar degli Stones è uno dei migliori pezzi rock mai scritti, capite subito di cosa si sta parlando. Oggi invece no. Sarà la vecchiaia incipiente ma io di due album recentemente pubblicati che giudico vicini al capolavoro, "In Rainbow" dei Radiohead e Grinderman 2, così, su due piedi, non ricordo un titolo. Saprei solo dirvi che le prime quattro di "In Rainbow" sono da cineteca (sì, da cineteca, perché fanno viaggiare come se si fosse al cinema), e che la medesima sequenza di Grinderman 2, ad ascoltarla, ti viene voglia di aprire la finestra e urlare al mondo che in quel momento forse potresti anche riconciliarti con lui. Ma i titoli no. Non riesco a ficcarmeli in testa. Questione di digitale o di rincoglionimento? Non lo so, fate voi. Più la prima, però, secondo me. Con un pizzico di seconda.

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