Il silenzio di Silvio Berlusconi nei giorni successivi alla sentenza della Cassazione non è stato frutto del caso. Berlusconi era morto. Un attacco apoplettico l'ha colpito quando dalla finestra della sua camera ha visto tutto lo stato maggiore del suo partito che veniva a visitarlo subito dopo il pronunciamento dei giudici. «Cicchitto, Fitto, oddio c'è pure la Polverini; tutti insieme no, non li reggo, stavolta non ce la facc...», queste le ultime parole che sono state sentite pronunciare all'anziano leader. I maggiorenti del Pdl hanno deciso di non rendere subito pubblica la notizia per non gettare l'elettorato nello sconforto. E la mossa si è rivelata quanto mai azzeccata, visto che dopo tre giorni Berlusconi si è nuovamente palesato facendo gridare al miracolo. Questo è quello che è successo in quei tre giorni nell'aldilà.
Primo giorno. Berlusconi sulla riva del fiume Acheronte attacca bottone con Caronte e tenta di corromperlo: «Ha detto che se lo avessi lasciato libero di risalire mi avrebbe spedito un motore nuovo di zecca per la mia zattera in modo che io non sarei più stato costretto a faticare remando tutto il giorno», è stata la denuncia del traghettatore. Solo quando si sono avvicinati due membri degli Hell's Angels morti durante una rissa negli anni Settanta e di cui Caronte si serve tuttora per far muovere i più restii a salire in barca, il leader del Pdl si è convinto. Una volta giunto sull'altra sponda, a Berlusconi che si lamentava per il gran caldo si è rivolta una voce che è rimbombata in tutti i gironi dell'Inferno: «Taci peccatore, e stai a sentire piuttosto: tu sei uno dei pochi a poter scegliere la sua destinazione. Noi qui abbiamo l'imbarazzo della scelta, quindi dicci tu se preferisci andare nel cerchio dei lussuriosi o in quello dei frodatori». Lui, Silvio, non ci ha pensato più di un attimo: «Lussuriosi, almeno lì forse si tromba». Appena giunto però, è dovuto ricorrere alle cure dei medici essendo stato colpito al volto da una badilata sferrata da Marco Antonio, che l'aveva visto fare la manomorta con Cleopatra.
Secondo giorno. Il leader del Pdl capisce che non c'è tempo da perdere e si mette subito in azione. Contatta Pol Pot, Stalin, Nerone, Hitler, Mussolini e Pinochet per mettere a punto una strategia di difesa. «Quello che ci accomuna è che siamo tutti vittime di malintesi e ingiustizie - è l'arringa di Berlusconi -, occorre chiedere udienza a Dio e convincerlo che si è fatto fuorviare da chi ci ha giudicato in terra con acrimonia e pregiudizio». Poi si rivolge ai suoi interlocutori uno ad uno: «Tu, Adolf, incompreso amante della purezza; tu, Augusto, impagabile uomo d'ordine; tu Pol Pot, condottiero instancabile; tu Josiph, che non ti sarò mai abbastanza grato per avermi offerto tanti spunti polemici contro i miei avversari; tu, Nerone, imperatore sopraffino cultore della musica e infine tu, Benito, che non credo ci possano essere altri in grado di capirti quanto me. Noi insieme siamo una forza». Ma è stato in quel momento che la voce che l'aveva rimproverato il giorno prima è tornata a tuonare: «Taci peccatore, e sappi che costoro non possono sentirti. Qui all'Inferno non è come da voi: abbiamo brevettato un sistema che riconosce le cazzate un attimo prima che vengano pronunciate e non consente che arrivino ai padiglioni auricolari di alcuno. È da ieri che sono solo io a sorbirmi le enormità che spari».
Terzo giorno. Berlusconi, attraverso Lucifero, minaccia Dio di farlo contattare da una delegazione composta da Cesare Previti, Marcello Dell'Utri e dallo stalliere di Arcore, Vittorio Mangano, se non gli verrà concessa la possibilità di diramare un messaggio a reti unificate visibile e ascoltabile da tutto l'aldilà. Il Padre eterno, impaurito per la prima volta da sempre, cede. Nel messaggio Berlusconi attacca a testa bassa e invita Inferno, Purgatorio e «anche coloro che in Paradiso non si sentono adeguatamente valorizzati» a ribellarsi contro il Regno di uno che «nonostante faccia di tutto per mostrarsi infinitamente buono è in odore di comunismo. È noto a tutti che il figlio di costui scacciò i mercanti dal tempio. Cosa fu quella mossa se non un chiaro attentato al libero mercato, ben prima che Marx scrivesse il Manifesto? E da chi Gesù ricevette insegnamenti se non da quello che è unanimemente riconosciuto suo padre». È a quel punto che Dio convoca san Pietro e lo costringe a scendere all'Inferno per consegnare la chiave della porta d'uscita a Berlusconi: «Mandalo via e regalagli l'immortalità. Uno così io non lo voglio più vedere. Per farci perdonare, a quelli che di là saranno costretti a sopportarlo faremo uno sconto di pena quando arriveranno qui».
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