venerdì 28 agosto 2009

Sempre lì a pensar male

Che poi magari Bertone non c'è andato solo per preservargli la salute, visto che Silvio nostro sta diventando più largo che lungo, come si dice dalle mie parti, e un'altra cena sarebbe stata un'altra botta di colesterolo. O magari il don temeva di trovarsi in difficoltà qualora gli fosse stato detto: "Aspettami nel letto grande, quello di Putin".

giovedì 27 agosto 2009

Sangue

Sono tornato oggi dalle parti di Akille dopo una lunga pausa estiva e la coincidenza ha voluto che ieri sia andato a donare il sangue. Così, mi permetto di fare come lui; smetto per un attimo i panni del relativista a oltranza per consigliarvi, nel caso passiate di qui, di fare la cosa che ho fatto io. Che non costa niente. Donatelo, il sangue; tra l'altro dicono anche che a noi maschietti faccia bene farlo, ogni tanto.

Delle polo col collo all'insù

Tempo fa mi è capitato di leggere in non ricordo più quale blog, un post sulla questione delle polo con il collo tirato all'insù trovando parole niente affatto lusinghiere nei confronti della categoria di persone che le indossa in quel modo. La trovai una questione marginale, e sono tuttora convinto che lo sia. Stamattina però mi è capitato di rivedere una persona della suddetta categoria. E per chissà quale rimando mentale ho pensato: ci fosse uno di quelli che ho visto indossare le polo in quel modo che mi sia stato vagamente simpatico nel corso degli ultimi anni.

L'aria che tira

Fino a un certo punto gli allarmi (razzismo, omofobia, sessismo) mi trovavano pronto a scattare. Poi mi è sembrato di capire che c'è una categoria di persone che vede il marcio anche dove non c'è; che confonde le cose, le ingigantisce, a volte. Non sto tentando di argomentare che certi problemi non esistono; altro che se esistono. E' che c'è chi li combatte in maniera sbagliata e conformista (anche se è un conformismo che veste i panni dell'anticonformismo), banalizzandoli perché mette sullo stesso piano quantità e qualità diverse. Ora però, di fronte alla reiterazione di episodi vomitevoli, comincio a convincermi che magari non sarà allarme, ma non è un bellissimo periodo in cui vivere.

venerdì 21 agosto 2009

Insofferente

Che poi uno rimane in città ad agosto, la vede svuotarsi, ci passeggia la sera largo dove prima stava strettissimo. E gli viene da dire a quelli che rientrano: ma non potevate rimanerci un po' di più in villeggiatura?

Stand by

Blog inattivo da settimane, ma non crediate, non si stanno facendo ferie lunghe. Anzi, quelle fatte sono già quasi sepolte sotto lo stress da lavoro. E non è neanche che non si abbiano idee; è che sono confuse.

domenica 2 agosto 2009

2 agosto

E' successo per la ventottesima volta, credo. Il ricordo, la manifestazione, le fasce istituzionali attorno a corpi di sindaci e presidenti, i gonfaloni. E i fischi. E i commenti dei fischiati. Sempre uguali, nonostante nel frattempo siamo stati catapultati in un altro mondo. E non ci sono più muri, i blocchi si sono globalizzati fino a diventare una cosa sola, o quasi; il gelo della guerra fredda s'è sciolto e c'è la Cina con cui si fanno affari, mica l'Urss dei comunisti a tre narici. E c'è Obama, altro che Reagan. E i giovani scrivono sui muri "passerotta t.v.b.", non più "spranghe al fascio" o "camerata pinco pallino presente!"; e attaccano lucchetti dell'amore dove possono e buttano via le chiavi, non vergano più sui muri stelle a cinque punte e croci celtiche. Ecco, se si dovesse spiegare cos'è l'inerzia si potrebbe partire da qui: dai fischi e dai commenti ai fischi che appartengono a una stagione passata ma si sono trasferiti armi e bagagli in quella nuova anche perché sulla vecchia continua, chissà perché, a battere l'ombra. Io ebbi la (s)fortuna di capire l'essenza di quella stagione che ero ragazzino, la mattina del 2 agosto 1980, quando incrociai lo sguardo di mia madre che mi diceva "corri, accendi la televisione che a Bologna è successo un macello". In quegli occhi incrociati per una frazione di secondo, non esagero, c'era la strategia della tensione, anche se l'avrei capito qualche anno dopo. E l'avrei capito anche perché ebbi la (s)fortuna di incrociare quello sguardo che era il ritratto dello sgomento e valse più di una lezione di storia.