Effetto elezioni politiche sui partiti in vista dell'elezione del successore di Napolitano. «Occorre nominare un presidente della Repubblica vicino al sentire della gente comune, basta con una politica lontana dai cittadini», è il refrain che si sente con sempre maggiore insistenza nei corridoi di Montecitorio e Palazzo Madama.
Ecco perché ad esempio sono sempre più in ribasso le quotazioni di Stefano Rodotà e Romano Prodi. Il primo definito da un alto esponente del centrodestra che preferisce mantenere l'anonimato, «un rompicoglioni sempre lì a cavillare sui diritti che per di più si esprime correttamente in italiano: la maggioranza degli italiani non capirebbe». Per non parlare poi del secondo, «che conosce bene addirittura anche l'inglese».
In calo anche i consensi di Emma Bonino. Se proprio la scelta dovesse cadere su un esponente radicale, si ragiona nel Pd, si potrebbe prendere in considerazione l'elezione di Pannella, «almeno lui ha il vizio di fumare dove non si può, e il fatto che gli sia spesso capitato di insultare gli avversari politici potrebbe aprire una breccia nel fronte del Movimento 5 Stelle».
Una linea bocciata però da Matteo Renzi: «Basta inseguire i grillini facendosi umiliare, meglio cercare un'intesa con il Pdl». Per questo il sindaco di Firenze è pronto a sfilare l'asso dalla manica: Licio Gelli. «Uno che fornirebbe garanzie a Berlusconi sulla giustizia e che per di più assicurerebbe quello di cui oggi l'Italia ha maggiore bisogno: la formazione immediata di un governo forte. Non è una mia impressione - chiosa Renzi - è la sua storia personale che parla».
Ma il vero colpo a sorpresa lo ha in serbo Berlusconi. In una riunione ristretta ha stupito i suoi, invitandoli testualmente a «studiare la lezione di Roberto Saviano». Allo scetticismo di Alfano («Ci hai sempre detto che quello lì è un comunista»), l'ex premier ha risposto così: «Angelino, anche stavolta non hai capito un cazzo: Saviano ci dice che ci sono milioni e milioni di italiani che sniffano cocaina, se noi riuscissimo a intercettare i loro voti proponendo per il Quirinale un nome che raccolga i favori di quel mondo staremmo a cavallo; poi le elezioni potremmo vincerle anche se presentassimo te come candidato premier». Il problema però è che gli esponenti del cartello di Medellin sono tutti ineleggibili perché sprovvisti della cittadinanza italiana, e ormai non si fa in tempo neanche a procurargli un documento taroccato.
La carta a sorpresa potrebbe essere allora Nino Scannabuoi, per gli amici, "o malamente". Si tratta di una vecchia conoscenza di Berlusconi, gli venne presentato da Nicola Cosentino durante la campagna elettorale del 1996. Narici consumate, perennemente sovraeccitato, spesso sorpreso a picchiare le sue donne.
«Scannabuoi ha tutte le carte in regola per essere il presidente di garanzia in cui molti italiani potrebbero riconoscersi», ha detto l'ex premier ai collaboratori. Per di più esce di galera dopo aver scontato 15 anni per traffico internazionale di droga proprio il 17 aprile, il giorno prima che inizino le operazioni di voto delle Camere riunite.
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