La cosa meravigliosa, una vera "giravolta spaziale" si sarebbe detto con
linguaggio da cartoni animati anni ottanta, è che il problema del
fascismo che ha rialzato la testa, viene negato dagli stessi fascisti o
fascistoidi. Cioè: questi negano la loro stessa esistenza in vita. Ciò
rende i neofascisti una roba a parte proprio. I movimenti antisistema
rivendicano orgogliosamente la loro natura. Loro no. Il frontman di
Casapound, per dire, ha detto dalla Annunziata che loro il saluto
fascista lo fanno solo alle cerimonie dei loro caduti. Che è un
atteggiamento curioso assai, che potrebbe portare tra l'altro alla
conclusione che il fascismo e le sue liturgie hanno molto a che vedere
con la morte e poco con la vita.
Poi ci sono i destri
"presentabili", istituzionali. I quali negano che in Italia ci sia un
problema di fascismo insorgente. Poiché la loro attività nel mainstream è la prosecuzione del fascismo con altri mezzi, e siccome il fascismo
questo paese l'ha assaggiato e ribaltato, loro negano che ci sia un
problema di fascismo, cosa che nella loro strategia, dovrebbe consentire
di continuare a inoculare germi di fascismo dentro le istituzioni
democratiche. Questa è una larga schiera, che si alimenta di
partiti e partitini istituzionali: i fratelli d'Italia che tornano a
fregiarsi della fiamma tricolore che ardeva dalla bara del duce, per
dire - toh, ancora la morte; i leghisti antistraniero; diversi giornali
e qualche opinionista che ha riverniciato di liberismo la vecchia
carrozzeria fascista.
Infine, i fascisti inconsapevoli: hanno
idee fasciste (dio-patria-famiglia-credere-obbedire-combattere
riattualizzati all'oggi, per semplificare), ma non lo sanno nemmeno.
I primi sono folclore, e rischiano perfino di inficiare il lavoro dei
secondi e dei terzi, che sono, loro sì, un vero problema.
Se i nazi
di Como e i forzanovisti di Roma e i casapoundisti di diverse città
d'Italia moltiplicano i loro raid, è perché i fascisti o fascistoidi mainstream hanno fatto un ottimo lavoro: con progetti di
legge, raccolte di firme, campagne ed editoriali assai democratici, ma volti inesorabilmente a
restringerli, gli spazi di democrazia; a fare della democrazia una cosa
per i soli italiani, i soli maschi, i soli cattolici.
Nazi,
casapoundisti, forzanovisti che rialzano la testa non sono che lo
specchio impietoso di un pezzo d'Italia consciamente o inconsciamente
fascistoide. E, questo è il punto, oggi egemone: nei bar, nei posti di
lavoro, nei consigli comunali, in parlamento. Questo è il problema. Serio
PS: poi ci sono quelli de sinistra che usano l'antifascismo come arma da campagna elettorale salvo poi subire l'egemonia fascistoide quando si tratta di fare leggi. E questo sì, è un altro problema. Serio.
mercoledì 6 dicembre 2017
martedì 14 novembre 2017
La balla degli stranieri
Una inesattezza, una calunnia, una bugia, rimangono tali. Anche se ad amplificarle contribuiscono decine, centinaia, migliaia di voci. Una delle panzane che si sta facendo avanti dopo l'eliminazione della nazionale italiana dai prossimi Mondiali, è che ciò sia stato dovuto a causa della «eccessiva presenza di stranieri». Si tratta di una frasetta buttata là che fa sempre effetto. Perché gioca, amplificandola a sua volta, sulla sindrome da accerchiamento della quale soffrono milioni di italiani che privati del diritto al lavoro, con le vite precarizzate e un futuro senza pensione, vengono indirizzati a scaricare le loro frustrazioni su chi possibilmente sta peggio di loro. È l'idea dei cosidetti sovranisti, che hanno preso l'egemonia fino a dettare le politiche scellerate del ministero dell'Interno, al cui vertice siede una persona definita di centrosinistra. Gli stessi sovranisti che sono così virilmente convinti della forza della loro identità, dal vederla messa a repentaglio da meno del 10 per cento della popolazione residente (tanti sono gli stranieri in Italia). Cioè: un decimo della popolazione, peraltro molto eterogenea per etnia, religione, e altro, metterebbe a repentaglio l'italica stirpe. Vabbè.
Comunque, per farla corta, la storiella dei troppi stranieri andrebbe bene se l'Italia avesse perso contro una nazione autarchica, con le frontiere murate. Invece, se gli stranieri residenti in Italia sono l'8,3 per cento del totale della popolazione, in Svezia, la nazione che non ci ha fatto andare al Mondiale, ce ne sono pochi di meno, il 7,9 per cento. E se in Italia giocano il 56 per cento di calciatori stranieri in serie A, in Svezia gli stranieri nella Allsvenskan (la serie A svedese) sono il 33 per cento, non proprio pochissimi. Ancora: la storiella funzionerebbe se gli svedesi avessero messo in imostra fuoriclasse autoctoni da paura. Invece un Bernardeschi qualsiasi dei nostri vale tre dei loro.
Insomma, la storiella dei troppi stranieri, che viene surrettiziamente messa sul piatto quando si parla di scuole, di case popolari, e ora pure di calcio, è una balla enorme. La balla di chi non sa spiegarsi le cose. O forse di chi non vuole spiegarsele, perché capirle equivarrebbe a prendersi la responsabilità di agire contro chi sta sopra e non contro chi sta sotto (e prendersela contro chi sta sopra è più difficile e rischioso, si sa). O forse è la balla messa in giro affinché le cose continuino così. O magari è una miscela di tutto questo, e anche di più. Sta di fatto che è una balla. Enorme. Che si tratti di scuole, di case popolari e pure di calcio.
Comunque, per farla corta, la storiella dei troppi stranieri andrebbe bene se l'Italia avesse perso contro una nazione autarchica, con le frontiere murate. Invece, se gli stranieri residenti in Italia sono l'8,3 per cento del totale della popolazione, in Svezia, la nazione che non ci ha fatto andare al Mondiale, ce ne sono pochi di meno, il 7,9 per cento. E se in Italia giocano il 56 per cento di calciatori stranieri in serie A, in Svezia gli stranieri nella Allsvenskan (la serie A svedese) sono il 33 per cento, non proprio pochissimi. Ancora: la storiella funzionerebbe se gli svedesi avessero messo in imostra fuoriclasse autoctoni da paura. Invece un Bernardeschi qualsiasi dei nostri vale tre dei loro.
Insomma, la storiella dei troppi stranieri, che viene surrettiziamente messa sul piatto quando si parla di scuole, di case popolari, e ora pure di calcio, è una balla enorme. La balla di chi non sa spiegarsi le cose. O forse di chi non vuole spiegarsele, perché capirle equivarrebbe a prendersi la responsabilità di agire contro chi sta sopra e non contro chi sta sotto (e prendersela contro chi sta sopra è più difficile e rischioso, si sa). O forse è la balla messa in giro affinché le cose continuino così. O magari è una miscela di tutto questo, e anche di più. Sta di fatto che è una balla. Enorme. Che si tratti di scuole, di case popolari e pure di calcio.
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