martedì 5 novembre 2013

Le risposte (im)possibili della Cancellieri

Nessuno ha fatto al ministro Cancellieri la seguente domanda: «Quanto da lei compiuto per Giulia Ligresti, che rischiava di morire in carcere, è encomiabile; ma quest'anno sono già deceduti 135 detenuti, come mai lei non ha fatto telefonate per nessuno di loro?». Eppure quella è la domanda più temuta dall'entourage della ministra e dalla Cancellieri stessa. Tanto che al ministero della Giustizia hanno lavorato per giorni alle risposte da dare nel caso venga posta. Questo l'elenco delle dieci giustificazioni possibili consegnato alla Cancellieri perché ne faccia buon uso.

1) Se avessi fatto una telefonata per ognuno dei detenuti morti in carcere quest'anno, per il rimborso della mia bolletta telefonica - cui ho diritto come tutti i ministri - sarebbe stato necessario ritoccare la legge di stabilità. Siamo in tempi di spending review e noi esponenti del governo siamo tenuti alla sobrietà e a limitare al minimo le chiamate in uscita. Il mio è un esempio di virtù repubblicana.

2) Molti dei detenuti morti in carcere erano stranieri. Vi pare sensato che un ministro si metta al telefono chiedendo trattamenti di riguardo per persone di cui non conosce bene neanche le generalità, rischiando di storpiarne il cognome ed esponendosi così al rischio di una figuraccia internazionale? Col mio atteggiamento ho tenuto alto il nome dell'Italia.

3) Alcuni dei deceduti erano tossicodipendenti. I servizi mi hanno informato che se avessi mostrato un interessamento a quei casi c'era il rischio concreto che Giovanardi arrivasse in parlamento con la corazza da crociato e l'alabarda che tiene custodite nella sua casa di Modena per presentare una mozione con cui sfidare a duello Letta, che non sa tirare di scherma. Sarebbe stata compromessa la stabilità del governo.

4) Avrei voluto interessarmi a quei poveri cristi che muoiono quotidianamente in carcere, ma non ho fatto in tempo essendo impegnata tutto il giorno al telefono con Mario Monti che mi chiama in continuazione per parlar male di Casini.

5) Giulia Ligresti rischiava di morire perché soffriva di anoressia, molti dei detenuti nelle carceri italiane invece, sono già abituati anche da liberi a non mangiare per giorni. I casi non sono assolutamente paragonabili.

6) L'estate scorsa in effetti ho provato spesso a chiamare diversi direttori di carceri italiane ma ho trovato sempre la linea occupata. Poi ho scoperto che era Berlusconi che si stava informando sulla possibilità di portare donne in cella nel caso venisse condannato. 

7) Interessandomi alla scarcerazione di Giulia Ligresti ho voluto tentare di dare il mio contributo al problema del sovraffollamento degli istituti di pena.

8) Avete ragione. Quello delle condizioni di vita nelle carceri italiane è un problema che non può essere sottovalutato. D'ora in poi farò il possibile affinché persone detenute e già in equilibrio precario non vengano sottoposte alla pena aggiuntiva, che so?, di trovarsi in cella con gente tipo Fabrizio Corona.

9) Lo ammetto, ho aiutato Giulia Ligresti per amicizia. Non ho retto quando i suoi familiari mi hanno confidato che erano pronti a tutto. Anche a fare un appello attraverso un'apparizione a uno dei programmi di Barbara D'Urso. Per questo credo di meritare almeno le attenuanti generiche.

10) Forse avete ragione voi. A vedere che mi dà contro mezza Italia e che tra coloro che solidarizzano con me c'è Brunetta, mi sorge il dubbio di aver fatto una gran cazzata.

1 commento:

Anonimo ha detto...

lo stato delle nostre carceri dobbiamo rispondere le condizioni in cui versano l'europa il 14 maggio 2014 ci condanna, per come sono strutturate per essere console alla dignita' umana, pensa che il sig, corona dovrebbe usufruire delle misure alternative alla detenzione passato un anno dalla detenzione, con ai domiciliari per stare con i sui famigliari e vedere suo figlio,