sabato 10 giugno 2017
Perugia 1416, come una palma al polo nord
Questa rimarrebbe una storia di provincia, viste le quisquilie di cui si tratta, se non rappresentasse il sintomo più generale di una mancanza di prospettiva e profondità che ha assalito le amministrazioni a tutti i livelli, dal più basso al più alto.
Questa è la storia di un’amministrazione che governa un comune di 166 mila abitanti, la quale decide di investire una discreta somma di denaro su un evento che avrebbe lo scopo “di rafforzare l’identità della città di Perugia facendo leva sulla memoria del proprio passato per promuovere anche il proprio futuro” - come si legge nella delibera di giunta che ha assegnato lo scorso anno 100 mila euro a “Perugia 1416 – Passaggio tra Medioevo e Rinascimento”, un’associazione di cui lo stesso comune è tra i fondatori - per celebrare la città con appuntamenti di questo calibro (le citazioni sono testuali): “Scene di vita medievale”, “Spettacolo di spade infuocate”, “Santa Messa per i rionali con benedizione dello stendardo”, “Giochi di una volta”, cene rionali e “mostra-mercato degli antichi mestieri”.
Non ci sarebbe niente di male, se la questione investisse uno di quei paeselli che s’inventano anche la sagra dell’uomo ragno pur di racimolare qualche soldo e vedere qualche anima che venga da fuori a popolarli. E non ci sarebbe niente di male neanche se la cosa avvenisse a Perugia, ma fosse promossa solo da uno di quei gruppi col pallino delle rievocazioni.
Invece, per capire di cosa stiamo parlando, va divulgato a chi non lo sapesse che in questi giorni chi si trova a passare per la home del sito istituzionale del comune di Perugia, si trova in faccia la foto che vedete; ancora, tanto per capire, occorre sapere che oltre ai centomila euro devoluti all’associazione per l’organizzazione dell’evento, il Comune si è fatto carico quest’anno, finora, di altri 30 mila euro di spesa, impiegati per la stampa del materiale pubblicitario, per la pubblicità che compare praticamente su tutti i muri della città, per il noleggio dei bagni chimici e per l’assegnazione della regia artistica (15 mila euro, solo quest’ultima).
Non ci sarebbe niente di male neanche se l’evento, al di là del suo dubbio spessore, investisse davvero la città recuperandone un pezzo di storia sentito dai perugini. Invece, tanto per dire, nel sito di “Perugia 1416”, si trova anche il link “Scopri il tuo rione”; ora, anche qui, per capire di cosa stiamo parlando, se provate a dire a un senese: “Scopri il tuo rione”, ben che vada vi ritrovereste davanti a una sequela di insulti: “Ciccio, tu vieni a dire a me di scoprire il mio rione?!”. Invece ai perugini occorre dirlo, “scopri il tuo rione”, perché il rione non è un’entità territoriale sentita; perché Perugia 1416 non esiste nella coscienza dei residenti; e perché questo è un evento che ricorda un po’ il tentativo di trapiantare una palma al polo nord: si estinguerà da sé, non attecchirà mai, neanche a investirci soldi, come se ne stanno investendo. Perugia 1416 non diventerà mai il Palio di Siena perché il palio scorre nel sangue dei senesi; e perché manifestazioni del genere non nascono un giorno del XXI secolo perché a qualche esponente istituzionale viene la fregola della riscoperta storica; certe cose si respirano per strada, salgono su dai sampietrini, coinvolgono masse, profumano di storia vissuta e sentita.
Per tutti questi motivi Perugia 1416 assomiglia più a una sagra paesana che al Palio di Siena.
Ma siccome non si può dubitare della buona fede dell’amministrazione che tanto ci investe, occorre dire all’amministrazione, qualora le interessi,che c’è una Perugia ampia, trasversale e si può anche dire, osando, maggioritaria, che di roba come questa non sa che farsene. E che anzi giudica questa iniziativa come una metafora della deriva, dell’azzeramento di una visione di medio-lungo periodo. Che tono si dà Perugia, una città con due università, una città in cui tutti gli anni si celebra uno dei festival jazz più importanti del mondo; una città in cui ha preso piede un festival del giornalismo letteralmente internazionale; una città che fa da cornice a un festival della letteratura in lingua spagnola di respiro anch’esso planetario? Che direzione vuol far prendere a questa città un’amministrazione che investe per scimmiottare il Palio di Siena e si ritrova tra le mani una sagra paesana? Che sviluppo ha in testa una giunta che profonde tanto impegno per una cosa che non attecchirà mai e sta seduta al vertice di una delle più importanti città d’Italia?
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