lunedì 16 novembre 2009

Inerzia

Oltre a quella di dover sorbirsi l'accusa di aver causato una quantità innumerevole di conseguenze, dalla crisi economica attuale alla scomparsa della foca monaca, tra le tante colpe che è chiamato ad espiare chi ha fatto il '68 in una posizione di qualche rilevanza, c'è quella di aver fissato, suo malgrado, il tempo a quarant'anni fa. Nel senso che una certa quantità di persone, quando ha l'occasione di vederti dopo tanti anni, se non sei Giuliano Ferrara, Massimo D'Alema o Paolo Liguori e non ti si vede mai in tv, vuoi per la poco resistibile tentazione di riportare le lancette a quando era giovane - vuoi perché nel frattempo non ha fatto grandi passi avanti e ritiene possibile, qui e ora, l'assalto al cielo così come lo si perseguiva quando le strade erano piene di 500 - ti desidera come eri: niente compromessi, neanche col salumiere sotto casa, eskimo, megafono, playlist, pardon, cassetta con Nomadi e Shel Shapiro e via luogocomuneggiando. E' quello che, in parte, succede a gente come Guido Viale, che venerdì scorso era, spalleggiato suo malgrado dal titolare qui, a presentare il suo ultimo libro davanti a una platea variegata e popolata, quindi, anche da quella particolare fauna umana di chi non tiene conto dell'ambiente in cui vive. Nel senso che Viale presentava un libro che parla tra le altre cose di energia, rifiuti, trasporti e indica una modalità di lavoro e di cambiamento basata su approcci soffici e assecondanti la natura, dialogante perché si basa su competenze diffuse nei territori e quindi potenzialmente egemone anche perché di buon senso, che se applicata rovescerebbe i modi di vita cui siamo abituati e avrebbe se non altro il merito di farci vivere, mangiare, respirare e spostarci meglio e ingurgitando meno veleni di quanto siamo costretti a fare oggi. La cosa è andata bene, partecipata, tanto che alla fine si è dovuto troncare l'incontro perché la sala doveva essere preparata per il successivo. Ma in più di qualcuno - ché magari, vista l'età, il 68 l'ha solo letto sui libri o visto in bianco e nero - intervenuto pubblicamente e non, si notava una certa insofferenza perché Viale parlava di cose giudicate minime rispetto alla rivoluzione totale di cui era fautore quarant'anni fa. Qualcun altro ha estratto dalla tasca dell'eskimo la contrapposizione riforme-rivoluzione. Tanto che Viale stesso è stato costretto a dire esplicitamente che si considera più radicale ora di quanto lo fosse nel '68, perché oggi più consapevole e quindi meglio in grado di raggiungere l'obiettivo. Brutta cosa la vecchiaia, a volte. Anche se sulla carta d'identità non hai tutti gli anni che dimostri.

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