mercoledì 29 aprile 2015

Razzismo for dummies

Il razzismo è una malattia che si può prevenire. A patto che se ne riconoscano i sintomi. Il virus del razzismo è particolarmente ostico da debellare perché si incuba nell'organismo principalmente attraverso programmi televisivi e chiacchiere da bar e per lungo tempo non dà luogo a disturbi particolari. Quando i segni cominciano a manifestarsi all'esterno però, potrebbe essere già troppo tardi per intervenire. Per contrastare efficacemente il virus è quindi fondamentale riconoscere i sintomi appena vengono alla luce. Il vantaggio è che non servono visite specialistiche, si può ricorrere anche all'auto-esame. Ecco una mini-guida per riconoscere alcuni dei principali sintomi del virus razzista.

1) Iniziare una frase con «non sono razzista ma».

2) Estendere la colpa per il reato commesso da un singolo individuo all'intera categoria della quale l'individuo fa parte.

3) Blaterare contro chi attraversa il Sahara a piedi e sale sui barconi in Libia evitando di chiedersi come mai una persona mette a rischio la propria vita, pagando, per lasciare casa sua.

4) Ritenere più pericolosi per la propria vita un rom, un mendicante o un lavavetri invece di chi evade le tasse.

5) Essere convinti che una famiglia straniera che ottiene una casa popolare commette un furto, senza essere minimamente sfiorati dal sospetto che la rapina ai danni di tutti è che non ci sono case popolari per tutti quelli che non possono permettersene una.


venerdì 24 aprile 2015

La Liberazione è ribellione

Il rischio che il 25 Aprile si trasformi in un garrire fatuo di bandiere c'è praticamente da sempre. E se la Liberazione rimane intrappolata nella sua dimensione di rito - stanco e noioso come tutti i riti - è perché di essa non si riesce, non si è riusciti, a trasmetterne adeguatamente il valore costituente. Affinché le bandiere sventolino con un senso, occorre andare alla radice costituente della Liberazione.

Il valore costituente della Liberazione risiede nel suo essere stata un atto di ribellione a uno stato di cose inaccettabile. E come ha insegnato Camus, dietro ogni no c'è un sì: un passo verso la costruzione del mondo che si vorrebbe. Questa è la radice profonda della Liberazione, che in tal senso ha accompagnato la parte migliore della storia d'Italia della seconda metà del Novecento. Il voto delle donne, lo statuto dei lavoratori, i diritti civili sono stati altrettanti no per andare avanti. Sottesa alle battaglie per conquistarli c'era appunto la ribellione allo stato di cose precedenti e l'anelito a un mondo nuovo. Lo spirito della Liberazione.

Ma non è solo una questione di storia. Perché del valore costituente della Liberazione come atto di ribellione oggi si sente un bisogno vitale. Come può la nostra vicenda proseguire decentemente senza un atto di ribellione alla politica intesa nel migliore dei casi come esercizio di ragioneria?, come si può pensare di convivere decentemente se non ci si ribella all'idea di fortezza assediata a cui è stata ridotta l'Europa?, come si può pensare di costruire il futuro se non ci si ribella a un mercato che appalta e divora pezzi di vita (previdenza, sanità, scuola) rimettendo la vita al centro?, come, se non ci si ribella alla guerra tra poveri che viene imposta dalla narrazione dominante? E come si può pensare di ribellarsi con un minimo di efficacia se non ci si ribella all'atomismo imperante per tornare a ragionare collettivamente, perché solo collettivamente si possono affrontare questioni che riguardano il nostro vivere comune?

E se la Liberazione è ribellione, la Liberazione è sempre. Perché si rinnova di conquista in conquista, si modella sul tempo che scorre. Perché c'è sempre qualcosa a cui ribellarsi per guardare oltre l'ordine che ci viene raccontato come unico e immutabile. Cosa questa, che rende la Liberazione formidabilmente antitetica al fascismo, che al contrario è rigidità, staticità, ordine costituito. Cui ci si deve ribellare, sempre, per andare avanti.

giovedì 9 aprile 2015

Dopo la sentenza sulla Diaz, anche Cracco nel mirino della Corte europea

Dopo la sentenza che stabilisce che l'irruzione nella scuola Diaz nel luglio del 2001 va qualificata come tortura, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha in serbo altri clamorosi pronunciamenti nei confronti dell'Italia. Eccone alcuni.

1) Il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso non pregiudica i diritti delle persone 9 eterosessuali.

2) Il vino di cattiva qualità, soprattutto se bevuto in notevoli quantità, può provocare l'emicrania.

3) Il crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche non migliora l'efficacia dell'insegnamento.

4) Esporsi al sole senza crema protettiva può provocare fastidiosi arrossamenti della cute.

5) I tagli ai servizi, alla scuola, alle pensioni e alla sanità danneggiano chi ha redditi bassi, poiché chi ha redditi alti può continuare tranquillamente a farsi gli affari suoi.

6) Mangiare troppo può indurre sonnolenza.

7) L'evasione fiscale è un furto.

8) Quando si entra in una rotatoria, la precedenza va data a chi viene da sinistra.

9) La mafia ha prosperato grazie ai legami con il potere politico.

10) Uno chef che pubblicizza patatine fritte confezionate prima o poi dovrà rendere conto a Dio per quello che ha fatto.