Una possibile soluzione alla crisi diplomatica tra Francia e Italia è stata messa a punto da Giorgia Meloni e Marine Le Pen.
A
dire il vero la leader della destra francese aveva chiamato Palazzo
Chigi per capire come si potessero vincere le elezioni con parole
d’ordine bizzarre come «Difendiamo i confini dall’invasione» in un paese
che non vede truppe straniere sul proprio territorio da più di
settant’anni, o come si riesca a far credere che la misura di innalzare
il limite dei pagamenti in contanti a 5 mila euro sia una misura per
favorire i poveri che non possono permettersi di avere il bancomat.
L’altra curiosità di Le Pen era sapere come si possano illudere milioni
di elettori che un governo fondi tutto sul merito avendo al proprio
interno Daniela Santanchè e Gennaro Sangiuliano. «Io sono tre volte che
provo a diventare capo dello Stato, sparo cazzate anche più grosse,
eppure non ci sono ancora riuscita», si era sfogata con i suoi
collaboratori Le Pen in preda a una crisi di nervi.
La
videoconferenza con Parigi non è iniziata nel migliore dei modi. Il
collaboratore di Le Pen diceva di cercare «Madame la présidente», ma
dall’altro capo gli è stato risposto: «Qui non c’avemo nessuna madame,
qui c’avemo er presidente del Consiglio, mica semo froci». C’è voluto
l’intervento di Crosetto, che ha minacciato il segretario di Meloni con
la fiamma ossidrica e ha preso in mano la situazione, per ristabilire la
calma.
Dopo i primi convenevoli («Come ti trovo bene, cara», ha
detto Le Pen; «Chiamami caro, sono diventato presidente», ha
puntualizzato Meloni), le due hanno affrontato la questione dei rapporti
tesi tra i due paesi. Quando gli è stato chiesto di procurare
l’occorrente per stendere una bozza, l’assistente di Meloni si è
presentato con un manganello. Crosetto, torcendogli il braccio dietro la
schiena per non farsi vedere, gli ha sussurrato all’orecchio che si
trattava di una metafora: occorrevano carta e penna. L’assistente ha
brontolato sostenendo che questa metafora doveva essere proprio
leggerina se bastava una penna per stenderla. A quel punto il ministro
della Difesa ha usato le maniere forti: «Ti costringo per un mese a
guardare tutte le sere Damilano», così l’assistente ha eseguito
l’ordine.
Il lodo Meloni-Le Pen prevedeva originariamente che la
Francia e l’Italia si scambiassero di posto. Ma a quel punto è
intervenuto Raffaele Fitto, che rispolverando delle reminiscenze di
geografia astronomica, ha detto che la cosa gli pareva di difficile
applicabilità. È stato allora deciso che gli italiani verranno
trasferiti in Francia e viceversa. «Noi abbiamo la Legione straniera,
che sa farsi valere sicuramente meglio dei vostri soldati contro
l’esercito di donne, bambini e uomini reduci dalle torture in Libia che
sta invadendo l’Europa», ha detto Le Pen. A quel punto Crosetto, che fa
il ministro della Difesa ma non poteva dire la sua, per sfogarsi ha dato
una gomitata sulla bocca dello stomaco all’assistente di Meloni.
Il
governo italiano, scartata la prima ipotesi di stabilirsi a Vichy,
andrà all’Eliseo. Si conta che Macron accetti lo scambio poiché pare che
la moglie sia innamorata di Roma. Le Pen si accontenterebbe in un primo
momento di guidare l’opposizione da Salò. Salvini, per acclimatarsi, si
è subito recato nell’estremo nord della Francia, a Calais, dove è
rimasto deluso poiché si aspettava di vedere in lontananza le Alpi,
invece ha trovato il mare. Il leader della Lega ha esclamato «L’aria è
cambiata!». «Grazie al cazzo, siamo a mille chilometri da casa», gli ha
risposto Fedriga che faceva parte della delegazione leghista e punta
adesso ad accorpare Bretagna, Normandia e Alta Francia per staccarle dal
resto del paese. Rimarrebbe a quel punto il problema di dove collocare
Attilio Fontana, ma si confida di lasciarlo in Lombardia continuando a
illuderlo di governarla.
La proposta pare piaccia ai due
presidenti del Senato e della Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo
Fontana, che sono riusciti ad emendarla facendo inserire degli esami
obbligatori di mascolinità per tutta la popolazione di sesso maschile al
compimento del diciottesimo anno e dei campi di recupero per chi
presenti rischi di effeminatezza.
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