Venne colto in flagranza di reato. Secondo il verbale dei carabinieri, teneva il coltello insanguinato in mano quando le forze dell'ordine irruppero nel lussuoso appartamento dopo essere state chiamate dai vicini allarmati dalle urla di una donna. Il corpo della vittima giaceva a terra in una pozza di sangue ormai privo di vita. Oltre alle coltellate inferte al petto, quello che impressionava di più era il volto tumefatto.
- "Sì, l'ho uccisa io", ammise subito il presidente rispondendo agli inquirenti. - "Le avevo chiesto il caffè e lei si era rifiutata di prepararmelo", spiegò. Le polemiche dei giorni successivi furono roventi. L'opposizione chiedeva la rimozione del presidente e le elezioni anticipate. - "Non si può privare il paese del premier legittimamente eletto dal popolo in libere elezioni solo perché ha commesso un delitto d'impeto", era invece la tesi della maggioranza, che chiedeva anche che il premier venisse liberato dagli arresti domiciliari per poter svolgere le sue funzioni. - "Non si è mai visto un paese governato da un uomo che è costretto agli arresti domiciliari, questo può succedere solo in Italia", scrisse nell'editoriale firmato dal direttore, il quotidiano di proprietà del cugino del premier. I due legali del presidente del Consiglio, entrambi parlamentari, intervistati dal tg della sera della principale rete pubblica, dichiararono che il delitto non poteva essere premeditato e che il premier aveva agito d'impeto. - "Intanto si dovrebbe riconoscere al presidente del consiglio di essere stato sincero: è stato trovato davanti a un cadavere con il coltello insanguinato in mano e ha ammesso di aver ucciso, non è da tutti. E poi non siamo davanti a un criminale comune", disse l'avvocato Critini. - "L'attività del nostro presidente è sotto gli occhi di tutti; un uomo che lavora diciotto ore al giorno per il bene del paese e che ha messo la sua capacità a disposizione dei suoi connazionali non può essere giudicato così, su due piedi. E che abbia reagito a una provocazione è dimostrato dalle ecchimosi rinvenute sul volto della donna uccisa: l'ha prima picchiata, poi accoltellata. Se avesse voluto uccidere avrebbe direttamente utilizzato l'arma, non sarebbe prima passato alle mani. Chiediamo al Paese di valutare bene. E al consiglio dei ministri e al presidente della Repubblica di esperire una via che consenta alla nostra Nazione di non rimanere senza guida". Il Nsib ("Noi siamo il bene", il partito del premier) scese in piazza in una manifestazione in cui migliaia di persone si presentarono imbavagliate. - "Siamo qui per dare la nostra solidarietà al premier e dire che se non si consente di governare a lui, si imbavaglia la maggioranza del paese che l'ha eletto", disse uno dei coordinatori nazionali del partito, sfilandosi il fazzoletto dalla bocca per esternare la dichiarazione e rimettendolo subito dopo al suo posto. Il Pdm (Partito della morale), che si trovava all'opposizione, organizzò la protesta per il giorno immediatamente successivo: - "In galera il presidente del consiglio e chiunque abbia parlato con lui negli ultimi sette giorni", c'era scritto nello striscione che apriva il corteo. - "Come tutti sanno, siamo sempre stati contro le manette facili - fu la dichiarazione del leader del partito nel linguaggio schietto che lo contraddistingueva - ma quanno ce vo', ce vo'". Introvabili i principali leader del maggior partito d'opposizione, che erano in quel momento tutti in vacanza, davanti alle telecamere andò Pisquano Metapini, consigliere comunale di Formia: - "Dateci il tempo di capire", disse. Il decreto fu varato dal consiglio dei ministri convocato d'urgenza per il giorno successivo, con il premier che partecipò in videoconferenza, visto che gli arresti domiciliari non erano stati ancora revocati, e che si astenne al momento del voto, dal momento che la questione lo riguardava direttamente. "Non è perseguibile per il reato di omicidio il presidente del consiglio in carica che uccide in un momento di rabbia", c'era scritto nell'articolo unico.
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