giovedì 21 giugno 2007

La fabbrica della paura (e del dolore)

Ci sono due cose che s'intrecciano e che spiegano un po' come l'Italia (ma forse non è una cosa solo italiana) è peggiorata da alcuni punti di vista (magari, anzi sicuro, da altri è migliorata). Una è da ventiquattr'ore on line. L'altra è da stamattina in edicola, ma fino a domani non sarà disponibile in rete, per cui copio-incollo qui i passi salienti (è l'editoriale del manifesto a firma di Marco D'Eramo): "Tutti siamo certi al 100% di vivere in una società molto più minacciosa e violenta di venti anni fa. Ebbene, ci sbagliamo: l'indicatore principale della violenza è il tasso di omicidi. Nel 1991 furono uccisi 1.903 italiani con un tasso di 3 omicidi ogni 100.000 abitanti. L'anno scorso sono stati solo 621, uno ogni 100.000 abitanti. Ma la cosa più stupefacente, è che se si guardano le statistiche di un secolo fa, ebbene allora il tasso di omicidi era 10 volte tanto! Uscire di casa era infinitamente più pericoloso. (...) Ora l'eccidio più remoto ci arriva in diretta, entra nella nostra casa: ceniamo con i cadaveri sul piccolo schermo, ci svegliamo con corpi inceneriti, teste mozzate. Viviamo in un film dell'orrore e la società ci pare un horror essa stessa".
Wittgenstein, il manifesto

Nessun commento: