giovedì 30 maggio 2013

La pozione magica di Alemanno

I risultati del primo turno delle elezioni amministrative hanno posto i partiti davanti a scenari inaspettati. Ecco come le principali forze politiche si stanno attrezzando in vista del secondo turno.

Pd. Il segretario Epifani ha commentato risolutamente: «Se ci troviamo in vantaggio in tutti i comuni più importanti non è colpa mia. Ho preso il partito in mano da così poco tempo che non si può ricondurre alla mia persona la responsabilità di aver invertito una rotta che ora rischia di disorientare l'elettorato abituato a vederci partire vincitori e tornare sconfitti». Anche l'ex numero uno Bersani non ne vuol sapere: «Che c'entro io? Prendete Marino a Roma, quando ero segretario non l'ho neanche appoggiato alle primarie». Intanto il partito cerca l'unità sulla riforma della legge elettorale. I lettiani propongono un doppio binario: maggioritario nel caso in cui le elezioni cadano in un giorno pari; proporzionale con soglia di sbarramento se si dovesse votare in un giorno dispari. «Alla fine però - fa sapere Boccia - per noi va bene quello che decide il Pdl». Renzi mostra scetticismo: «Maggioritario e proporzionale sono categorie vecchie. Io propongo che si possa candidare al governo del Paese solo chi ha dei tatuaggi da mostrare. Che siano poi gli elettori a scegliere il tatuaggio migliore. È ora che le istanze dei giovani entrino nei palazzi della politica».

Pdl. La mancanza di Berlusconi in campagna elettorale ha influenzato negativamente il risultato. Il problema è che il leader può contare ormai su un'autonomia limitata. «Dopo i primi dieci minuti di comizio cade in catalessi e le uniche parole che riesce a pronunciare in quello stato sono: "Portatemi una gnocca" - si è sfogato uno dei suoi più stretti collaboratori - L'altro giorno ha tentato l'approccio con un cardinale perché aveva scambiato la tunica rossa per una gonna. Ormai siamo costretti a centellinare le sue apparizioni in pubblico». Si è tentato di sostituirlo con Alfano, che si è sottoposto a un trapianto di capelli e a una intensa cura ormonale a base di testosterone, ma l'altezza lo tradisce.
Così i vertici del Pdl si sono rivolti ai creatori del Gabibbo, che stanno tentando di realizzare un Berlusconi di stoffa a grandezza naturale. Al suo interno si muoverà un mimo, e per le apparizioni in pubblico si ricorrerà alla voce di un imitatore. Il problema sono i testi: «Lui se li è sempre scritti da solo, e come facevi a dirgli di no? Neanche l'autore più fecondo sarebbe riuscito a trasformare Biagi e Montanelli in pericolosi sovversivi», dicono dal Pdl. Nel frattempo Alemanno non perde le speranze di rimonta a Roma e ha pronta una mossa a sorpresa, gliel'ha suggerita Donna Assunta Almirante. Si tratta di una pozione composta dai seguenti ingredienti: un ciuffo di capelli tagliato al duce in tenera età e custodito da decenni in una teca sotto vuoto; gocce di sudore ottenute strizzando l'asciugamani che Italo Balbo utilizzò durante il suo ultimo volo in aereo; un decilitro di sangue aspirato a una giumenta incinta lo scorso 28 ottobre, nel novantesimo anniversario della Marcia su Roma. Alemanno dovrà bere il liquido allo scoccare della mezzanotte di sabato, seduto sulla tomba di Mussolini, dopo aver lanciato tre freccette contro una foto di Ignazio Marino e aver gridato: «Vinceremo».

Cinque stelle. Non avendo ballottaggi da affrontare, il M5S approfitterà dei prossimi giorni per un corso di aggiornamento dedicato ai parlamentari. Queste le materie oggetto di studio: 1) Tecnica dell'insulto gratuito (con i seguenti approfondimenti tematici: via web, via posta elettronica, mediante social network); 2) Management della negazione dell'evidenza (con particolare riferimento ai risultati elettorali); 3) Simulazione della creazione di un nemico immaginario. Un gruppo più ristretto di partecipanti, composto dai deputati e senatori che nelle ultime settimane hanno mostrato posizioni critiche nei confronti di Grillo e Casaleggio, sarà invece sottoposto a una full immersion di "Teoria e prassi del culto della personalità: da Stalin a Berlusconi".
Questi ultimi, alla fine del corso, dovranno superare un test psico-attitudinale per dimostrare il livello di conoscenze acquisite. Chi non raggiungerà il punteggio minimo trascorrerà il mese successivo in un agriturismo di proprietà della Casaleggio Associati dove potrà, a scelta: 1) Cibarsi esclusivamente di patate, le cui bucce verranno utilizzate per alimentare la centrale a biomasse che produce energia per le stalle dell'agriturismo; 2) Nutrirsi solo delle bacche di cui abbonda il bosco confinante allo scopo di produrre letame da utilizzare come concime per le coltivazioni biologiche dell'azienda; 3) Denudarsi e cospargersi la pelle di un unguento riflettente al fine di aumentare la quantità di luce con cui vengono irrorati i pannelli fotovoltaici della struttura.

venerdì 24 maggio 2013

Il mondo accademico si schiera con Berlusconi

Anche il mondo accademico internazionale si schiera con Berlusconi. Un gruppo di ricercatori dell'Istituto di studi politici di Parigi ha pubblicato una accurata analisi in cui si ripercorre la parabola pubblica dell'ex presidente del Consiglio e si arriva alla seguente conclusione: «È fuori di dubbio che occorre un talento straordinario per rimanere al centro della scena e continuare ad attrarre consensi per tanti anni nonostante ci si sia circondati di volta in volta di persone come Previti, Dell'Utri, Lavitola, Tarantino, Fede e Lele Mora. Una compagnia di giro che richiama il valore archetipico di figure come Hannibal Lecter, Frankenstein, la strega di Biancaneve o Gargamella, il cattivo dei Puffi. Diventare un politico di successo con quella gente intorno è un'impresa fuori dal comune, come diventare ricchi vendendo costumi da bagno agli eschimesi».

Gli interrogativi sono così pesanti da mettere in crisi anche le certezze di studiosi che non si occupano strettamente di politica. Al Massachussetts Institute of technology ad esempio, il fisico John Newton, pronipote del celebre Isaac, è incappato in una pesante crisi di nervi al termine della lettura di un articolo riepilogativo della storia dell'Italia degli ultimi vent'anni. «Se è successo questo può succedere di tutto, anche che la legge di gravità formulata da mio zio sia una bufala. Chi ci dice che il nostro camminare a terra non sia frutto di un'illusione ottica?», ha urlato Newton in laboratorio mentre tre infermieri lo invitavano a indossare la camicia di forza.

Forte di queste evidenze, Berlusconi ha riunito i suoi. Per prima cosa ha chiesto agli avvocati Longo e Ghedini se dietro la parola "archetipico" non si configurasse una nuova ipotesi di reato a suo carico. Poi ha intimato a Capezzone, che si era fatto male mentre entrava in stanza, di smetterla con le polemiche: «Calmo Daniele, non puoi dare dell'illiberale a uno sgabello solo perché ci hai inciampato non vedendolo». Infine ha bloccato l'uscita di un editoriale di Giuliano Ferrara in cui il direttore del Foglio, spiegando a modo suo lo studio dei ricercatori francesi, attaccava così gli avversari: «I parrucconi della sinistra dovrebbero rispondere alla seguente domanda: quanti uomini di 77 anni, banali come una giornata piovosa di novembre, con una lastra di bitume al posto dei capelli, un giro vita degno di un lottatore di sumo e gli occhi diventati come quelli di Michael Jackson dopo l'undicesimo intervento di chirurgia plastica; ecco, quanti uomini con queste caratteristiche sono in grado di far credere a milioni di italiani di avere decine di amiche ventenni disposte a passare una serata con loro? Un uomo così straordinario merita il plauso della storia, perché Berlusconi, signori miei, la scrive tutti i giorni la storia. E se non gli piace, la fa riscrivere».

Il blocco dell'editoriale mentre il giornale stava andando in stampa ha creato qualche problema a Ferrara, che in extremis si è ricordato di avere conservato un pezzo che poteva degnamente prendere il posto del suo. È stato così che il Foglio ha pubblicato un brillantissimo articolo di Pietrangelo Buttafuoco dal titolo: "Il senso di Goebbels per le alici marinate".

Stemperati gli animi dei falchi, tramortito Brunetta con tre canne e messa sotto ipnosi la Santanchè, Berlusconi si è potuto presentare all'incontro con Enrico Letta libero di trattare: «Voi di sinistra siete uomini di cultura, certe cose le capite - ha detto l'ex premier - qui siamo in presenza di uno studio prestigioso che tesse le mie lodi. Per questo credo di meritare pienamente il seggio di senatore a vita. E dato che ci siamo, mettiamo anche mano al codice penale: o mi garantite la messa fuori legge della prostata, della caduta dei capelli e delle donne che non hanno almeno una quarta di reggiseno, o io mi vedrò costretto a togliere la fiducia al governo». Letta si è detto d'accordo su tutto, ma sulla questione della concessione della carica di senatore a vita è stato irremovibile: «Occorre garantire a Napolitano una via di fuga rapida e sicura dall'Italia, una volta che avrà firmata la nomina».

giovedì 23 maggio 2013

Il miracolo don Gallo

Don Gallo è un miracolo per diversi motivi. È. Non: era. Perché il primo miracolo è proprio quello di rimanere oltre la morte, di sconfiggerla pur senza risorgere, insomma. L'altro miracolo è di essere una persona nettamente di parte, "divisiva" - si dice oggi utilizzando il brutto aggettivo venuto in voga - ma senza gli abissi della negatività che questo tipo di persone fanno raggiungere a chi non sta dalla loro parte. È tanto esorbitante la sua "positività" che è sempre riuscita a rompere gli argini mitigando anche i sentimenti ostili che conservatori, bempensanti e bacchettoni, la parte opposta a quella scelta da lui, provano nei suoi confronti. Portandoli a tacere, a vergognarsi di biasimarlo. E costringendoli a covare il loro sentimento quasi in segreto, riconoscendone l'impresentabilità.

È miracoloso, don Gallo, perché ricorda a un mondo sfrenatamente distratto dal banale che la vita pulsa dappertutto: in un tossico stremato e nella prostituta sul marciapiede, nel disoccupato con bocche da sfamare e nel migrante che rischia di affogare per sfuggire alla miseria. E che anzi è per quella vita più pesantemente messa alla prova che vale la pena di agire per metterla in grado di sbocciare. Perché gli altri ce la fanno da sé, spesso proprio sulle spalle dei reietti.

Ed è miracoloso che questo suo viaggiare in direzione ostinata e contraria, questo suo stare in minoranza, lungi dal penalizzarlo l'abbia reso pop nel senso più bello che può avere quella parola cui spesso, a ragione, si attribuisce un significato negativo. Lui rende normale, meglio: principesco, stare dalla parte in cui nessuno, o pochissimi, e in genere percepiti dai più come sfigati, scelgono di stare.

È uno specchio magico, don Gallo. Un po' come il suo concittadino De Andrè. Uno specchio in cui guardandoci ci sentiamo meglio. Perché piacendoci persone tanto straordinarie, ci piaciamo un po' di più anche noi. O ci dispiaciamo un po' meno. 

Ed è miracoloso, don Gallo, infine, perché l'alibi dello specchio magico svanisce un attimo dopo. Quando la sua figura ti costringe a chiederti se stai facendo tutto il possibile perché le tue convinzioni "pubbliche" innervino il tuo agire privato. Se la voglia di giustizia anima la tua azione o se è confinata solo alle tue parole. Se anche tu non nutri pregiudizi nascosti, perché automatici, verso i reietti. Don Gallo ti costringe a chiederti se ti stai spendendo bene, perché credere ai miracoli è un alibi. I miracoli non esistono: si costruiscono.

venerdì 10 maggio 2013

Il Pdl: «Avete la Santanchè puntata contro»

Non è vero che il Pd è allo sbando. I Democratici hanno le loro sacrosante ragioni per aver stretto un'alleanza con il Pdl. E il fatto che l'elettorato sia rimasto interdetto davanti alla scelta dei vertici è la conferma della salda coerenza di un partito che da decenni fa di tutto per non farsi comprendere. Un fenomeno unico in Europa, tanto che gli europei stentano a crederci: contro il consigliere che tentava di spiegargli che nel Pd ci sono ancora i dalemiani e i veltroniani, e che pure Giuseppe Fioroni conserva la sua sfera di influenza, il socialista François Hollande ha attizzato la sua muta di dodici cani da caccia. «Pensavo mi stesse prendendo in giro», si è giustificato il presidente della Francia. Detto ciò, il Pd difficilmente potrebbe agire altrimenti, viste le armi che il Pdl gli punta contro. Vediamole.

Bomba “P”. Il suo potenzale distruttivo è illustrato in una lettera segreta che Berlusconi ha fatto recapitare a Letta per mano di Alfano (che non era a conoscenza del contenuto) quando erano in corso le trattative per i sottosegretari. Ecco il testo: «Al di là del replicante che ti ha appena consegnato la missiva, finora mi sono contenuto. Per rispettare questa cazzata delle quote rosa che vi sta tanto a cuore, ho anche indicato come ministri due donne, e tu sai dove vedo bene io le donne. Sappi però che se le cose non dovessero andare come dico io, oltre a Miccichè, che ho inserito nella lista dei sottosegretari come assaggio, potresti ritrovarti all'interno del governo gente come Capezzone, Bondi e Iva Zanicchi. Intesi?». Da qui il nome bomba “P”, la bomba dei peggiori.

Mitragliatore “B”. Berlusconi è intenzionato a utilizzare le doti innate che fanno di Renato Brunetta uno dei più grandi elargitori di insulti sul territorio nazionale. A questo proposito l'ha fatto appositamente incontrare, pagando di tasca propria, con Vittorio Sgarbi. Il pretesto era quello di far apprendere a Brunetta la tecnica dell'insulto loop, ripetuto a oltranza, in cui Sgarbi è maestro. Ma le reali intenzioni di Berlusconi erano di testare l'arma. Così, quando a Sgarbi non era rimasto fiato se non per emettere un bisbigliato «str...», lasciando a metà la parola, e dall'altra parte Brunetta ha risposto con uno stentoreo, sillabato «pez-zo-di-mer-da», Berlusconi non ha più avuto dubbi: «Renato, tu mi servi come arma contundente, altro che al governo; inventati qualcosa di forte». Brunetta ha cominciato ad allenarsi immediatamente: «Nipotini di Pol-Pot, nipotini di Pol-Pot, nipotini di Pol-Pot». Ascoltando le registrazioni i maggiorenti di centrosinistra hanno alzato le mani: «Questo non lo neutralizza neanche l'eloquio di Vendola».

Missile a corta gittata “S”. Da anni sulla sede nazionale del Pd è puntata la Santanchè, dalla cui iniziale del cognome l'arma prende il nome. L'allarme a Largo del Nazareno è scattato quando nelle scorse settimane si è saputo che la rampa su cui è posizionata la parlamentare del Pdl è stata messa in posizione di lancio e sono iniziate le operazioni di gonfiaggio della donna. Degli effetti del missile “S” sanno qualcosa gli abitanti di Stromboli, località in cui l'arma è stata testata qualche mese fa. «Neanche le eruzioni del vulcano sono così dannose», hanno testimoniato. Il missile funziona così: la Santanchè, gonfia di elio, viene lanciata alla velocità di 300 km/h contro l'obiettivo. In prossimità di esso esplode lasciando partire centinaia di schegge di plastica che per effetto dell'alta temperatura raggiunta diventano mollicce e si appiccicano a indumenti e suppellettili danneggiandoli in maniera irreversibile. Quel che è peggio è che durante il volo la Santanchè emette le dichiarazioni che l'hanno resa famosa presso il grande pubblico, tipo: «Io sono orgogliosa se sono fascista perché sono in buona compagnia» o «Silvio è un uomo generoso e attento alle persone». Il missile è disponibile solo a gittata corta poiché la plastica che compone la Santanchè, complice la crisi, è di una qualità scadente che non regge l'attrito ad alta velocità troppo a lungo. Il Pd ha tentato di correre ai ripari schierando lo scudo Boccia, ma i test sono falliti: «Purtroppo – commenta un esponente della segreteria - l'unica cosa che Boccia ha dimostrato di saper fare veramente bene è perdere le primarie con Vendola, per questo l'abbiamo promosso al nazionale».

domenica 5 maggio 2013

Riforme a orologeria

Con la nomina dei sottosegretari, gli obiettivi che il governo Letta ha nel mirino sono ormai chiari. E gli italiani possono tirare un sospiro di sollievo: almeno in una prima fase, tra i bersagli non ci saranno i corpi dei cittadini. È stato per il momento abbandonato il piano per l'eliminazione mirata degli anziani a più alto costo di mantenimento, cui si era messa mano allo scopo di abbattere la spesa per il welfare. «Continuando sulla strada delle politiche che l'Italia ha ormai intrapreso con decisione - è stato il suggerimento dato a Letta da un alto esponente della finanza internazionale - non ci sarà bisogno di sporcarsi le mani, gli anziani più deboli verranno meno per cause naturali. Quanto poi ai servizi per l'infanzia, la domanda calerà fisiologicamente: chi è così scemo da mettersi a procreare di questi tempi?».

Quello che il presidente del Consiglio ha in mente è un governo dell'alternanza, in cui il timing delle riforme sarà fondamentale. Per capire il concetto è utile prendere ad esempio la settimana-tipo di lavoro che il premier ha illustrato ai colleghi. Lunedì: il ministro per l'Integrazione deposita la proposta di legge per il riconoscimento della cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se da genitori stranieri. Martedì: il ministro dell'Interno presenta il decreto con cui si armano di pistole le maestre d'asilo allo scopo di dotarle di buoni argomenti per convincere i genitori dei bambini stranieri a non ricorrere alle strutture pubbliche. Mercoledì: il ministro del Lavoro spiega alla stampa il piano per l'introduzione del reddito minimo a favore dei precari che sarà erogato dall'Inps. Giovedì: il ministro della Difesa annuncia lo schieramento dell'esercito davanti agli sportelli Inps con licenza di sparare a chiunque si avvicini a meno di cinque metri. Venerdì: giornata dedicata alla seduta psicoanalitica di gruppo, con particolare riguardo per i giovani turchi del Pd, Andrea Orlando e Stefano Fassina (i due considerati a più alto rischio di cedimento emotivo). Sabato: si tromba con chi si vuole. Domenica: si sta con la famiglia.

«Mi pare un modo di procedere adeguato per tenere insieme le diverse sensibilità che compongono l'esecutivo», ha argomentato Letta. Che non ha nascosto l'amarezza per i forfait di alcune personalità assai rappresentative che intendeva ingaggiare nella compagine di governo. Nicole Minetti ad esempio è stata irremovibile: da quando ha scoperto che la politica si fa seduta sugli scranni di un'assemblea e non avvinta a un palo da lap dance non ne vuol più sapere. Superciuk, sul quale c'erano già le riserve di Alfano («è solo un alcolista, per essere rappresentativi a noi serve un cocainomane»), era invece addormentato sul divano e non ha sentito il telefono squillare quando Letta l'ha chiamato. E poi non è stato possibile contattare nessuno dei fondatori della banda della Magliana. «Peccato - ha commentato Letta - con l'ingresso di uno di loro come sottosegretario avremmo dimostrato in maniera ancor più netta la cifra garantista del nostro esecutivo».