"Avrei preferito che venisse prima portata a termine la riforma elettorale e avviata la discussione sul documento di programmazione economica". Così ha commentato a caldo le dimissioni di Benedetto XVI, il cardinale e segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, non nascondendo i timori per una campagna elettorale che in un momento delicato come questo potrebbe rompere i delicati equilibri all'interno della Chiesa. Il papato di Ratzinger infatti, grazie a una sapiente opera di mediazione, ha saputo tenere insieme le istanze più divaricanti: da un lato i progressisti, che puntano a un recupero del dialogo con le altre religioni (a patto che i loro esponenti si inginocchino per almeno venti minuti sui ceci prima di prendere la parola al cospetto di un cattolico) e all'apertura alle istanze poste dalla modernità: sì alle unioni civili ma solo se si fa pubblicamente voto di castità. Dall'altro i fautori di una continuità che puntano con forza alla riconferma del primato della chiesa di Roma anche attraverso un massiccio investimento in ricerca per arrivare a confutare sul piano scientifico le tesi di Copernico e Darwin. "In queste condizioni si rischia di non avere una maggioranza stabile di governo", si è lasciato sfuggire il cardinale Angelo Sodano. Ecco il motivo per cui si starebbe facendo strada l'ipotesi di un governo di minoranza che cercherebbe di volta in volta i voti per vedere approvati i suoi provvedimenti. L'agenda, definita "cautamente riformista", prevede il sì alla fecondazione eterologa ma solo attraverso il lancio degli spermatozoi con la fionda. Le donne continueranno a non poter amministrare i sacramenti ma in compenso saranno libere di rassettare stanze, ricamare, accudire i bambini e avere facoltà di parola una volta a settimana davanti ai maschi e, cosa non prevista fino ad oggi, un'ora al giorno tra di loro. Resta il no al matrimonio tra persone dello stesso sesso, saranno però abolite le punizioni corporali per gli eterosessuali sorpresi a scambiarsi effusioni in pubblico.
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