lunedì 25 novembre 2013

Biografia non autorizzata di Matteo Renzi

Tranne la comparsata del 1994 a "La ruota della fortuna" che impazza su youtube, gran parte del passato di Matteo Renzi è avvolto nel mistero. Ma chi è e da dove viene l'uomo che sta per prendere in mano le redini del Pd (anche se pare che le redini abbiano già detto schifate: «Noi da quello lì non ci facciamo neanche sfiorare»)?

L'origine è ignota. Si sa solo che un giorno mamma e papà Renzi sentirono suonare il campanello di casa e, aperta la porta, trovarono poggiato davanti all'uscio un neonato piangente avvolto alla bell'e meglio in una copertina di "Vanity Fair". Non esitarono ad accoglierlo.

Per il nome i due neo-genitori, entrambi credenti, volevano un chiaro riferimento alla tradizione cattolica. Si liberarono delle pressioni di un vecchio zio fascista che proponeva Italo, e che quando gli veniva fatto notare che quel nome con la tradizione cattolica non c'entrava una mazza rispondeva: «Però è vigoroso!». Pensarono a Francesco, ma l'idea apparve al resto della famiglia troppo schierata a sinistra. Così si arrivò alla scelta di Matteo: cattolico sì, ma equidistante.

Di lì a poco il piccolo cominciò a manifestare problemi. La sua camera era in fondo al corridoio a sinistra, ma quando doveva raggiungerla Matteo girava puntualmente a destra. Da quella parte si trovava quella del vecchio zio, che teneva sempre la porta chiusa immerso nell'ascolto delle registrazioni dei discorsi del Duce. Fu procurandosi l'ennesimo trauma cranico sbattendo contro la maniglia della porta chiusa che Matteo sentì la voce stentorea di Mussolini pronunciare la fatidica esortazione: «Vincere!».

Nonostante lo stato di commozione cerebrale procurato dalla botta, quella parola si conficcò nella testolina del piccolo Renzi, che di lì in poi non fece che cercare la vittoria, a qualsiasi costo. Memorabile quella volta che sulla spiaggia, contro i ragazzi più grandi che non volevano farlo giocare a biglie, chiese le primarie per decidere chi doveva partecipare alla gara e portò a votare per sé tutti i vacanzieri dell'albergo in cui si trovava con la famiglia: arrivò primo.

Più grandicello, in prima liceo, il giorno in cui si dovevano scegliere i rappresentanti d'istituto, per essere sicuro di raggiungere l'obiettivo Matteo si presentò in tutte le liste. Durante l'assemblea, gli toccò presentarsi due volte di seguito. Prima con la lista di sinistra («Basta con l'autoritarismo dei professori - disse scaldando i cuori fino alla terza fila - rivendichiamo una scuola dove noi studenti possiamo sperimentare: per esempio, durante l'ora di scienze, perché invece dei fagioli non si possono far germogliare semi di cannabis?»); poi con quella di destra: propose, «contro una storiografia partigiana ed egemonizzata dai comunisti», di invitare a scuola Erich Priebke (all'epoca agli arresti domiciliari) per una testimonianza su cosa si prova a vivere da reclusi.

All'uscita, gli studenti di destra, che non conoscevano il significato della parola autoritarismo ma facevano un discreto uso di cannabis, lo acclamarono. Quelli di sinistra invece, lo trascinarono con loro e lo costrinsero per giorni ad ascoltare più volte l'intera discografia degli Inti Illimani. Fu in seguito a quell'esperienza traumatica che Renzi giurò a se stesso: la rovinerò, non so come, ma io questa sinistra un giorno la rovinerò.

Passarono anni in cui il giovane dovette superare esami difficili. Come quello della patente di guida, quando, durante l'esame di pratica, si andò a schiantare contro un tram girando a destra, convinto di stare obbedendo all'esaminatore che però gli aveva detto di voltare a sinistra. «Matteo, quando imparerai a orientarti?», gli disse la madre sull'ambulanza.

La svolta per lui arrivò quando conobbe Giorgio Gori, all'epoca direttore di Canale 5: «Vuoi rovinare la sinistra? Allora è inutile buttarti a destra: quello lì - disse Gori riferendosi a Berlusconi - è troppo forte e non ti permetterà mai di subentrargli, abituato com'è a entrare lui per primo, ovunque. Dai retta a me, studialo bene e buttati a sinistra: lì c'è un casino tale che se riesci a mettere tre parole in fila riuscirai a convincerli anche che vogliono l'esatto contrario di ciò per cui sono nati».

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