sabato 24 agosto 2013

Miracolo! Berlusconi è stato nell'aldilà

Il silenzio di Silvio Berlusconi nei giorni successivi alla sentenza della Cassazione non è stato frutto del caso. Berlusconi era morto. Un attacco apoplettico l'ha colpito quando dalla finestra della sua camera ha visto tutto lo stato maggiore del suo partito che veniva a visitarlo subito dopo il pronunciamento dei giudici. «Cicchitto, Fitto, oddio c'è pure la Polverini; tutti insieme no, non li reggo, stavolta non ce la facc...», queste le ultime parole che sono state sentite pronunciare all'anziano leader. I maggiorenti del Pdl hanno deciso di non rendere subito pubblica la notizia per non gettare l'elettorato nello sconforto. E la mossa si è rivelata quanto mai azzeccata, visto che dopo tre giorni Berlusconi si è nuovamente palesato facendo gridare al miracolo. Questo è quello che è successo in quei tre giorni nell'aldilà.

Primo giorno. Berlusconi sulla riva del fiume Acheronte attacca bottone con Caronte e tenta di corromperlo: «Ha detto che se lo avessi lasciato libero di risalire mi avrebbe spedito un motore nuovo di zecca per la mia zattera in modo che io non sarei più stato costretto a faticare remando tutto il giorno», è stata la denuncia del traghettatore. Solo quando si sono avvicinati due membri degli Hell's Angels morti durante una rissa negli anni Settanta e di cui Caronte si serve tuttora per far muovere i più restii a salire in barca, il leader del Pdl si è convinto. Una volta giunto sull'altra sponda, a Berlusconi che si lamentava per il gran caldo si è rivolta una voce che è rimbombata in tutti i gironi dell'Inferno: «Taci peccatore, e stai a sentire piuttosto: tu sei uno dei pochi a poter scegliere la sua destinazione. Noi qui abbiamo l'imbarazzo della scelta, quindi dicci tu se preferisci andare nel cerchio dei lussuriosi o in quello dei frodatori». Lui, Silvio, non ci ha pensato più di un attimo: «Lussuriosi, almeno lì forse si tromba». Appena giunto però, è dovuto ricorrere alle cure dei medici essendo stato colpito al volto da una badilata sferrata da Marco Antonio, che l'aveva visto fare la manomorta con Cleopatra.

Secondo giorno. Il leader del Pdl capisce che non c'è tempo da perdere e si mette subito in azione. Contatta Pol Pot, Stalin, Nerone, Hitler, Mussolini e Pinochet per mettere a punto una strategia di difesa. «Quello che ci accomuna è che siamo tutti vittime di malintesi e ingiustizie - è l'arringa di Berlusconi -, occorre chiedere udienza a Dio e convincerlo che si è fatto fuorviare da chi ci ha giudicato in terra con acrimonia e pregiudizio». Poi si rivolge ai suoi interlocutori uno ad uno: «Tu, Adolf, incompreso amante della purezza; tu, Augusto, impagabile uomo d'ordine; tu Pol Pot, condottiero instancabile; tu Josiph, che non ti sarò mai abbastanza grato per avermi offerto tanti spunti polemici contro i miei avversari; tu, Nerone, imperatore sopraffino cultore della musica e infine tu, Benito, che non credo ci possano essere altri in grado di capirti quanto me. Noi insieme siamo una forza». Ma è stato in quel momento che la voce che l'aveva rimproverato il giorno prima è tornata a tuonare: «Taci peccatore, e sappi che costoro non possono sentirti. Qui all'Inferno non è come da voi: abbiamo brevettato un sistema che riconosce le cazzate un attimo prima che vengano pronunciate e non consente che arrivino ai padiglioni auricolari di alcuno. È da ieri che sono solo io a sorbirmi le enormità che spari».

Terzo giorno. Berlusconi, attraverso Lucifero, minaccia Dio di farlo contattare da una delegazione composta da Cesare Previti, Marcello Dell'Utri e dallo stalliere di Arcore, Vittorio Mangano, se non gli verrà concessa la possibilità di diramare un messaggio a reti unificate visibile e ascoltabile da tutto l'aldilà. Il Padre eterno, impaurito per la prima volta da sempre, cede. Nel messaggio Berlusconi attacca a testa bassa e invita Inferno, Purgatorio e «anche coloro che in Paradiso non si sentono adeguatamente valorizzati» a ribellarsi contro il Regno di uno che «nonostante faccia di tutto per mostrarsi infinitamente buono è in odore di comunismo. È noto a tutti che il figlio di costui scacciò i mercanti dal tempio. Cosa fu quella mossa se non un chiaro attentato al libero mercato, ben prima che Marx scrivesse il Manifesto? E da chi Gesù ricevette insegnamenti se non da quello che è unanimemente riconosciuto suo padre». È a quel punto che Dio convoca san Pietro e lo costringe a scendere all'Inferno per consegnare la chiave della porta d'uscita a Berlusconi: «Mandalo via e regalagli l'immortalità. Uno così io non lo voglio più vedere. Per farci perdonare, a quelli che di là saranno costretti a sopportarlo faremo uno sconto di pena quando arriveranno qui».

venerdì 16 agosto 2013

Il programma invincibile di B.

Il timore di Berlusconi è che, non potendosi lui candidare direttamente dopo la condanna, il Pdl possa perdere appeal nei confronti di parte degli italiani. Per questo il leader ha in serbo dieci provvedimenti che i suoi ministri a Palazzo Chigi tenteranno di inserire nell'agenda del governo. Eccoli:

1) Sgravi fiscali per coloro che dimostreranno di avere votato Pdl pur trovandosi nelle circoscrizioni elettorali in cui saranno candidati Capezzone e Brunetta. Agli sgravi verrà aggiunta una serie gratuita di sedute dallo psichiatra al fine di consentire il recupero dell'autostima perduta per coloro che avranno votato Pdl nella circoscrizione di Sandro Bondi.

2) Innalzamento dei limiti di velocità e possibilità di parcheggiare in doppia fila e di entrare nelle zone pedonali dei centri storici per tutti gli automobilisti che conservino nella memoria del proprio telefono cellulare la foto che li ritrae all'interno della cabina con la scheda elettorale e la croce sul simbolo del Pdl.

3) Sanatoria per i proprietari di case abusive che riescano a trascorrere un pomeriggio con Alessandro Sallusti riuscendo a non insultarlo. In questo caso, vista la gravosità del compito, si è esonerati dal produrre la prova di aver votato Pdl; lo si dà per scontato.

4) Uno smartphone di ultima generazione in regalo a chi dimostri di possedere un biglietto d'ingresso e lo scontrino di una consumazione al Billionaire. Anche in questo caso non è necessario dimostrare di aver votato Pdl perché se hai fatto una cosa del genere puoi aver votato qualsiasi altro partito, ma in fondo in fondo sei del Pdl.

5) Una vacanza gratis a bordo di uno yacht gentilmente messo a disposizione da Pierluigi Daccò a tutti coloro che riescano a dimostrare di aver sostenuto le candidature alle regionali di Formigoni o Storace. Perché dopo aver fatto una cosa del genere non puoi che aver votato Pdl alle Politiche.

6) Esonero dal pagamento delle bollette di luce e gas per un anno a chi dimostra di avere una registrazione audio o video di se stesso mentre pronuncia almeno una delle seguenti frasi: «Non lo lasciano governare». «Se ha fatto tanto bene per sé farà bene anche all'Italia». «Lo voto perché almeno lui non ha bisogno di rubare». «Beh perché? Ruby non poteva essere la nipote di Mubarak?».

7) Un buono sconto di mille euro da spendere in prodotti alimentari a chi invierà a Villa San Martino - Arcore, il video che lo immortala mentre canta dall'inizio alla fine "Meno male che Silvio c'è". Anche in questo caso non è necessario dimostrare di aver votato Pdl perché se fai una cosa del genere o ci credi veramente oppure di quei soldi hai un bisogno disperato e allora te li meriti comunque.

8) Abbattimento del 20 per cento della rata del mutuo a chi porta almeno cinque testimoni che riferiscano di averlo sentito definire Prodi un comunista.

9) Esonero dal pagamento delle rette dell'asilo nido, dei libri scolastici e della tassa di iscrizione all'Università dei propri figli per chi dimostri di essere in possesso di almeno un cd di Apicella (anche in questo caso la prova è così ardua che si dà per scontata l'adesione al Pdl).

Il decimo provvedimento non riguarda i potenziali elettori del Pdl, ma Berlusconi stesso. Ed è quello a cui il leader tiene di più, tanto di averne già parlato direttamente con Enrico Letta all'indomani della condanna. Si tratta della possibilità di nominare Daniela Santanchè ambasciatore dell'Italia all'Onu. «Da quando mi hanno condannato - ha confidato l'ex premier all'attuale presidente del Consiglio - o è al mio fianco o la vedo ogni volta che accendo la tv, è diventata una pena accessoria. Ti prego, aiutami a togliermela dalle palle».

giovedì 1 agosto 2013

Condannato o assolto, Berlusconi rimarrà Berlusconi

Sbaglierò. Ma penso che la sentenza della Cassazione su Berlusconi che arriverà a ore, a prescindere dal senso in cui andrà, non cambierà nulla. O quasi. Nel senso che qualunque sarà il pronunciamento dei giudici gli italiani continueranno a dividersi tra quelli che "meno male che Silvio c'è" e gli altri, che lo considerano il peggio che c'è. Si tratterà insomma di una sentenza che resterà confinata in un'aula di giustizia; che nel corpo vivo del paese non determinerà cambiamenti di posizione.

Certo, ci potrebbero essere contraccolpi sul piano politico al momento difficili da prevedere. Ma sul piano del sentire comune, quindi della storia per come si va dipanando sotto i nostri occhi, tutto resterà come prima. Berlusconi, interdetto o no, rimarrà l'unico leader in grado di unire chi si oppone alla sinistra (dai secessionisti ai corporativi, dai pasdaran liberisti ai cattolici neotradizionalisti, come è successo da quando è entrato in politica) zittendo gli oppositori interni a colpi di potere carismatico ed economico. E ciò principalmente per due motivi. Il primo è che la destra di altri leader non ne ha. Una povertà che quella parte politica è riuscita a far diventare ricchezza, rendendola cemento per tenere insieme cose diversissime. Il secondo, anche più consistente, è che Berlusconi è riuscito a fare di sé un totem. E il totem non si discute: o lo si venera o lo si combatte. Lasciando così nessuno spazio alla discussione.

Se si potesse discutere liberamente, e guardare indietro, si vedrebbe che non c'è stata la rivoluzione liberale propagandata dalla Forza Italia delle origini, e neanche una più modesta riforma fiscale. Si vedrebbe che in questi venti anni segnati dal berlusconismo non c'è stato cenno di riforma istituzionale e neanche un cambiamento del mercato del lavoro; né passi in avanti nel campo dei diritti civili. Non c'è stato insomma angolo della vita collettiva modificato sostanzialmente dalla "discesa in campo" di Berlusconi. Semmai un continuo rincorrersi di battaglie da cortile sugli affari e sui diritti e sui guai giudiziari di Silvio. Altro che Thatcher.

È questa mancanza di prospettiva, che ci schiaccia e ci divide in tifoserie opposte, a rendere di fatto immodificabile la situazione. Perché Silvio è un totem: o lo si ama o lo si detesta. Tertium non datur. Anche se proprio per quel "tertium" della messa in discussione, della problematizzazione, passerebbe un pezzo della crescita di un paese che continua ad azzannarsi sull'inutile e sul fatuo. E a discutere e a sperare e a temere, a seconda della curva in cui si è posizionati, sentenze purtroppo inutili.