venerdì 4 aprile 2008
Come Maradona
Parlando per l'ennesima volta di Nick Cave, come mi capita in questi giorni - sarà il gran disco che ha fatto, sarà l'attesa di vederlo in concerto -, mi è sembrato di constatare che c'è una certa fascia di pubblico colpita dalle leggende metropolitane sul numero delle sue overdose da eroina, che sembra non basterebbero le dita delle mani per contarle. Bene, prendendo in prestito una felicissima definizione di Gianni Minà sul rapporto tra Maradona e la cocaina, Cave è (ed è stato) Cave non per l'eroina, bensì nonostante l'eroina. Se non altro perché non si spiegherebbe come la sua mente continua a partorire ottima musica anche oggi che da anni non usa sostanze e anzi, come si definisce lui stesso, è diventato un impiegato della musica che si è imposto orari d'ufficio rigidissimi.
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2 commenti:
ora è vero che circolano voci sulle overdose di cave ma è altrettanto vero che chi ne parla non lo fa basandosi su quanta eroina abbia consumato ma piuttosto su quanto sia grande tutto quello che è stato in grado di produrre nel corso della sua carriera. La droga è stata soltanto un passaggio di una vita dedicata a ben altro.
non vorrei sfondare una porta aperta ma mi sembra abbastanza chiaro che un conto è la vita privata di un'artista (e gli abusi che si fanno al suo interno) e un'altro conto sono le risultanze artistiche che escono fuori da essa che, dal punto di vista artistico, possono essere valutate più o meno favorevolmente.
Ad esempio io non mi stempio per quest'ultima fatica di Nick Cave, che mi sà troppo colpevolmente fragorosa dopo le melensaggini di "Boatman's call" e simili.
Altri parleranno di rinnovato vigore, di chitarre incalzanti, di liriche importanti.
Io dico che alcool e droghe c'entrano relativamente poco sul processo di composizione, che Nick Cave ha registrato l'ultimo suo capolavoro nel 1990 (cito a memoria "the good son") e che Wizzo sia un'inguaribile ottimista.
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