venerdì 24 maggio 2013

Il mondo accademico si schiera con Berlusconi

Anche il mondo accademico internazionale si schiera con Berlusconi. Un gruppo di ricercatori dell'Istituto di studi politici di Parigi ha pubblicato una accurata analisi in cui si ripercorre la parabola pubblica dell'ex presidente del Consiglio e si arriva alla seguente conclusione: «È fuori di dubbio che occorre un talento straordinario per rimanere al centro della scena e continuare ad attrarre consensi per tanti anni nonostante ci si sia circondati di volta in volta di persone come Previti, Dell'Utri, Lavitola, Tarantino, Fede e Lele Mora. Una compagnia di giro che richiama il valore archetipico di figure come Hannibal Lecter, Frankenstein, la strega di Biancaneve o Gargamella, il cattivo dei Puffi. Diventare un politico di successo con quella gente intorno è un'impresa fuori dal comune, come diventare ricchi vendendo costumi da bagno agli eschimesi».

Gli interrogativi sono così pesanti da mettere in crisi anche le certezze di studiosi che non si occupano strettamente di politica. Al Massachussetts Institute of technology ad esempio, il fisico John Newton, pronipote del celebre Isaac, è incappato in una pesante crisi di nervi al termine della lettura di un articolo riepilogativo della storia dell'Italia degli ultimi vent'anni. «Se è successo questo può succedere di tutto, anche che la legge di gravità formulata da mio zio sia una bufala. Chi ci dice che il nostro camminare a terra non sia frutto di un'illusione ottica?», ha urlato Newton in laboratorio mentre tre infermieri lo invitavano a indossare la camicia di forza.

Forte di queste evidenze, Berlusconi ha riunito i suoi. Per prima cosa ha chiesto agli avvocati Longo e Ghedini se dietro la parola "archetipico" non si configurasse una nuova ipotesi di reato a suo carico. Poi ha intimato a Capezzone, che si era fatto male mentre entrava in stanza, di smetterla con le polemiche: «Calmo Daniele, non puoi dare dell'illiberale a uno sgabello solo perché ci hai inciampato non vedendolo». Infine ha bloccato l'uscita di un editoriale di Giuliano Ferrara in cui il direttore del Foglio, spiegando a modo suo lo studio dei ricercatori francesi, attaccava così gli avversari: «I parrucconi della sinistra dovrebbero rispondere alla seguente domanda: quanti uomini di 77 anni, banali come una giornata piovosa di novembre, con una lastra di bitume al posto dei capelli, un giro vita degno di un lottatore di sumo e gli occhi diventati come quelli di Michael Jackson dopo l'undicesimo intervento di chirurgia plastica; ecco, quanti uomini con queste caratteristiche sono in grado di far credere a milioni di italiani di avere decine di amiche ventenni disposte a passare una serata con loro? Un uomo così straordinario merita il plauso della storia, perché Berlusconi, signori miei, la scrive tutti i giorni la storia. E se non gli piace, la fa riscrivere».

Il blocco dell'editoriale mentre il giornale stava andando in stampa ha creato qualche problema a Ferrara, che in extremis si è ricordato di avere conservato un pezzo che poteva degnamente prendere il posto del suo. È stato così che il Foglio ha pubblicato un brillantissimo articolo di Pietrangelo Buttafuoco dal titolo: "Il senso di Goebbels per le alici marinate".

Stemperati gli animi dei falchi, tramortito Brunetta con tre canne e messa sotto ipnosi la Santanchè, Berlusconi si è potuto presentare all'incontro con Enrico Letta libero di trattare: «Voi di sinistra siete uomini di cultura, certe cose le capite - ha detto l'ex premier - qui siamo in presenza di uno studio prestigioso che tesse le mie lodi. Per questo credo di meritare pienamente il seggio di senatore a vita. E dato che ci siamo, mettiamo anche mano al codice penale: o mi garantite la messa fuori legge della prostata, della caduta dei capelli e delle donne che non hanno almeno una quarta di reggiseno, o io mi vedrò costretto a togliere la fiducia al governo». Letta si è detto d'accordo su tutto, ma sulla questione della concessione della carica di senatore a vita è stato irremovibile: «Occorre garantire a Napolitano una via di fuga rapida e sicura dall'Italia, una volta che avrà firmata la nomina».

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