Il gioco è piuttosto semplice, e di sicuro effetto. Ha diverse varianti ma il tema è più o meno lo stesso. Si può partire da una delle dichiarazioni strampalate di qualcuno di quelli “de destra”, tipo: «I migranti portano il covid». Oppure si può andare su una delle pagine di fan assatanati di quelli “de destra” e, sotto un post – per dire - contro la Azzolina corredato di fotografia pro-gogna, prendere commenti a caso: «Faccia da...», «Fatti stuprare da un branco di...» e via con amenità del genere.
Si tratta di cose che cozzano contro il buonsenso di una nutria (quelle del primo tipo), che sono di un’abiezione psicopatologica (quelle del secondo tipo). Uno d’istinto le tratterebbe come la merda di un cane sul marciapiede: se te ne accorgi la schivi, sennò sono imprecazioni lì per lì e dopo un quarto d’ora è già passata. Invece, siccome dai diamanti non nasce niente ma il letame si ritiene dia frutti rigogliosissimi, c’è chi le raccoglie, le mer… pardon, le dichiarazioni prive di senno o i commenti dell’abiezione, e ci costruisce sopra scandalizzatissimi articoli o post sui social. Così l’equivalente di una critica a una deiezione canina si trasforma in valanghe di like, centinaia di condivisioni, migliaia di commenti. E così si costruiscono i nuovi “Zorro”, i “Robin Hood” del terzo millennio. Qualcuno ci sistema pure il conto in banca, ottiene comparsate televisive e scrive il fortunatissimo best seller che destruttura le deiezioni, le quali peraltro, essendo materiale organico, sono perfettamente biodegradabili e non necessiterebbero di trattamento. Altri ci provano, e se non altro si fanno solleticare l’ego dalle millemila adesioni alle loro pagine che chissà mai che un giorno non si trasformino in soldi.
Sono tutti personaggi, questi, che parlano all’elettorato “de sinistra”. Ma usano esattamente le stesse tecniche di quelli “de destra”. Solleticano la parte più facilmente stimolabile, quella più lontana dall’intelletto e più vicina alle pulsioni primarie. Lo fanno sapendo che sui social funziona quel tipo di comunicazione che sollecita i manicheismi, l’istintualità. E sanno che quel tipo di comunicazione comincia a funzionare anche su altri canali. Anzi, funziona già da tempo, solo che prima il fenomeno era più mascherato. Ora invece il modello “Forum” o “Uomini e donne” vale per qualsiasi argomento, qui e in tv, cioè sui canali più frequentati: che si parli di covid o di referendum costituzionale, per ben riuscire occorre demolire il dirimpettaio; e se il dirimpettaio dice cose prive di buonsenso o da psicopatologia, il tuo compito è immensamente più facile, e tu col tuo pubblico fai un figurone.
Non ci sarebbe niente di male, solo che questa roba fa parecchio male, al di là delle stesse intenzioni dei nuovi Zorro. Intanto amplifica a dismisura le dichiarazioni prive di connessioni con la realtà e le perturbazioni psichiche di una parte di pubblico che è evidentemente ottenebrata (chi, se non psicosocialmente alterato, augurerebbe lo stupro di gruppo a una persona?, chi, se non un/a politico/a a caccia di successo facile nei sondaggi, si sognerebbe di legare fenomeni lontani sideralmente come la pandemia e le migrazioni?). Poi fa il male del pubblico plaudente, il quale si eccita quando il nuovo Zorro gli dice: “Guarda che merda!”, e nello stesso momento in cui sente salire l’eccitazione si erge a qualcosa di migliore della merda che gli viene indicata e dice a se stesso: “Guarda come sono bello io, invece”. E invece sta cadendo a picco, animandosi per poco, quasi nulla, e sta regalando attenzione all’equivalente di una critica a una deiezione canina; e di conseguenza, dal momento che l’attenzione di un essere umano è qualcosa di finito, la sta sottraendo (l’attenzione) a qualcosa di meglio.
Infine, quella roba, dà luogo al “personaggismo”: tizio è bravo perché gliele canta forte alle merde, dice il pubblico plaudente. Sì, gliele canta, ma suonando la stessa musica dei deiettori, facendo leva su manicheismi uguali e contrari, e quindi, mentre cura il suo personaggio, tizio fa un pessimo lavoro sociale, al di là delle sue stesse intenzioni.
Il tutto, al netto del fatto che questi critici delle deiezioni fanno opera costante di demolizione di chi oggi è all’opposizione, e spesso le loro uscite si trasformano in grotteschi peana al personale di governo. Ora, per carità, ognuno la pensa come vuole, ma a me, per dire, quelle cose suscitano la stessa repellenza di un editoriale di Sallusti pro Berlusconi quando Berlusconi era presidente del consiglio. Solo che loro, alla faccia del giornalismo-cane-da-guardia con cui sono soliti riempirsi la bocca, si considerano mooolto meglio di Sallusti, perché sono “de sinistra”, loro. Mica come Sallusti che è “de destra”.
Alla fine il male sta lì, nel manicheismo vuoto in questo deserto che è il "personaggismo". Anzi, c’è di peggio: questa roba è di un conformismo becero e velenoso, perché usa gli stessi identici mezzi di chi dice di voler combattere. E il conformismo è forse una delle malattie da combattere con più veemenza se vogliamo smetterla di sprecare attenzione per le deiezioni e iniziare a mettere in discussione i pilastri del nostro stare male in società.
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