venerdì 14 dicembre 2007

Sensibilità

Di meteorologia so veramente poco, però secondo me quando la minima scende sotto zero una giornata è fredda. Non fresca, come si ostina a dire lo speaker al termine del Tg regionale.

mercoledì 12 dicembre 2007

Non tutto il male

Sarà pure selvaggio, fuori legge e chi più ne ha più ne metta lo sciopero dei trasportatori che ci sta facendo intravedere gli spettri dei razionamenti e degli scaffali dei supermercati semivuoti. Ma lo stato di cose fa emergere una questione che se venisse colta e affrontata potrebbe in un solo colpo anestetizzare proteste del genere e renderci la vita migliore: in questa lingua di terra larga un paio di centinaia di chilometri e lunga poco più di un migliaio le merci viaggiano solo in un modo, con i risultati che vediamo, con il congestionamento delle strade che fronteggiamo ogni giorno e con l'aria irrespirabile che ne deriva. Mari e ferrovie, porti e interporti non sono contemplati. Ecco un'altra delle cose da fare per un governo: un serio piano di infrastrutture sostenuto da un'idea complessiva di mobilità di cose e persone. Ma non c'è il tempo, presi di volta in volta dalle bizze del politico di turno o dalla legge elettorale, dalla quale, pare di capire, dipendono i destini della patria.

martedì 11 dicembre 2007

A prescindere

Sul caso Luttazzi hanno scritto molti blogger (due delle opinioni). Passando dai blog alla strada, la cosa che colpisce di più è il carattere a-liberale delle opinioni. Chi sottoscrive la decisione di cassare la trasmissione lo fa fondamentalmente perché Luttazzi gli stava sulle balle da prima, da qui il giudizio sulla volgarità della battuta contro Ferrara. Volgarità che porterebbe diritti alla bontà della sanzione comminata: la censura. Non che si venga sfiorati dal dubbio che uno ha comunque diritto a esprimerle le sue opinioni - soprattutto se ha un pubblico che lo segue - e chi sta al di qua della tv può a sua volta scegliere di criticare, cambiare canale, spegnere del tutto, andare al cinema o a teatro, giocare coi figli, bersi una birra, sentire musica, fare l'amore. Di contro, chi difende Luttazzi e critica la chiusura di Decameron, lo fa più perché venera il comico che per difenderne il diritto di espressione a prescindere. Lasciando così aperta la porta a qualsiasi tipo di censura. L'altra cosa, che conferma lo strapotere in parte ingiustificato della tv, è che quella stessa battuta Luttazzi l'ha ripetuta per mesi a teatro e ora, sotto forma di video su You Tube o di scritto, quelle parole affollano la rete. Ma solo quando sono state pronunciate durante una trasmissione televisiva sono diventate oggetto di scomunica. Come se il mondo emerso fosse confinato alla tv.
Wittgenstein, Leonardo, Macchianera

sabato 8 dicembre 2007

Elogio della mitezza

Dei compagni di scuola che ho avuto ce ne sono alcuni - fighissimi, ignoranti e fascistissimi - che nonostante la maturazione abbia attutito alcune asperità, credo detesterei oggi più che che venti-trent'anni fa. E' che a vederli così ben inseriti in un mondo che cominciava in quegli anni a farsi sempre più di plastica, suscitavano l'antipatia di chi sembra predestinato ad averlo in mano, il mondo. Mi sono divertito a digitare un po' di nomi e cognomi su Google. Ho scoperto che i due che escono al primo risultato sono persone che ricordo miti, intelligenti e in disparte perché non provenienti da quella cosa che si chiama con aggettivazione spesso impropria "buona borghesia" e che quindi loro, i predestinati, snobbavano insopportabilmente: uno è rappresentante in un collegio sindacale della sua categoria, gli infermieri; l'altro è vicepresidente di un'associazione di cooperazione impegnata in progetti socio-sanitari in Africa.

venerdì 7 dicembre 2007

Il vuoto che c'è

Non so quanto e come Marco D'Eramo si voglia spingere più in là di una "socialdemocrazia nordica". So che oggi sul manifesto ha scritto una cosa di rarà onestà intellettuale e tra le più condivisibili sulla crisi della sinistra non solo comunista; anche se è da quell'aggettivo che parte. Un pezzo, tra le altre cose, che per chi trova difficoltà ad autodefinirsi - e, sia detto per inciso, considera ciò anche un bene - è una sorta di manifesto. Qui alcuni stralci, ché linkare non è possibile fino a domani: "Il punto è che nessuno di noi sa dire più con esattezza in che cosa consista il comunismo (...) Alzi la mano chi sa rispondere alla domanda 'Insomma che società volete?' se non in termini negativi (una società non fondata sul profitto, una società che non discrimini, che non predetermini l'ineguaglianza tra esseri umani, che non sia ingiusta come questa ecc...). Noi sappiamo dire 'una società che non' ma non sappiamo più dire 'una società che sì' (...) Nelle nostre invettive più indignate l'orizzonte che delineiamo è quello al meglio di una socialdemocrazia nordica. (...) Sappiamo che il capitalismo non è la fine della storia ma le alternative ci si sono sbriciolate in mano. (...) Il punto è che pratichiamo un doppio standard: da un lato diciamo che la sconfitta è stata epocale, ma dall'altro pensiamo che le vecchie categorie vadano tutte bene così come sono. (...) In questa situazione, la dicitura "quotidiano comunista" costituisce solo una (nobile) foglia di fico per nascondere la nostra incapacità di pensare, di plasmare nuove categorie, di descrivere il pianeta con occhi che colgano l'eredità marxiana, ma siano in grado di aprirsi su un mondo largamente inatteso".
il manifesto

mercoledì 5 dicembre 2007

Col dissenno di poi

A voltare lo sguardo indietro ci sarebbe quasi da sperare che ci sia un "grande vecchio" che prevede tutto e fa in modo che le cose vadano in un certo modo per chissà quali scopi. Almeno ci sarebbe un senso. Perché se le cose vanno così al naturale, allora c'è da preoccuparsi sulle classi dirigenti che governano il posto nel quale ci siamo trovati. Cominciando dai confini più piccoli: solo qualche lustro fa, mentre vedevamo crollare un sistema istituzionale che si era retto per decenni su un bipolarismo imperniato intorno a due partiti e su un sistema elettorale proporzionale, ci hanno cominciato a raccontare che no, basta, occorreva passare al maggioritario perché così andavano le democrazie vere. Ce l'hanno raccontato fino all'altroieri. Poi, puf. Due di quelli che sono stati i più grandi campioni del maggioritario si vanno accordando per tornare a un bipolarismo imperniato su due partiti e un sistema elettorale proporzionale. E dire che siamo reduci da una legislatura che ha visto il governo più longevo della Repubblica. Il quale, come i tedeschi che tagliavano i ponti dietro di loro battendosela verso casa, ha pensato bene di cambiare la legge elettorale in zona Cesarini per rendere difficile la vita a chi sarebbe succeduto. Dicono: ma che schifo, con le liste bloccate, il parlamento è di fatto nominato dai segretari di partito. Perché, dal '96 in avanti chi ha nominato i candidati nei collegi maggioritari? Dicono: non si riescono a fare niente perché i partiti piccoli mettono i bastoni alle ruote del riformismo. A parte che bisognerebbe mettersi d’accordo sul termine: riformismo. Ed è vero anche che ci sono partiti personali indigesti e insignificanti dal punto di vista politico. Ma se in questo paese non si ha più una politica industriale e di ricerca degna di nome; se lo stato sociale è confuso con l'elemosina da dare a "chi rimane indietro"; se la gente pensa che in fondo in fondo l’evasore fiscale è fico e chi ci rovina la vita sono i baraccati di periferia che vanno arsi vivi; se le donne guadagnano mediamente di meno e hanno la vita più difficile; se quello economico è infinitamente più potente rispetto a qualsiasi altro potere in confronto a qualche decennio fa, siamo proprio sicuri che le responsabilità sono del sistema istituzional-elettorale? E' che se passi dai confini domestici al mondo, non è che le cose cambiano. Anzi. Da quattro anni si combatte una guerra iniziata perché chi l'ha voluta ha propagandato ai quattro venti che il dittatore verso cui si muovevano le truppe aveva collusioni col terrorismo islamista e produceva armi di distruzione di massa. Il dittatore è stato presto arrestato, processato, condannato a morte e ucciso. Il terrorismo islamista è diventato più forte di quando era in vita. Le armi letali non furono mai trovate. La guerra continua. E anzi, gli stessi che l'hanno iniziata sono pronti a ingaggiarne un'altra. Ecco, se non fosse del tutto riprovevole, appunto, ci sarebbe da sperare che qualcuno abbia previsto tutto questo e stia facendo sguazzare i suoi interessi nel marasma dell'instabilità bellica. Almeno un senso ci sarebbe. E forse c'è. Lo so. Se siete arrivati a leggere fino a questo punto vi starete dicendo: beh, che c'è di nuovo? Niente. E non devo dirvi certo io, se non l'avete già fatto, che siete liberissimi di cliccare verso uno dei tantissimi blog più intelligenti che affollano la rete. Ho avuto la tentazione anch'io di cambiare canale l'altra sera, quando Luttazzi ha fatto una puntata monografica sulla guerra in Iraq. Che noia, mi dicevo, e stavo quasi per schiacciare il tasto sul telecomando. Poi, col dissenno di poi, mi sono riavuto e mi sono detto: 'azz, ma in Iraq c'è ancora la guerra. Quella guerra.

martedì 4 dicembre 2007

Il tempo è galantuomo

Questo è un post di vendetta che solo uno che negli anni Ottanta detestava la musica che andava per la maggiore e i coetanei che la seguivano può capire. E' uno sgorgare di soddisfazione in differita di vent'anni nell'osservare che non appena i Led Zeppelin annunciano di voler fare un concerto i fan intasano il sito internet per prenotarsi, mentre quando i Duran Duran escono con il nuovo disco lo fanno nell'indifferenza più o meno generale. E' la constatazione che gli U2 di Boy, War e October sono gli stessi che fanno delirare i ventenni di oggi mentre i neo romantici di allora non si sa quasi che fine abbiano fatto. E' il saluto da lontano degli spettinati Rem vivi e vegeti ai cotonati Spandau Ballet nel dimenticatoio. E' Starfish dei Church, tutti i dischi degli Smiths e buona parte di quelli dei Cure, che li rimetti su e sembrano usciti adesso da studio, mentre quelle tastiere improbabili della musica che riempiva le classifiche sono assordanti oggi come lo erano vent'anni fa, solo che adesso uno se ne accorge subito. Sì, sì, buona parte dei brani in classifica fa schifo anche oggi. Ma il tempo è galantuomo, lo dimostra nel lungo periodo: PJ Harvey rimane, le Spice girls passano.

venerdì 30 novembre 2007

La gente

Raccolto al supermercato: "No perché... sì, ha sbagliato perché la violenza non si batte con la violenza. Però se tu mi vieni contro con un estintore, io ti sparo".

Nomi, luoghi, cose

C'è un ex sindaco ora defunto cui vogliono dedicare un parco che da quando è stato realizzato è rimasto un'indicazione geografica. Ho la sensazione che quel pezzo di città difficilmente si trasformerà nel parlare comune in "parco Ciaurro" ma rimarrà "sotto la Passeggiata".

Empirismo

Nonostante lo sciopero dei trasporti che avrebbe dovuto paralizzare tutto, stamattina ho incontrato assai meno traffico del consueto accompagnando mia figlia all'asilo. Non c'erano né bus né vigili urbani in giro. Uno non deve farsi guidare dall'ideologia, occorre essere pragmatici: che facciamo, li aboliamo entrambi e li rifondiamo?

mercoledì 28 novembre 2007

Falce e martello? Anche no

E se la falce e martello portasse sfiga? In Italia l'ha indossata un partito che per quanto abbia contribuito a far progredire la storia, aveva preclusa quasi costituzionalmente la possibilità di governare direttamente. Dove s'è trasformata in simbolo di stato, meglio tacere. Ma la sua caratteristica più autentica è l'incapacità a raggiungere lo scopo. Prendi lo scudo crociato: doveva difendere cristianamente lo status quo dalla marea orientale e c'è riuscito. Non parliamo poi del nome. Democrazia cristiana: cos'è stata l'Italia?, cos'è tuttora?, se non una democrazia cristiana. Sì, ok, più cattolica che cristiana. Ma tant'è. Missione compiuta. Invece gli altri lì, sotto la bandiera, in una eterna alba ad aspettare il sole dell'avvenire. Anche quando i figli, le figlie, le mogli hanno cominciato a urlargli che c'erano anche altri soli da cercare. E dove giorno s'è fatto, è stato nero. Come fai a trascorrere giorni impelagato in una discussione sul se e come fare a meno di quel simbolo per una forza politica che va a nascere oggi? E poi critichi gli altri diagnosticandogli di essere malati di leaderismo? Ma guardati tu, piuttosto, che trasformi in feticcio uno straccio con due utensili appiccicati sopra. Che fare, qui e ora. Da questo dovresti farti prendere. O pensi forse di conquistare il palazzo d'Inverno, nazionalizzare i mezzi di produzione e avviare un piano quinquennale?

martedì 27 novembre 2007

Ventiquattromila blog e una tv

Avrà pure ragione Aldo Grasso quando dice che "la situazione della tv italiana è così grama che basta un niente, basta un vecchio carismatico per fare qualcosa di interessante e regalare la sensazione del diverso". Sta di fatto che quando accade qualcosa lì, dentro quella scatola, il "circo mediatico" (le definizioni preconfezionate sono indigeste, ma questa stavolta è assai calzante) si scatena con paginate di giornali e servizi tv. Anche se alcuni dei temi toccati sono constatazioni, a volte di buon senso, anticipate da tempo in questa rete mentre il circo di cui sopra era impegnato a vivisezionare l'ultima polemica tra i politici di turno.
Corriere, Akille, Leonardo

sabato 24 novembre 2007

Col cuore e con la testa

Se questo blog avesse le gambe e il titolare fosse libero da impegni di lavoro sarebbero entrambi in piazza a Roma oggi pomeriggio per queste ragioni.
Golem

martedì 20 novembre 2007

Usato come nuovo

Uno a volte fa i post di fretta. Poi magari se ne pente. L'ultima volta mi stava quasi succedendo stamattina alla lettura dei quotidiani che, da destra e da sinistra, sottolineavano la genialità di Berlusconi che ha strappato i riflettori di dosso ai suoi avversari-alleati ed è tornato sotto le luci della ribalta con una mossa degna di quel misto di attore e politico che è e che solo lui, nell'intero panorama politico italiano e non solo, era in grado di fare. Dato a Silvio quel che è di Silvio però, non si può fare a meno di notare il particolare che rende questo novembre 2007 assai diverso dal 1993, quello della discesa in campo, e da tanti altri momenti che hanno visto il Cavaliere protagonista: stavolta lui insegue, e non è quello il suo ruolo. Insegue il Pd, Veltroni, le primarie. Tanto che ha dovuto inventarsi un nome nuovo per un partito vecchio laddove altri di nuovo hanno fatto davvero un partito, bello o brutto che sia; insegue, tanto che dal momento che non può farle sul leader, le primarie di cui ha intuito il potenziale di mercato, ha deciso di interpellare il popolo sul nome del partito. E' geniale e capace, Berlusconi, ma stavolta insegue. Le altre volte che l'ha fatto non gli è andata troppo bene. Vedremo se il motore usato della sua auto lo sorreggerà fino in fondo.
Skylife

Matematica opinione

Il quarto uomo rimane tale anche se il terzo - che poi era il secondo, visto che la prima è una donna - è stato rimesso in libertà.

lunedì 19 novembre 2007

Dopo il rock

Domani si torna in voce alla radio con il programma senza nome. Si presentano un buon numero di gruppi che, dicono, fanno post rock. Dopo le 22.

Blogosocietà

Adam espone l'esperimento che l'ha impegnato per un paio di mesi: ha aperto un blog sotto falso nome in cui si è finto donna narrante esperienze con l'altro genere e racconta di aver contato un gran numero di accessi. L'aspetto piccante avrà sicuramente avuto il suo effetto ma non credo che sia lì l'essenza della cosa. Se uno la frequenta un po', nota immediatamente che la blogosfera è piena di gente che usa i post per raccontare i suoi deliri esistenziali o di aver litigato con la sorella, di non sopportare i colleghi, di non aver digerito la cena e di essere stata male tutta la notte o, magari, di stare in rotta col partner. Sia chiaro: ognuno col suo blog fa ciò che vuole e ognuno va dove lo manda il mouse. Ma all'iniziale e ingenuo stupore nel constatare il gran numero di accessi a questo tipo di siti, ho sostituito la convinzione che la blogosfera nel suo complesso non è granché differente da quello che ci circonda abitualmente. Per cui non si capisce perché se un qualsiasi reality show fa milioni di telespettatori, un blog che parla di cronaca vera (nel senso del giornale) e casalinga non debba riscuotere la sua fetta di successo. Guardare, e farsi guardare, dal buco della serratura sono entrambi sport globali, ormai. Ci sarebbe da capire perché, ma questa è materia per psicologi e sociologi.
Madam, I'm Adam

Partito nuovo

A conti fatti è un cambio di nome.
Repubblica

giovedì 15 novembre 2007

Emergenza immigrazione

Alla persona di cui si parlò qui hanno comunicato ieri, dopo otto ore di coda, metà delle quali all'aria aperta, che il permesso di soggiorno arriverà, forse, a luglio. A conti fatti, se tutto andrà bene, saranno passati due anni e quattro mesi dalla richiesta.

lunedì 12 novembre 2007

Imagine

Qui una poderosa messa a nudo dell'assurdità di certi accadimenti cui siamo così abituati da considerarli normali.
Paolo Ziliani