martedì 30 aprile 2013

I partiti alla prova della fiducia


Dopo una serrata discussione le anime del Pd hanno ritrovato l'unità sulla fiducia a Letta, ma il partito è stato sull'orlo della scissione durante l'ultima direzione. La bagarre si è scatenata quando i dalemiani hanno presentato una mozione con cui chiedevano di abbassare le tapparelle perché in sala entrava troppa luce. «Così non riesco a concentrarmi», ha motivato Anna Finocchiaro in sede di dichiarazione di voto con gli occhi coperti da un paio di Ray-Ban a goccia. «Il nostro dibattito dev'essere alla luce del sole - è stata la risposta piccata del renziano Gentiloni che in gesto di sfida si è sfilato i suoi di occhiali, che però sono da vista - se volete continuare a tramare nell'ombra fondate un vostro partito, per la sede vi lasciamo gli scantinati, tanto lì non ci sono finestre, ma vi assumerete voi la responsabilità della scissione». La mediazione è stata raggiunta su un testo della fassiniana Marina Sereni: «Tapparelle a metà», è stato il compromesso votato all'unanimità mentre Gentiloni veniva portato via in ambulanza dopo aver centrato con la fronte, non avendolo visto, uno degli stipiti dell'uscita di sicurezza.
L'altro nodo è stato quello relativo al segretario del Pdl. «Certo che Alfano nello stesso governo accanto alla Bonino non si può proprio guardare eh...», ha commentato il veltroniano Walter Verini. «No, non ci sto – ha replicato il giovane turco Orfini – basta con questi scivolamenti a destra, Alfano non si può guardare proprio, neanche quando sta da solo». E su questo il partito si è ricompattato, anche se Verini si è astenuto al momento del voto.
Nelle stesse ore anche a palazzo Grazioli si vivevano attimi di tensione sciolti solo con l'intervento di Berlusconi. «E vai, farò il ministro un'altra volta», commentava un incontenibile Alfano sfregandosi le mani. «Ora sentirai quante gliene dico a quei quattro comunisti che staranno con me al governo». Dapprima è stato Verdini a smorzare l'entusiasmo: «Sei proprio un bischero eh, non hai capito niente anche stavolta». Poi c'ha pensato Berlusconi: «Angelino, ci siamo messi d'accordo capito? Niente più processi per me, niente più comunisti in giro, ok? E poi l'hai visto Letta? A parte il fatto che io ho più capelli e lui scopa di meno, siamo abbastanza simili no?».
A Genova invece Casaleggio ha bloccato Grillo quando, alla notizia dell'accordo raggiunto tra Pd e Pdl, il comico stava stappando una bottiglia di champagne fatto arrivare appositamente dalla Francia. «Beppe, missione compiuta, è vero. Ma prima di brindare faccio scrivere sul blog un bel post contro l'inciucio, almeno i militanti sono contenti e Crimi e Lombardi lo leggono ed evitano di telefonare per sapere cosa devono dire ai giornalisti».
Resta a guardare la Lega. «Collaboreremo solo se saranno accettate le nostre richieste», ha detto Maroni. Le richieste? Eccole: estromissione immediata dal governo e lapidazione nella pubblica piazza dell'attuale ministro per l'integrazione, l'italo-congolese Cecile Kyenge; uscita dall'euro e ritorno alla svanzica, la moneta utilizzata nel Lombardo-Veneto; via libera del ministero della Salute a un ciclo di trattamenti sanitari obbligatori per Umberto Bossi e i suoi famigliari.

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