sabato 12 novembre 2022

La bozza di accordo Italia-Francia

Una possibile soluzione alla crisi diplomatica tra Francia e Italia è stata messa a punto da Giorgia Meloni e Marine Le Pen.

A dire il vero la leader della destra francese aveva chiamato Palazzo Chigi per capire come si potessero vincere le elezioni con parole d’ordine bizzarre come «Difendiamo i confini dall’invasione» in un paese che non vede truppe straniere sul proprio territorio da più di settant’anni, o come si riesca a far credere che la misura di innalzare il limite dei pagamenti in contanti a 5 mila euro sia una misura per favorire i poveri che non possono permettersi di avere il bancomat. L’altra curiosità di Le Pen era sapere come si possano illudere milioni di elettori che un governo fondi tutto sul merito avendo al proprio interno Daniela Santanchè e Gennaro Sangiuliano. «Io sono tre volte che provo a diventare capo dello Stato, sparo cazzate anche più grosse, eppure non ci sono ancora riuscita», si era sfogata con i suoi collaboratori Le Pen in preda a una crisi di nervi.

La videoconferenza con Parigi non è iniziata nel migliore dei modi. Il collaboratore di Le Pen diceva di cercare «Madame la présidente», ma dall’altro capo gli è stato risposto: «Qui non c’avemo nessuna madame, qui c’avemo er presidente del Consiglio, mica semo froci». C’è voluto l’intervento di Crosetto, che ha minacciato il segretario di Meloni con la fiamma ossidrica e ha preso in mano la situazione, per ristabilire la calma.

Dopo i primi convenevoli («Come ti trovo bene, cara», ha detto Le Pen; «Chiamami caro, sono diventato presidente», ha puntualizzato Meloni), le due hanno affrontato la questione dei rapporti tesi tra i due paesi. Quando gli è stato chiesto di procurare l’occorrente per stendere una bozza, l’assistente di Meloni si è presentato con un manganello. Crosetto, torcendogli il braccio dietro la schiena per non farsi vedere, gli ha sussurrato all’orecchio che si trattava di una metafora: occorrevano carta e penna. L’assistente ha brontolato sostenendo che questa metafora doveva essere proprio leggerina se bastava una penna per stenderla. A quel punto il ministro della Difesa ha usato le maniere forti: «Ti costringo per un mese a guardare tutte le sere Damilano», così l’assistente ha eseguito l’ordine.

Il lodo Meloni-Le Pen prevedeva originariamente che la Francia e l’Italia si scambiassero di posto. Ma a quel punto è intervenuto Raffaele Fitto, che rispolverando delle reminiscenze di geografia astronomica, ha detto che la cosa gli pareva di difficile applicabilità. È stato allora deciso che gli italiani verranno trasferiti in Francia e viceversa. «Noi abbiamo la Legione straniera, che sa farsi valere sicuramente meglio dei vostri soldati contro l’esercito di donne, bambini e uomini reduci dalle torture in Libia che sta invadendo l’Europa», ha detto Le Pen. A quel punto Crosetto, che fa il ministro della Difesa ma non poteva dire la sua, per sfogarsi ha dato una gomitata sulla bocca dello stomaco all’assistente di Meloni.

Il governo italiano, scartata la prima ipotesi di stabilirsi a Vichy, andrà all’Eliseo. Si conta che Macron accetti lo scambio poiché pare che la moglie sia innamorata di Roma. Le Pen si accontenterebbe in un primo momento di guidare l’opposizione da Salò. Salvini, per acclimatarsi, si è subito recato nell’estremo nord della Francia, a Calais, dove è rimasto deluso poiché si aspettava di vedere in lontananza le Alpi, invece ha trovato il mare. Il leader della Lega ha esclamato «L’aria è cambiata!». «Grazie al cazzo, siamo a mille chilometri da casa», gli ha risposto Fedriga che faceva parte della delegazione leghista e punta adesso ad accorpare Bretagna, Normandia e Alta Francia per staccarle dal resto del paese. Rimarrebbe a quel punto il problema di dove collocare Attilio Fontana, ma si confida di lasciarlo in Lombardia continuando a illuderlo di governarla.

La proposta pare piaccia ai due presidenti del Senato e della Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, che sono riusciti ad emendarla facendo inserire degli esami obbligatori di mascolinità per tutta la popolazione di sesso maschile al compimento del diciottesimo anno e dei campi di recupero per chi presenti rischi di effeminatezza.

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