Il titolare di questo blog a Genova nel 2001 non c'era. Ma ha sentito raccontare dalla viva voce dei genitori l'angoscia di cellulari spenti e quella di non sapere dove fossero finiti i figli per oltre 48 ore, di averli poi saputi a Bolzaneto; ha sentito raccontare da chi ha subito le angherie, dei piercing strappati di dosso con la forza e di cicatrici che non si rimarginano e di ossa ricalcificate male; ha sentito descrivere il fiato sul collo che si sente mentre si scappa per sfuggire alle botte. Ha visto le immagini della mattanza in strada. Eppure sempre lui, il titolare di questo blog, è riuscito a distrarsi come la maggior parte degli italiani di fronte a questa
notizia, salvo riprendersi oggi grazie a questo schiaffo di Marco Revelli sul manifesto:
Evidentemente quei corpi umiliati, quei ragazzi profanati alla loro prima esperienza d'impegno pubblico, non sono simboli sufficientemente maneggiabili, né utili nello spazio degradato della competizione senza principi. Meglio il faccione di Calearo, i fogli bianchi strappati da Berlusconi, le boutades di Veltroni. La rincorsa ai santini di Ruini. Fanno più colore. "Funzionano", "tirano", come si dice adesso.
Agi, il manifesto
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