Care gerarchie ecclesiastiche, il titolare qui mantiene nei vostri confronti un atteggiamento laico, nonostante non riesca neanche a comprendere la vostra stessa presenza su questa terra. Mi spiego: quando parlate di preservativi e/o tentate di imporre tempi e modi dello stare in società, non vi si prende proprio in considerazione, seppure non vi si toglierebbe mai il diritto di parola. Altre volte, quando vi cimentate sui temi dell'inizio e della fine dell'esistenza, della procreazione, dell'eugenetica, dei rapporti tra scienza e vita insomma, vi si ascolta rispettosamente pur condividendo poco di quello che dite. Anzi, vi si invidia anche, capaci come siete di focalizzare una delle questioni centrali per il genere umano oggi, qualità davvero rara in giro. Ma, qui sta il punto, nonostante da queste parti si sia convinti che il vostro agire terreno abbia assai poco di spirituale e quindi si debba essere preparati più di altri, si rischia sempre un rigurgito di pesante ancticlericalismo ogni volta che ci si trova davanti a notizie come questa. Perché vi si riconosce il diritto a blaterare quanto volete su tutti i campi dello scibile: provvidenzialmente sono finiti i tempi in cui avevate diritto di vita e di morte sulla gente, così la vostra parola non è più così condizionante (almeno alle nostre latitudini, ché altrove i vostri omologhi, o i loro seguaci, con cui vi contendete il controllo planetario della sfera non legata alla materia ne fanno di ogni). A volte anzi, la vostra voce è anche interessante da sentire, nonostante pieghiate tutto ai vostri interessi superiori. Ma mi piace farvi sapere che io a voi non darei neanche un centesimo dei miei, preferendo che venissero impiegati per chiudere le crepe delle scuole pubbliche (cioè di tutti) che crollano qua e là nel mio paese. Invece voi trovate sempre il modo per spillarmene senza che io possa fare nulla. E ci abbellite le vostre di scuole, dove non si sa perché dobbiate avere il diritto di pagare i vostri insegnanti con i miei soldi.
Corriere
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