Della questione degli ateisti che hanno pianificato una campagna pubblicitaria sui bus di Genova per la loro causa e che sta cominciando a riempire anche le pagine dei giornali ho saputo da qui. Sulle prime ho provato un'istintiva simpatia, perché quello slogan lo sento mio. Poi sulla cosa è montata una discussione tra favorevoli e contrari. L'argomentazione principale dei secondi è quella dell'inutilità del proselitismo e/o della tendenza degli atei ad assomigliare in questo modo ai credenti (aggiungo: ai più pedanti dei credenti). Ognuno di noi è libero di fare ciò che ritiene più opportuno, ci mancherebbe, compreso tentare di convincere il prossimo della bontà delle nostre idee. Il problema è che qui non si tratta di semplici convinzioni, ma di fede (per chi crede) e di impossibilità ad entrare in una certa dimensione (per chi non crede). Per questo trovo grotteschi tanto i tentativi di chi vorrebbe convincere me a credere quanto quelli di chi non crede a persuadere i credenti che dio non esiste.
Wittgenstein, Blogbabel
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