venerdì 19 gennaio 2007

L'archivio di Neil

Per chi lo ama (il titolare qui è tra quelli) è una data da segnare a calendario. A settembre esce il volume 1 di una sorta di autobiografia musicale del buon vecchio Neil Young: otto cd di concerti e brani per gran parte inediti.
Uncut

A prescindere

La tv è fonte di grande ispirazione per blogger. Il titolare qui ne vede poca assai e il prodotto ne risente. Ieri ad esempio in un programma a caso in prima serata, capitava di ascoltare da parte di un morigeratissimo e nient'affatto estremista ospite la messa in mora della vigliaccheria dei Ds, che pure non sono cuor di leoni, ma che in questo caso venivano imputati di non fare le riforme "per non scontentare la propria gente". Riformismo a prescindere, insomma. In altri tempi si sarebbe detto: riformane uno per educarne cento.

mercoledì 17 gennaio 2007

E Dracula presidente dell'Avis

Moggi parla di educazione allo sport agli studenti di un istituto tecnico.
Repubblica

Quella è proprio l'isola che non c'è

Il Milan distanziato di 28 punti dall'Inter prima in classifica tratta l'acquisto di Ronaldo.
Gazzetta

Regaliamogli un calendario

Non che sia legittimo trarre conseguenze di causa-effetto dalle cose che sto per scrivere, però non resisto e devo dirlo: mi ha colpito il fatto che nei giorni in cui monta nei blog e non solo un certo malcontento nei confronti della mancanza di spirito innovativo da parte della compagine di governo (malcontento che peraltro non mi sento di condividere del tutto), mi sia capitato tra le mani "La ragione", periodico dei Comunisti italiani del Lazio, in cui buona parte delle immagini immortala manifestazioni dell'Italia degli anni Settanta. Chissà che, di questo passo, qualche settore più centrista della maggioranza non prenda coraggio per ripubblicare le fondamentali opere contro i referendum di quegli stessi anni messe in giro dalla Dc.
Wittgenstein, Non è niente

Vicino oriente

Nell'arco di un paio di giorni ho scoperto le seguenti due cose, che non so se abbiano un nesso, io per non sbagliare le metto in ordine cronologico di scoperta: 1) nel 1975 l'associazione italiana per i rapporti culturali con la repubblica popolare democratica di Corea dette alle stampe "Consacriamo tutti i nostri sforzi a raggiungere gli 8 milioni di tonnellate di cereali" di Kim Il Sung; 2) "Fiabe fatate", edito da Rusconi libri srl, è stampato in Cina.

Bipartisan

Michele Serra sulla querelle Moretti-Fonzie.
Repubblica

giovedì 11 gennaio 2007

Gallina vecchia fa buon brodo

Vabbè, sarò nostalgico anche se non credo di averne il requisito dell'età, avrò i paraocchi, ragionerò a senso unico e sarò anche tendenzialmente un po' snob (non mi vengono altre critiche, per ora). Però fatemi dire che ieri sera dopo essermi intrattenuto nella specialità "salti sul letto con figlia" e averla messa a nanna, non mi sono pentito di aver sentito l'esigenza di accendere la tv, spaparanzarmi sul divano e sorbirmi un'ora abbondante di un programma: era quello di Cochi e Renato.

mercoledì 10 gennaio 2007

Silenzio

Non s'odono più commenti sulla strage di Erba dopo le ultime novità. Lungi dal voler colmare il giusto silenzio, segnalo a titolo del tutto esemplificativo del clima che era montato all'indomani della mattanza, quello che era stato detto qui.
Corriere, Repubblica, dadati.it

martedì 9 gennaio 2007

E lo chiamano quarto potere

Stamattina, come tutte le mattine, sono andato in edicola. Poiché c'era qualche cliente davanti a me ho avuto l'opportunità di soffermarmi ad assistere a un vero e proprio spettacolo ginnico con l'edicolante a muoversi come un furetto alla ricerca del doppio di quanto gli veniva richiesto: per ogni giornale un altro in regalo, o un volume di enciclopedia, o qualche altro omaggio per rendere più appetibile la vendita di un pezzo di quello che è stato definito quarto potere.

Stiamo su

Due-tre buoni motivi per essere ottimisti.
Internazionale

lunedì 8 gennaio 2007

Qualcosa di sinistra

Il papa, la fame, l'ambiente.
Repubblica

Ah, l'Italia

Come tutti i luoghi comuni, anche quello secondo cui l'Italia sarebbe arretrata rispetto al resto d'Europa, del mondo o di chissà quale altra entità geografica (dipende dall'interlocutore che ti spiattella davanti la sua incontrovertibile verità), è consunto e sintomo di pigrizia. Però, a vedere che del rapporto Stern sull'effetto serra si discute in Italia oggi mentre in Gran Bretagna l'Independent ci faceva la prima pagina il 31 ottobre dell'anno scorso (se è consentita una miserrima autocitazione, lo segnalai dove bloggavo prima), la tentazione di rifugiarsi nella consunzione e nella pigrizia è forte.
Repubblica, Independent, Cafè avenue

venerdì 5 gennaio 2007

Sono in maggioranza

I migliori dieci dischi italiani del 2006 secondo gli ascoltatori di Village. Sì, Vinicio ha fatto proprio un gran bel disco.
Village

Del tirannicidio

"E' giusto uccidere un tiranno? Posta in modo così secco, la domanda - riemersa in improbabili paragoni tra l'impiccagione di Saddam Hussein e la fucilazione di Benito Mussolini - non può che avere una risposta altrettanto secca: sì, è giusto. Almeno finché il tiranno è in sella, finché la sua morte è il passaggio obbligato verso la libertà, finché non c'è altro mezzo che il tirannicidio. E sono questi "se" a fare la differenza. La differenza che chiama in causa il contesto storico con cui il giudizio etico qualche rapporto deve pure avere. Altrimenti ogni cosa diventa uguale al suo contrario e tutto si annulla".
L'attacco dell'editoriale di Gabriele Polo sul manifesto di stamattina chiude, almeno per me, quell'andirvieni di riflessioni ed emozioni apertosi con l'impiccagione di Saddam Hussein. Perché pur essendo fermamente contrario alla pena di morte nella giustizia ordinaria, ritengo che quando c'è di mezzo un tiranno, per giunta particolarmente sanguinario, la prospettiva cambi. Quando tutta Italia e mezza Europa, nelle ore immediatamente successive alla morte di Saddam, lamentavano la mancanza di umanità del gesto, l'elemento che mi ha fatto uscire dal coro è stato proprio il ripensare al fatto che la mia gente il suo dittatore l'ammazzò e che io non mi sento affatto di condannare, neppure a più di sessant'anni dai fatti, quella scelta. Anzi. Allora questo stracciarsi le vesti per la morte data a Saddam non mi penetrava. Mi veniva da pensare più ai curdi gasati, agli oppositori sistematicamente eliminati, al fatto che molti di quelli che protestavano per l'impiccagione di Saddam avrebbero viceversa gioito se Pinochet invece di morire nel suo letto fosse stato fucilato da un plotone di esecuzione e che l'onestà intellettuale in loro era come il sole di notte. E ne concludevo che sì, il tirannicidio è una necessita storica. Ma anche questa, come tutte le assolutizzazioni, è fuorviante. Perché ci sono i contesti diversi; perché come ha ricordato Adriano Sofri, l'uccisione di Mussolini è stato un atto di guerra, mentre dare la morte a uno che hai catturato da tre anni è una vendetta. Ma è quello che dice oggi Polo che è davvero risolutivo. Perché per quanto mi riguarda il tirannicidio continua a non essere paragonabile con la pena di morte. Ma al tempo stesso non si è obbligati a dare la morte al tiranno. Ci sono i contesti, appunto, che vanno considerati di volta in volta.
il manifesto, Repubblica

martedì 2 gennaio 2007

Puntuale come un orologio

Si fa presto a dire che si può fare a meno della televisione: come l'avete fatto il conto alla rovescia per stappare lo spumante la notte di Capodanno?

Regali di Natale

Ma che forma avrà la curva dell'impennata dei ricavi delle compagnie telefoniche nei giorni delle feste?