mercoledì 14 gennaio 2009
Questione personale
Allora, le cose stanno così: ultimamente la gente che conosce meglio il titolare della roba che state leggendo sostiene che sto diventando di destra (per chi l'avesse perso e non resistesse, e anche perché ripetersi non è la cosa più bella del mondo, qui c'è qualche cenno alla questione). L'altro giorno, parlando con una persona che mi conosce molto meno, ho destato meraviglia dichiarando che i cantautori mi hanno sempre annoiato; che non sono mai riuscito a pagare per un concerto di Guccini; che mi addormentai a un concerto degli Inti Illimani (ero bambino, però, ma non me ne pento affatto anche se ho suonato diverse volte el pueblo unido in comitiva, ma quel pezzo è un'altra storia); che salvo alcune cose di De Gregori, mi piace molto il Pino Daniele pre-rincoglionimento precoce (il live Sciò rappresenta la punta massima da cui poi si è cominciati a scendere nel precipizio); sono stato abbastanza sotto con Edoardo Bennato (col quale ho iniziato a suonare la chitarra, con i suoi pezzi intendo), poi anche lui si è rincoglionito precocemente (sarà l'aria di Napoli?); sono conformista su Battisti (nel senso che mi piace come al 90 per cento degli italiani, credo) e su De Andrè ho ripetuto le cose dette qui, aggiungendo che le sue poesie andrebbero fatte studiare nelle scuole. "Ma dai, io ti pensavo molto più schierato coi cantautori, ti piace proprio Bennato che tra loro è uno dei più fantasiosi", mi sono sentito dire. "Mi sa che hai di me un'immagine troppo ortodossa", ho risposto. Poi mi sono detto che quell'immagine, sia a chi ritiene che sto scivolando a destra, sia a chi mi reputa una sorta di comunista vecchio stampo anche se quando è crollato il muro avevo appena 21 anni, sono io a fornirla in qualche modo. Allora, metto a verbale quanto segue, anche se le definizioni non mi piacciono e sono pronto a prenderne le distanze appena finito di scrivere il post: mai avuto in tasca tessere che non fossero bancomat o di qualche circolo Arci in cui si faceva musica dal vivo o di qualche cineteca; sempre visto con sospetto le ortodossie di ogni tipo, tanto che la mia partecipazione alla vita della sinistra si è tradotta in una frequentazione, anche attiva, di centri sociali e nella lettura quotidiana del manifesto (che per chi lo conosce può avere tutti i difetti del mondo tranne quello di essere ortodosso; rigido magari sì, ma non ortodosso); mai indossato eschimi; avuti i capelli lunghi e indossato jeans sdruciti in una provincia degli Ottanta caratterizzata dal gel e della plastica molto più di quanto lo fossero le metropoli; amato Jim Morrison nell'unica parentesi in cui non era un mito per i ventenni dell'epoca (gli Ottanta, appunto); votato Rifondazione solo perché era rappresentata da Bertinotti (me ne rendo conto ora che lui è uscito di scena). Dichiaro inoltre di non riuscire a capire quelli che orfani della sinistra radicale abbracciano Di Pietro e di guardare al Pd con sconforto crescente dopo aver votato Veltroni con una certa convinzione. Se siete riusciti ad arrivare fino a qui, complimenti per la pazienza, ché vi siete sorbiti una sequela volta più a rassicurare me stesso in crisi d'identità - visti i diversi caratteri che mi si appiccicano addosso - che a comunicare qualcosa.
martedì 13 gennaio 2009
Il Medio oriente in casa
Quelli che piovono bombe dal cielo ma bisogna condannare Hamas, quelli che manifestano contro Israele e poi s'inginocchiano in direzione della Mecca per pregare Allah e quelli che cominciano a non tollerare più né gli uni né gli altri.
lunedì 12 gennaio 2009
La cattiva strada
Abbiate pazienza. Questo post sarebbe stato una battuta ed è diventato una cosa un po' più lunga e articolata per quel curioso impasto di rimandi, rimpalli mentali, coincidenze e retroterra che sovrintende le cose umane. La battuta era più o meno questa: visto l'eccesso di celebrazioni di Fabrizio De Andrè in corrispondenza del decennale della sua scomparsa c'è più di qualcuno che si sta sbagliando, che non ha letto o ha capito male le sue poesie, visto che dei semi gettati da quelle parole non si scorgono grandi frutti. Nel momento però in cui quel concetto stava per diventare un post, è insorto un dubbio: ci dev'essere dell'altro se un artista sempre in direzione ostinata e contraria riceve un tributo così corale, ecumenico, plebiscitario. E allora si è provato a darsi una spiegazione di ciò che succede con De Andrè, al di là della grandezza poetica che l'ha reso universale. E si è tentato di scorgere qualche ragione in più, meno diretta e di pancia, rispetto alla battuta.
1) Il panorama ampio di De Andrè rivela la scompostezza e la meschinità della vita di tutti i giorni; quella in cui sei pronto a maledire chi arriva un attimo prima di te e ti soffia l'unico parcheggio libero, quella dove alla macchina del caffè ti capita (se non sei pessimo) di sentirti di non poterti esimere dal sorrisino alla battuta maschilista del collega o (se sei un po' peggio) di fare tu la battuta che entra pesantemente nella vita privata di una terza persona passata di lì un istante prima; quella dove è meglio lasciar perdere le strade poco battute e buttarsi su quelle percorse dai più. Rivelandoci la scompostezza della vita comunemente considerata normale dovrebbe quindi restituirci l'immagine di noi goffi, impauriti, maldestri e maliziosi, invece no. Lo specchio in cui ci fa tuffare De Andrè cantando i margini è di un bello che non diresti mai possa arrivare dalla tragedia di Marinella o dal racconto della grettezza di un giudice. Perché De Andrè ci restituisce quello che ci manca: la dimensione della comprensione, la contemplazione della possibilità di errare e anzi la potenziale fruttuosità dell'errore stesso. De Andrè ci canta insomma il bello che abbiamo perso, quello che vorremmo essere. E piacendoci quelle parole, ci sentiamo un po' più a posto con la coscienza, un po' meglio di quello che siamo quotidianamente.
2) Piacendoci i testi di De Andrè, si sentiamo mondati, insomma. Ma non solo. Ci sentiamo anche gratificati nel gusto dell'essere contro che la nostra fame di integrazione ci ha fatto ingoiare ma che cova sotto la cenere (che poi ci sia chi il gusto dell'andare contro non l'ha mai provato neanche nella culla è un altro discorso). Anzi. Piacendoci De Andrè non siamo neanche costretti a fare o dire qualcosa contro, ci basta il gusto di pensare: ha ragione. E così, siamo un po' contro anche noi, pure se indossiamo tutti i giorni la camicia bianca e la cravatta blu (che poi c'è chi le indossa senza accorgersene neanche, ma anche questo è un altro discorso).
3) Nell'esplosione della De Andrè-mania c'è anche un po' di (in)sano conformismo. Perché come fai a non stare contro le prostitute che infestano le nostre strade, ma allo stesso tempo come fai a non stare con Bocca di Rosa che ha contro le comari del paesino? Come fai a non stare con Marinella anche se lei è tutte le donne che subiscono violenza ogni giorno ma tu non te ne accorgi neanche e anzi, contribuisci a volte ad alimentare l'immagine collettiva della donna che sì, è pari però anche un po' no? Come fai a non essere contro la guerra ascoltando la storia di Piero ma allo stesso tempo non accodarti a chi dice che bè, a questi musulmani occorre rimetterli al loro posto? E come fai a non essere vicino ad Andrea che aveva un amore coi riccioli neri maschio pure lui ma a non provare il gusto della battuta sulla verginità del di dietro di chi frequenta un certo tipo di locali? Ecco in tutti questi atteggiamenti che potrebbero apparire schizofrenici c'è il comune denominatore del conformismo che i testi di De Andrè mettevano alla berlina. E chissà quanto ne sarebbe contento lui, il cantore della cattiva strada, il cantore del letame da cui possono nascere diamanti, il cantore dei vicoli bui delle puttane criminalizzati di giorno e frequentati di notte, di questa unanimità conformistica; chissà quanto e se sarebbe contento allo scoprire che questa società nevrastenica che non esige altro che legge e ordine lo ama, lui, che comprese e perdonò i suoi rapitori. E allora, dopo aver detto che ha toccato con i suoi testi punte di universalità, il blog lo saluta in maniera non conformista, mandandogli a dire che Creuza de mà sarebbe uno di quei dischi che si caricherebbero sull'Ipod se si fosse in partenza senza ritorno per Marte, ma che alcune altre sue cose dal punto di vista musicale sono state davvero noiose e si salvano solo per le poesie che accompagnavano.
1) Il panorama ampio di De Andrè rivela la scompostezza e la meschinità della vita di tutti i giorni; quella in cui sei pronto a maledire chi arriva un attimo prima di te e ti soffia l'unico parcheggio libero, quella dove alla macchina del caffè ti capita (se non sei pessimo) di sentirti di non poterti esimere dal sorrisino alla battuta maschilista del collega o (se sei un po' peggio) di fare tu la battuta che entra pesantemente nella vita privata di una terza persona passata di lì un istante prima; quella dove è meglio lasciar perdere le strade poco battute e buttarsi su quelle percorse dai più. Rivelandoci la scompostezza della vita comunemente considerata normale dovrebbe quindi restituirci l'immagine di noi goffi, impauriti, maldestri e maliziosi, invece no. Lo specchio in cui ci fa tuffare De Andrè cantando i margini è di un bello che non diresti mai possa arrivare dalla tragedia di Marinella o dal racconto della grettezza di un giudice. Perché De Andrè ci restituisce quello che ci manca: la dimensione della comprensione, la contemplazione della possibilità di errare e anzi la potenziale fruttuosità dell'errore stesso. De Andrè ci canta insomma il bello che abbiamo perso, quello che vorremmo essere. E piacendoci quelle parole, ci sentiamo un po' più a posto con la coscienza, un po' meglio di quello che siamo quotidianamente.
2) Piacendoci i testi di De Andrè, si sentiamo mondati, insomma. Ma non solo. Ci sentiamo anche gratificati nel gusto dell'essere contro che la nostra fame di integrazione ci ha fatto ingoiare ma che cova sotto la cenere (che poi ci sia chi il gusto dell'andare contro non l'ha mai provato neanche nella culla è un altro discorso). Anzi. Piacendoci De Andrè non siamo neanche costretti a fare o dire qualcosa contro, ci basta il gusto di pensare: ha ragione. E così, siamo un po' contro anche noi, pure se indossiamo tutti i giorni la camicia bianca e la cravatta blu (che poi c'è chi le indossa senza accorgersene neanche, ma anche questo è un altro discorso).
3) Nell'esplosione della De Andrè-mania c'è anche un po' di (in)sano conformismo. Perché come fai a non stare contro le prostitute che infestano le nostre strade, ma allo stesso tempo come fai a non stare con Bocca di Rosa che ha contro le comari del paesino? Come fai a non stare con Marinella anche se lei è tutte le donne che subiscono violenza ogni giorno ma tu non te ne accorgi neanche e anzi, contribuisci a volte ad alimentare l'immagine collettiva della donna che sì, è pari però anche un po' no? Come fai a non essere contro la guerra ascoltando la storia di Piero ma allo stesso tempo non accodarti a chi dice che bè, a questi musulmani occorre rimetterli al loro posto? E come fai a non essere vicino ad Andrea che aveva un amore coi riccioli neri maschio pure lui ma a non provare il gusto della battuta sulla verginità del di dietro di chi frequenta un certo tipo di locali? Ecco in tutti questi atteggiamenti che potrebbero apparire schizofrenici c'è il comune denominatore del conformismo che i testi di De Andrè mettevano alla berlina. E chissà quanto ne sarebbe contento lui, il cantore della cattiva strada, il cantore del letame da cui possono nascere diamanti, il cantore dei vicoli bui delle puttane criminalizzati di giorno e frequentati di notte, di questa unanimità conformistica; chissà quanto e se sarebbe contento allo scoprire che questa società nevrastenica che non esige altro che legge e ordine lo ama, lui, che comprese e perdonò i suoi rapitori. E allora, dopo aver detto che ha toccato con i suoi testi punte di universalità, il blog lo saluta in maniera non conformista, mandandogli a dire che Creuza de mà sarebbe uno di quei dischi che si caricherebbero sull'Ipod se si fosse in partenza senza ritorno per Marte, ma che alcune altre sue cose dal punto di vista musicale sono state davvero noiose e si salvano solo per le poesie che accompagnavano.
Giove permettendo
Imprevisti e accidenti a parte, se vi interessa la radio ricomincia a trasmettere con una qualche accettabile regolarità (e la playlist di oggi è molto rock).
venerdì 2 gennaio 2009
Se non l'avete ancora visto (recensione minima)
Come dio comanda merita il prezzo del biglietto d'ingresso al cinema. E forse anche qualcosa (forse molto) di più.
Buoni propositi (il lato oscuro della tecnologia)
Qui si continuano ad acquistare e ricevere in regalo delle calamitanti Moleskine ma sempre più spesso, compressi dal tempo che manca per mettere nero su bianco le cose, per ricordare quelle fatte in un determinato giorno o periodo si riesumano scontrini, biglietti di mezzi di trasporto vari e/o di mostre ed eventi seguiti, si consulta il registro delle telefonate fatte e ricevute al cellulare e quello degli sms. A volte, addirittura, si ricorre all'estratto del conto corrente e non di rado alla rete. Nel 2009 ci si ripromette di tornare alla cara, vecchia scrittura con carta e penna.
giovedì 1 gennaio 2009
In musica
Il post che inaugura l'anno ha un sapore sempre un po' speciale e il titolare qui cercava un argomento all'altezza per cominciare il 2009. Il pretesto me lo dà una sorta di gioco che s'è fatto la notte appena alle spalle. Prendendo spunto da un vecchio speciale di Xl, è stata messa a confronto la classifica di diverse persone lì presenti dei tre album "da avere assolutamente" dei Rolling Stones. Qui s'è risposto: Sticky fingers, Exile on main street e Beggars banquet (l'ordine non è casuale). Poi è spuntata la rivista e, complici i numerosi brindisi, tutti hanno ritenuto di leggere che quello era lo stesso trittico scelto dal redattore (che pur se tacciato di sparare cazzate, si chiama sempre Bertoncelli). Poi si è tornati a casa, si è scovato l'articolo e si è constatato che le due classifiche non coincidono perfettamente. Poco male, Let it bleed, cioè l'ellepì che rende le due graduatorie non coincidenti, il titolare qui l'aveva comunque inserito tra i "quasi fondamentali", cioè dove lo stesso Bertoncelli colloca comunque Exile on main street. Per la cronaca, mentre avveniva tutto questo dallo stereo suonava It's only Rock'n'roll e cinque pargoli, il più anziano dei quali nato a distanza di venticinque anni dall'uscita del disco, si dimenavano a ritmo.
PS: a proposito, come diceva quello: buon anno ragazzi.
Wikipedia, Xl, Youtube
PS: a proposito, come diceva quello: buon anno ragazzi.
Wikipedia, Xl, Youtube
martedì 30 dicembre 2008
Cose che si vedono in giro (di questi tempi)
Un portachiavi penzolante dalla tasca dei jeans della persona che ti sta davanti in fila all'ufficio postale con su scritto: "Shalom".
lunedì 29 dicembre 2008
Apparenza (post effimero)

Non conoscendola, non si ha nulla da dire in merito alla vicenda che ha portato alle dimissioni di Di Pietro jr dall'Idv comunicate attraverso il blog del padre (un figlio che comunica attraverso il blog del padre, poi dicono che gli anziani sono indietro in tecnologia rispetto ai giovani). Ma no, a pensarci bene una cosa la si può dire: Di Pietro jr, oltre a essere uno dei pochi figli indietro in tecnologia rispetto al padre, fisicamente sembra il padre di suo padre.
Di Pietro
venerdì 26 dicembre 2008
Buone feste
Anche se magari può esservi capitato il 24 pomeriggio di avere scoperto che il rubinetto della cucina perde acqua da sotto e siete stati costretti a chiuderlo per aprirlo solo in casi di stretta necessità e il 26 che la vostra auto si sia messa a camminare con un cilindro in meno. Non vi è capitato? Certo, queste sono cose che succedono solo nella fantasia.
martedì 23 dicembre 2008
Wizzo Awards 2008
- Disco in copyright: Sigur Ros - Med sud I eyrum vid spilum endalaust
- Disco in copyleft (ex aequo) : The Vox - The woman who lives in the aeroplane; Brad Sucks - Out of it
- Libro: Sandrone Dazieri - E' stato un attimo (letto in ritardo di due anni rispetto all'uscita, ma non si può mica essere sempre puntuali)
- Film: Into the wild
giovedì 18 dicembre 2008
Stime
Tra i diversi biglietti augurali che piovono in questi giorni me n'è arrivato uno con questa frase di George Orwell: "Se la libertà significa qualcosa, allora significa diritto di dire alle persone le cose che non vogliono sentire". Stimavo già la persona che me l'ha inviato, dopo la lettura il sentimento è cresciuto.
mercoledì 17 dicembre 2008
sabato 13 dicembre 2008
Realtà virtuale
Il bello di Facebook è che lì hai amici che poi incontri per strada e neanche li saluti.
(battuta raccolta nel mondo reale)
(battuta raccolta nel mondo reale)
Musicoterapia
Assorbito da incombenze lavorative e genitoriali erano anni che non ricordavo quant'è gratificante svegliarsi al mattino e senza neanche aver aperto bene gli occhi, infilare nel lettore cd Sticky fingers e ascoltare Brown sugar al volume che merita.
giovedì 11 dicembre 2008
Scontato
Se da più parti ti segnalano che stai scivolando a destra, all'inizio reagisci stizzito, poi ti torna in mente che alle ultime elezioni politiche hai messo due croci (qui le puntate precedenti), una delle quali è la più a destra che tu abbia mai vergato su una scheda elettorale ma pur sempre al di qua del limite; alla fine ti dici che sì, sarai pure cambiato: semplificando, non accetti più di ragionare per partito preso e ti sei fatto più elastico, ma rimani sempre convinto che ci sono gli sfruttati, che ben più della metà del mondo è alla canna del gas e che quindi questo non è un sistema complessivamente ragionevole e che ambiente, libertà in generale e delle donne in particolare e qualità della vita sono capitoli che a svilupparli si farebbe la rivoluzione. Sì, alcune cose che davi per scontate ora le guardi con occhio critico. Per esempio: se ritieni che un altro mondo è possibile, devi tener conto che anche altri hanno la libertà di poterlo fare pensandolo in maniera diversa dalla tua, il mondo; puoi rimanere convinto che la chiesa, anzi, le chiese, sono istituzioni spesso dannose oltre che inutili, ma un conto è confutare ragionando i loro dogmi, altro è voler mettere il bavaglio ai loro rappresentanti o ai loro seguaci; ancora, non è detto che uno che ha votato in maniera diversa dalla tua sia per forza minus habens. Sono tre delle cose che mi sono venute in mente e che qualsiasi persona leggendole dirà a se stessa: ma sono scontate. E invece no, non sono scontate. Qui si continua tuttora a leggere quotidianamente un giornale dalla parte del torto, ma si è stati per lungo tempo intimamente convinti di aver ragione, sempre e comunque. Non sono cose scontate. La prova del nove è che se al posto di questa roba barbosa e tendenzialmente antipatica perché ti rovescia contro lo specchio in cui non vorresti mai vederti, ci si mettesse a scrivere: morte al papa, politici merdosi, Berlusconi fascista e Veltroni servo, si riscuoterebbe una serie di commenti positivi che solleticherebbe tanto l'ego. Certo, ci sarebbe la controindicazione che ci si sentirebbe come il bambino che dice cazzo, cacca e pipì per attirare l'attenzione dei grandi. Ecco, siccome quella fase qui si ritiene d'averla superata da tempo, ora si scrivono cose noiose, tendenzialmentre problematiche e sicuramente trascurabili per il prosieguo delle attività del genere umano su questa terra; che vengono lette, magari, ma non accendono le viscere per quei bei commenti tipo: sì, ben detto, dagli giù. Perché contemplare le complessità è meno coinvolgente dell'assolutizzare le proprie ragioni. E (s)ragionare per slogan è assai efficace, nell'eterno breve periodo in cui siamo sospesi. E se ti rifiuti di farlo rischi di diventare di destra. Di destra? Ma come, non è nel Dna della destra assolutizzare e in quello della sinistra relativizzare? Sì ma solo se c'è il papa che dice no al relativismo, allora si relativizza, sennò si assolutizza. Ok basta, si è scritto più di abbastanza.
mercoledì 10 dicembre 2008
No, così no
Già scioperare contro la crisi è un po' come protestare contro le condizioni meteo avverse, se poi si arriva alle stime preventive di presenze in piazza, non si sa davvero più cosa pensare.
Cgil, Repubblica
Cgil, Repubblica
martedì 9 dicembre 2008
Per esempio (della sinistra, delle città)
Una sinistra in crisi di identità potrebbe cominciare a leggere questa roba e trarne qualche spunto.
Repubblica
Repubblica
venerdì 5 dicembre 2008
Non per amore ma per soldi
Care gerarchie ecclesiastiche, il titolare qui mantiene nei vostri confronti un atteggiamento laico, nonostante non riesca neanche a comprendere la vostra stessa presenza su questa terra. Mi spiego: quando parlate di preservativi e/o tentate di imporre tempi e modi dello stare in società, non vi si prende proprio in considerazione, seppure non vi si toglierebbe mai il diritto di parola. Altre volte, quando vi cimentate sui temi dell'inizio e della fine dell'esistenza, della procreazione, dell'eugenetica, dei rapporti tra scienza e vita insomma, vi si ascolta rispettosamente pur condividendo poco di quello che dite. Anzi, vi si invidia anche, capaci come siete di focalizzare una delle questioni centrali per il genere umano oggi, qualità davvero rara in giro. Ma, qui sta il punto, nonostante da queste parti si sia convinti che il vostro agire terreno abbia assai poco di spirituale e quindi si debba essere preparati più di altri, si rischia sempre un rigurgito di pesante ancticlericalismo ogni volta che ci si trova davanti a notizie come questa. Perché vi si riconosce il diritto a blaterare quanto volete su tutti i campi dello scibile: provvidenzialmente sono finiti i tempi in cui avevate diritto di vita e di morte sulla gente, così la vostra parola non è più così condizionante (almeno alle nostre latitudini, ché altrove i vostri omologhi, o i loro seguaci, con cui vi contendete il controllo planetario della sfera non legata alla materia ne fanno di ogni). A volte anzi, la vostra voce è anche interessante da sentire, nonostante pieghiate tutto ai vostri interessi superiori. Ma mi piace farvi sapere che io a voi non darei neanche un centesimo dei miei, preferendo che venissero impiegati per chiudere le crepe delle scuole pubbliche (cioè di tutti) che crollano qua e là nel mio paese. Invece voi trovate sempre il modo per spillarmene senza che io possa fare nulla. E ci abbellite le vostre di scuole, dove non si sa perché dobbiate avere il diritto di pagare i vostri insegnanti con i miei soldi.
Corriere
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