mercoledì 18 luglio 2018

Un'altra capriola

Se uno ci pensa bene, l’ampliamento dell’istituto della legittima difesa è un’ammissione di impotenza da parte di chi governa. Non è solo l’assecondare il basso istinto della vendetta o della protezione della “roba” anche a prezzo della vita altrui. Intendiamoci: pure questo atteggiamento è un’ammissione di impotenza: io non governo, io ti liscio il pelo e ti faccio sfogare, o meglio ti appiccico addosso l’idea che se ammazzi il ladro che ti entra in casa io starò dalla tua parte, anche se starai di merda probabilmente per il resto della vita a ricordare il tipo che ha rantolato dopo che tu gli hai sparato alle spalle, e su quello non ci sono avvocati difensori o leggi a favore che tengano. Ma a me che mi frega: per il momento tu sei contento, e io prendo voti, mica si può essere così lungimiranti da pensare a quanto potresti stare di merda dopo, no? E quando starai di merda, ci starai tu, io intanto il tuo voto l’avrò preso. Semplice. Come? Dare la libertà di sparare ai ladri è un deterrente contro le rapine? No. Non c’è nessuna evidenza statistica in questo senso. Quell’affermazione ha lo stesso valore della mia, che sostengo che dare libertà di armarsi porta al far west: 1-1 e palla al centro.

Ma, dicevo, l’ampliamento dell’istituto della legittima difesa è un’ammissione di impotenza da parte di chi governa, che, ricordiamolo, ha per legge il monopolio dell’uso della forza. Monopolio che allenta per allargare il diritto all’uso della forza da parte dei privati. Il ragionamento che sta sotto è: io che sto al governo non riesco a garantire sicurezza (per tutta una serie di motivi che non è qui il caso di toccare), e non riesco nemmeno ad assicurare alla giustizia gli autori dei reati. Allora, sai che c’è? Fai da te, anche a costo di spargere sangue.

Il vero capolavoro però è che questa ammissione di debolezza è mascherata da provvedimento da uomo forte. Ed è vissuta da chi la apprezza come un gesto da governo forte. No. Questa è la debolezza scambiata per forza. Ed è l’ennesima capriola di significato di cui è costellata questa epoca disgraziata. Olè.

giovedì 12 luglio 2018

Sottoporsi all'idiozia di ripetere l'ovvio (o della propaganda)

La propaganda è una brutta bestia. Per chi la subisce e per chi è contento di subirla. Perché ci sono due modi di esserne succubi. Uno è quello di chi si rende conto che è propaganda e però fa una fatica immonda con le sue sole forze ad arginarla: la propaganda è tale perché ha forza e mezzi per annientare la ragione. L’altro è quello di chi è sottoposto a un processo di infatuazione tale da dover giustificare anche cose che non pensava o di cui non è mai stato/a convinto/a; succede quando l’infatuazione per il soggetto che pensa e dice quelle cose (uomo, donna, politico, partito, ministro che sia) è andata talmente in là che non si riesce a tornare indietro e si cercano appigli per rendere accettabile anche a se stessi il proprio nuovo punto di vista, trovandoli nella propaganda, appunto. Questi sono quelli “contenti” di subirla, la propaganda. Poi c’è chi la propaganda la promuove perché ne trae giovamento, e chi non si rende neanche conto di subirla diventandone megafono, ma non è questo il punto. Qui interessano i “contenti”.

Uno degli esempi di “contenti” è dato da una fascia crescente di elettori del M5S che trovandosi sotto la mitragliatrice comunicativa leghista, si stanno acconciando a giustificare posizioni in tema di immigrazione che non gli appartenevano, e che soprattutto non hanno senso. Aveva cominciato il loro leader (Di Maio) a parlare di “taxi del mare”, ma sotto il pressing salviniano si sta andando pure oltre quella sciagurata definizione, e si sta tutto riducendo in una poltiglia informe nella quale non si riescono più a distinguere gli ingredienti sani (qualora ce ne fossero) da quelli velenosi. E allora te li trovi, i “contenti”, a solennizzare che c’è gente che specula sulla pelle dei migranti (ma va?) e che bisogna fermare questa tratta (ma non mi dire!). Date queste premesse, concludono salvinianamente, i “contenti”, che bisogna bloccare i porti.

Andrebbe tutto bene in un ragionamento del genere. Se non fosse che la premessa, sebbene sostenuta da ampie batterie di propaganda, non regge all’urto della realtà. Se c’è gente che specula sui migranti, è perché questi non hanno possibilità legali di approdare in Europa. L’unica chance che gli è data da leggi inumane, è quella di pagare prezzi altissimi per affrontare viaggi inumani e violenze di ogni tipo per poi alla fine mettersi su un barcone e rischiare di annegare. Dire che per fermare la tratta occorre chiudere i porti e rimandare tutti indietro al proprio destino di morte per fame o guerra - perché questo significa – non sposta di una virgola il problema. E non è solo una questione di umanità. Chi è spinto da fame o guerre non lo fermi; quello manco lo sa che tu hai chiuso i porti. Continuerà a partire, perché con queste leggi ci sarà sempre qualcuno che gli offrirà un barcone a caro prezzo per fuggire dalla merda in cui si trova. E lui o lei ci salirà sopra, se potrà.

La politica dei respingimenti non è solo disumana. È insensata. Non risolve i problemi che verbosamente afferma di voler affrontare. Dice: ce l’hai con Salvini, con il Movimento (con la M maiuscola eh, mi raccomando). No. Non datevi troppa importanza. Ce l’ho con l’Europa che una cosa del genere dovrebbe capirla (è semplice, eh) e dovrebbe aprire corridoi di legalità per i migranti. Ci sarebbe più umanità. Ma so che non è questo che vi interessa, e allora dovete sapere che ci sarebbero pure più controllo e più ordine. Esattamente quelli che strombazzano i propagandisti, che dicono una cosa e mettono in atto la condotta giusta per non raggiungerla. Però ci prendono voti, con quella condotta insensata. E convincono i “contenti”, beati loro.

Ecco, ho ripetuto l’ovvio. La propaganda ti sottopone anche a questo tipo di pratica idiota.