venerdì 21 novembre 2014

La bufala razzista delle case popolari

La storiella dei cittadini italiani penalizzati nell'assegnazione delle case popolari rispetto agli stranieri è una panzana di dimensioni direttamente proporzionali alle volte in cui viene periodicamente reiterata, che sono tantissime. Tradotto: è una frottola gigantesca.

Poiché agli alloggi popolari si accede in base al livello di difficoltà materiale in cui si vive, ad essere più svantaggiati sono coloro che quelle case le ottengono. Chi non accede al servizio, evidentemente  non sta tanto male quanto quelli che "vincono" l'appartamento.

Chiarito quello che è evidente anche a un miope senza occhiali, c'è però un particolare non indifferente. Nonostante chi rimane fuori stia un po' meglio di chi la casa la ottiene, ciò non vuol dire che stia bene. Di qui il possibile e legittimo sconforto quando si continua a essere condannati a pagare affitti insostenibili per garantirsi un tetto sopra la testa, cosa che in una società degna di nome sarebbe un diritto inalienabile.

Il fatto è che quello sconforto esonda quando esponenti politici - che in genere di tetti sulla testa ne hanno più d'uno - lo gonfiano ergendosi a paladini dei diritti dei "più deboli", e si trasforma in risentimento livoroso dei deboli italiani verso gli uguali a sé nati in un altro paese.

Tecnicamente questo si chiama razzismo. Che è il trattare in maniera differente in base all'etnia persone che si trovano nelle medesime condizioni. Per di più, facendole sentire diverse - quelle persone che invece sono uguali - si impedisce che si riconoscano le une con le altre e che rivendichino insieme il diritto alla casa contro chi di fatto glielo nega.

Non a caso nell'agenda politica dei "gonfiatori di sconforto" non troverete mai la voce "intervento pubblico a sostegno dell'edilizia popolare". Ci sarà invece di sicuro la "revisione dei criteri di assegnazione degli alloggi popolari". Che è un po' come tentare di curare un'emicrania tagliandosi la testa.

Si potrebbe anche credere alla buona fede di quelli che vogliono rivedere i criteri di assegnazione degli alloggi popolari quando dicono di non essere razzisti. Forse sono affetti da semplice insensatezza. Che però è compare stretta del razzismo, che da lei si genera.

martedì 11 novembre 2014

Il disco di Edda

La cosa che mi dispiace del disco di Edda ("Stavolta come mi ammazzerai?") è che non posso ascoltarlo in macchina coi miei figli, come è accaduto (finora) con (quasi) tutta la musica che ascolto. Le liriche troppo esplicite, uno dei segni distintivi di un disco viscerale, mi suggeriscono un ascolto solitario.

Probabilmente non è il disco più bello in cui mi sono imbattuto. Ma è bellissimo. E mi ha provocato qualcosa che mi era finora capitato solo con i film che più mi colpiscono: quello di aprire gli occhi la mattina successiva alla visione e sentirsi ripresentare in testa una delle frasi dette lì, un sussulto, una scena; e allora riavvolgere idealmente la pellicola (mandare indietro il cd, in questo caso) e chiedersi cosa voleva dire questo o quello. Tentare di collocarlo nel posto giusto, se ce n'è uno. È per questo che ne scrivo, trovandomi ad abborracciare una recensione che non ho mai fatto. Genere che in linea di massima non prediligo e di cui non mi fido, perché gli ascolti e le visioni sono troppo intimi per essere trasmessi con le parole.

Ma c'è un altro motivo per cui ne scrivo. Anzi, è forse questo il preponderante. Parlandone con persone che ascoltano un certo tipo di musica (non i Modà, per capirci), mi è capitato di constatare diverse volte che Edda non si sa chi sia. Non ve lo dirò io; Edda stesso dice di essersi «rotto i coglioni» di raccontare la storia. Su Internet trovate un sacco di cose su di lui. E su Spotify trovate tutto "Stavolta come mi ammazzerai?". Ne parlo semplicemente perché i pochissimi che leggeranno 'sta cosa e non lo conoscono sappiano che esiste. E che ha fatto un gran disco.

Perché gran disco? Perché Edda ribalta tutto. Si e ci capovolge fino a trascinarci nei pressi di quel punto oscuro in cui i sentimenti cambiano natura e rischiano di diventare il loro opposto perché troppo forti. Edda sente l'imperfezione di cui siamo geneticamente portatori e puntando all'assoluto canta la lacerazione che c'è tra il qui e il là. E immerso nella lacerazione non si rende conto del bello che fa perché è preso a voler cambiare il brutto che è o pensa di essere. Che è il miglior modo di camminare avanti. Anche se il più sofferto. Lo sanno fare anche altri, mica solo Edda. Ma in genere sono più conosciuti di lui, che proprio per questo merita uno sconosciuto che ne parli, anche se a pochissimi altri.

E poi, e poi niente. Basta recensionismi. "Stavolta come mi nammazzerai?" è un disco che spacca. Cantato, suonato e prodotto benissimo. Lontano mille miglia dai conformismi (anche dagli anti-conformismi, conformismi a loro volta). Vale mille ascolti, ecco tutto.

sabato 8 novembre 2014

Renzi: «No a biondi e mori, la verità sta nel mezzo»

«La sinistra resterà minoritaria fino a quando non capirà che per vincere occorre diventare di destra». È il concetto forte che i collaboratori più stretti di Renzi, tra i quali figura ora anche un tablet dissidente dei Cinque stelle, hanno messo a punto per la strategia comunicativa del premier nei prossimi mesi. Una campagna che, al di là delle abituali ospitate nel salotto di Barbara D’Urso, prevede mezzi che vengono definiti «non convenzionali» dallo staff. Il premier sarà intervistato dalla particella di sodio dell’acqua Lete, che in un autentico colpo di teatro finale verrà invitata a entrare nella direzione nazionale del Pd per superare la solitudine. Renzi spunterà poi come sorpresa dall’ovetto Kinder e si monterà la testa da solo con grande stupore del bambino co-protagonista dello spot. Infine, dialogherà con Banderas per capire se il modello dell’aia del Mulino Bianco è riproducibile nelle aziende.

L’altro punto forte è quello del superamento della rappresentanza del mondo del lavoro. «Ormai a lavorare è una esigua minoranza di sfigati – confida Primo Aziendali, consigliere dell’area economica del premier – occorre puntare su altri target. Se continua così – prosegue Aziendali – potremmo tornare a occuparci dei disoccupati, che sembrano destinati a diventare maggioranza in tempi più rapidi di quanto noi stessi avessimo previsto». Ed è proprio a questo proposito che Renzi sta seguendo con attenzione la vicenda di Terni attraverso una serie di web cam installate in punti strategici della città.

Sul lavoro però, la minoranza del Pd è riuscita a strappare un compromesso agitando lo spettro della scissione (il quale è poi crollato su Cuperlo, ferendolo, visto che Fassina e Civati che se lo stavano litigando se lo sono lasciati sfuggire). Il partito, per mostrare la sua vicinanza alle fasce più colpite dalla crisi, avvierà una campagna pubblicitaria con maxi manifesti che verranno affissi in tutte le principali città in cui campeggerà lo slogan: «Cerchi il posto fisso? Lavora su te stesso».

Ma la linea è chiara. «L’attenzione – dice Totò Stock Option, guru italoamericano ingaggiato da Renzi – va spostata su altre categorie, che se adeguatamente rappresentate possono garantire la maggioranza per anni». A questo proposito circola a Palazzo Chigi una lista di possibili target:

Evasori fiscali. Il loro numero è difficile da calcolare, ma si tratta comunque in Italia di un patrimonio inestimabile. Si pensa a misure che potrebbero interessarli: lo scontrino che si autodistrugge, la depenalizzazione della fattura su carta semplice e la segnalazione ai servizi sociali per chi si rifiuta di pagare in nero.

I tifosi della Juventus. Sono tantissimi in tutta Italia. Basterebbe una norma votata dal Parlamento che gli riconsegni gli scudetti vinti nell’era Moggi per assicurarsi il loro consenso. Si prevede anche un decreto legge della massima urgenza che verrà approvato da uno dei prossimi consigli dei ministri, in cui Andrea Agnelli verrà insignito del titolo di presidente più simpatico della serie A.

I castani. Sono il fototipo più diffuso in un paese mediterraneo come il nostro. Assicurare la tintura di capelli gratis per chi comincia a vederseli ingrigire è una misura che peserebbe pochissimo sulle casse dello Stato ma avrebbe un impatto notevole sulle masse. Prevista anche una serie di spot di pubblicità-progresso: «Basta divisioni tra biondi e mori, la verità sta nel mezzo».

I possessori di smartphone. Crescono di giorno in giorno, soprattutto tra i giovani. Su questo Renzi non ha da imparare nulla, anzi. Ha già arringato i suoi in privato: «Non avete ancora capito perché faccio continuamente battute sull’iPhone? E non vedete che come posso lo poggio sul tavolo in bella mostra? Fatelo anche voi, non siate timidi. Ché può darsi anche che la Apple un domani ci sponsorizza il Governo e allora non ci batterà più nessuno».