lunedì 3 gennaio 2022

Evviva! Le mascherine a 0,75 €

Il prezzo calmierato delle mascherine porterà a spendere una ventina di euro al mese a persona, sempre che non si esca tutti i giorni. Se si ha la ventura di avere un figlio o una figlia a carico i venti euro, ovviamente, raddoppiano e arrivano a 40. Lo stipendio medio in Italia è di circa 1.200 euro al mese (che per qualcuno rappresentano un sogno). Chiedere a una persona che sta in quelle condizioni (e ripeto, in molti stanno pure peggio) di spendere 40 euro al mese equivale a decurtare il suo potere d’acquisto del 3 per cento.

La cosa che mi ha messo più tristezza di questo post è che prima di scriverlo ho esitato e mi sono chiesto: ma vale la pena scrivere per cifre così basse? Ovviamente ho scelto che sì, vale la pena, perché la povertà o le difficoltà letterali di arrivare a fine mese non esistono nel racconto collettivo che ci facciamo di noi stessi, se non come folclore o modo di dire. Si parla tantissimo dei ricchi che si lamentano di pagare troppe tasse e quindi, va da sé, sono giustificati per evaderle tasse; molto meno dei tantissimi che si dannano la vita dietro a un tozzo di pane e non sono giustificati per niente, neanche per la colpa più lieve, neanche per prendere un sussidio che è un’elemosina (sì, sto parlando del reddito di cittadinanza). Perché i ricchi non si vergognano di essere tali, perché la ricchezza è ritenuta un premio anche se i soldi li hai fatti nel modo peggiore; la povertà invece, è sempre una colpa, e n qualche modo la devi pagare, anche se non te lo dicono espressamente. Ovviamente io so che non è cosi: non si sceglie di essere poveri, e la ricchezza non è un premio, e ci sono ricchi che sono arrivati a essere tali rubando e sfruttando. Ma sta di fatto che mi sono chiesto se valesse la pena di “scrivere per cifre così basse”. E questo la dice lunga.

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