giovedì 1 agosto 2013

Condannato o assolto, Berlusconi rimarrà Berlusconi

Sbaglierò. Ma penso che la sentenza della Cassazione su Berlusconi che arriverà a ore, a prescindere dal senso in cui andrà, non cambierà nulla. O quasi. Nel senso che qualunque sarà il pronunciamento dei giudici gli italiani continueranno a dividersi tra quelli che "meno male che Silvio c'è" e gli altri, che lo considerano il peggio che c'è. Si tratterà insomma di una sentenza che resterà confinata in un'aula di giustizia; che nel corpo vivo del paese non determinerà cambiamenti di posizione.

Certo, ci potrebbero essere contraccolpi sul piano politico al momento difficili da prevedere. Ma sul piano del sentire comune, quindi della storia per come si va dipanando sotto i nostri occhi, tutto resterà come prima. Berlusconi, interdetto o no, rimarrà l'unico leader in grado di unire chi si oppone alla sinistra (dai secessionisti ai corporativi, dai pasdaran liberisti ai cattolici neotradizionalisti, come è successo da quando è entrato in politica) zittendo gli oppositori interni a colpi di potere carismatico ed economico. E ciò principalmente per due motivi. Il primo è che la destra di altri leader non ne ha. Una povertà che quella parte politica è riuscita a far diventare ricchezza, rendendola cemento per tenere insieme cose diversissime. Il secondo, anche più consistente, è che Berlusconi è riuscito a fare di sé un totem. E il totem non si discute: o lo si venera o lo si combatte. Lasciando così nessuno spazio alla discussione.

Se si potesse discutere liberamente, e guardare indietro, si vedrebbe che non c'è stata la rivoluzione liberale propagandata dalla Forza Italia delle origini, e neanche una più modesta riforma fiscale. Si vedrebbe che in questi venti anni segnati dal berlusconismo non c'è stato cenno di riforma istituzionale e neanche un cambiamento del mercato del lavoro; né passi in avanti nel campo dei diritti civili. Non c'è stato insomma angolo della vita collettiva modificato sostanzialmente dalla "discesa in campo" di Berlusconi. Semmai un continuo rincorrersi di battaglie da cortile sugli affari e sui diritti e sui guai giudiziari di Silvio. Altro che Thatcher.

È questa mancanza di prospettiva, che ci schiaccia e ci divide in tifoserie opposte, a rendere di fatto immodificabile la situazione. Perché Silvio è un totem: o lo si ama o lo si detesta. Tertium non datur. Anche se proprio per quel "tertium" della messa in discussione, della problematizzazione, passerebbe un pezzo della crescita di un paese che continua ad azzannarsi sull'inutile e sul fatuo. E a discutere e a sperare e a temere, a seconda della curva in cui si è posizionati, sentenze purtroppo inutili.

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