martedì 11 giugno 2013

Pd, una vittoria pericolosa

C'è qualcosa che non torna nel risultato elettorale delle amministrative. C'è una sproporzione tra l'apparenza delle dimensioni con cui si palesa la vittoria del centrosinistra e la reale portata del successo. E, propaganda a parte, il Pd e i suoi alleati sbaglierebbero di grosso a ignorare la sostanza delle cose.

Il centrosinistra può gioire solo di una cosa: nonostante i surreali rovesci degli ultimi mesi, riesce ancora ad essere potabile per il suo elettorato, la cui buona parte non l'ha abbandonato mostrando di nutrire una fiducia insperata. Non è poco. Ma è lungi dal rappresentare una vittoria. Più della metà dei voti è rimasta congelata nell'astensionismo. Questo non significa solo che il centrosinistra non è maggioranza nel paese. Ma  che può tornare ad essere minoranza qualora cambino alcune delle labili condizioni che hanno determinato l'esito di questa tornata: su tutte la ridiscesa in campo di Berlusconi, assente dall'ultima contesa; un personaggio che non è un leader ma che è tout court il suo partito (formazione virtuale che ha evidentemente da affrontare problemi ben più gravi del Pd).

Per questo il "cappotto" delle amministrative potrebbe nel medio periodo sortire effetti più negativi che positivi per il centrosinistra. Perché potrebbe costituire l'alibi per evitare di affrontare i nodi che hanno portato quella coalizione e soprattutto il suo principale partito a non riuscire, di fatto, mai a governare l'Italia durante la seconda repubblica, a meno che non si consideri governo il valzer dei presidenti del consiglio dopo la caduta di Prodi nel 1998 e il coitus interruptus del 2006. Nodi che stanno nell'identità del Pds, dei Ds e, infine del Pd. Una parte politica che già nei continui cambiamenti di nome mostra come gli sia difficile, se non impossibile, definire i propri contorni. Tanto da riuscire ad apparire conservatrice laddove dovrebbe rappresentare i cittadini che guardano avanti, che non si accontentano dell'esistente e vogliono cambiarlo.

Tanto da riuscire a far diventare pericolosa anche una vittoria, se non compresa.




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