Ignoro quasi completamente la materia di cui sto per dire, avendola seguita solo superficialmente sui giornali italiani. Però, tutta questa enfasi sull'aspetto generazionale che caratterizza le presidenziali francesi, con due candidati poco più che cinquantenni a sfidarsi al ballottaggio, la capisco poco. Sia chiaro: mi tedia la gerontocrazia che fa incartapecorire l'Italia - dove i candidati alle ultime elezioni avevano vent'anni in più di Royal e Sarkozy e dove se non sei vicino e oltre i sessanta ti devi accontentare del ruolo di seconda linea, se va bene. Ma a furia di porre l'accento sulla carta d'identità delle persone si rischia di perdere di vista il che cosa quelle stesse persone intendano fare e il come: quando poi leggi che "Nicolas e Ségolene" hanno fatto "discorsi fotocopia" all'indomani delle elezioni (lo scrive Massimo Nava sul Corsera di oggi e non posso linkarlo, perché nel sito c'è ancora la roba di ieri, a proposito di stare al passo coi tempi), la curva dei dubbi sul giovanilismo a prescindere s'impenna.
Corriere
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