giovedì 11 dicembre 2008

Scontato

Se da più parti ti segnalano che stai scivolando a destra, all'inizio reagisci stizzito, poi ti torna in mente che alle ultime elezioni politiche hai messo due croci (qui le puntate precedenti), una delle quali è la più a destra che tu abbia mai vergato su una scheda elettorale ma pur sempre al di qua del limite; alla fine ti dici che sì, sarai pure cambiato: semplificando, non accetti più di ragionare per partito preso e ti sei fatto più elastico, ma rimani sempre convinto che ci sono gli sfruttati, che ben più della metà del mondo è alla canna del gas e che quindi questo non è un sistema complessivamente ragionevole e che ambiente, libertà in generale e delle donne in particolare e qualità della vita sono capitoli che a svilupparli si farebbe la rivoluzione. Sì, alcune cose che davi per scontate ora le guardi con occhio critico. Per esempio: se ritieni che un altro mondo è possibile, devi tener conto che anche altri hanno la libertà di poterlo fare pensandolo in maniera diversa dalla tua, il mondo; puoi rimanere convinto che la chiesa, anzi, le chiese, sono istituzioni spesso dannose oltre che inutili, ma un conto è confutare ragionando i loro dogmi, altro è voler mettere il bavaglio ai loro rappresentanti o ai loro seguaci; ancora, non è detto che uno che ha votato in maniera diversa dalla tua sia per forza minus habens. Sono tre delle cose che mi sono venute in mente e che qualsiasi persona leggendole dirà a se stessa: ma sono scontate. E invece no, non sono scontate. Qui si continua tuttora a leggere quotidianamente un giornale dalla parte del torto, ma si è stati per lungo tempo intimamente convinti di aver ragione, sempre e comunque. Non sono cose scontate. La prova del nove è che se al posto di questa roba barbosa e tendenzialmente antipatica perché ti rovescia contro lo specchio in cui non vorresti mai vederti, ci si mettesse a scrivere: morte al papa, politici merdosi, Berlusconi fascista e Veltroni servo, si riscuoterebbe una serie di commenti positivi che solleticherebbe tanto l'ego. Certo, ci sarebbe la controindicazione che ci si sentirebbe come il bambino che dice cazzo, cacca e pipì per attirare l'attenzione dei grandi. Ecco, siccome quella fase qui si ritiene d'averla superata da tempo, ora si scrivono cose noiose, tendenzialmentre problematiche e sicuramente trascurabili per il prosieguo delle attività del genere umano su questa terra; che vengono lette, magari, ma non accendono le viscere per quei bei commenti tipo: sì, ben detto, dagli giù. Perché contemplare le complessità è meno coinvolgente dell'assolutizzare le proprie ragioni. E (s)ragionare per slogan è assai efficace, nell'eterno breve periodo in cui siamo sospesi. E se ti rifiuti di farlo rischi di diventare di destra. Di destra? Ma come, non è nel Dna della destra assolutizzare e in quello della sinistra relativizzare? Sì ma solo se c'è il papa che dice no al relativismo, allora si relativizza, sennò si assolutizza. Ok basta, si è scritto più di abbastanza.

mercoledì 10 dicembre 2008

No, così no

Già scioperare contro la crisi è un po' come protestare contro le condizioni meteo avverse, se poi si arriva alle stime preventive di presenze in piazza, non si sa davvero più cosa pensare.
Cgil, Repubblica

martedì 9 dicembre 2008

venerdì 5 dicembre 2008

Non per amore ma per soldi

Care gerarchie ecclesiastiche, il titolare qui mantiene nei vostri confronti un atteggiamento laico, nonostante non riesca neanche a comprendere la vostra stessa presenza su questa terra. Mi spiego: quando parlate di preservativi e/o tentate di imporre tempi e modi dello stare in società, non vi si prende proprio in considerazione, seppure non vi si toglierebbe mai il diritto di parola. Altre volte, quando vi cimentate sui temi dell'inizio e della fine dell'esistenza, della procreazione, dell'eugenetica, dei rapporti tra scienza e vita insomma, vi si ascolta rispettosamente pur condividendo poco di quello che dite. Anzi, vi si invidia anche, capaci come siete di focalizzare una delle questioni centrali per il genere umano oggi, qualità davvero rara in giro. Ma, qui sta il punto, nonostante da queste parti si sia convinti che il vostro agire terreno abbia assai poco di spirituale e quindi si debba essere preparati più di altri, si rischia sempre un rigurgito di pesante ancticlericalismo ogni volta che ci si trova davanti a notizie come questa. Perché vi si riconosce il diritto a blaterare quanto volete su tutti i campi dello scibile: provvidenzialmente sono finiti i tempi in cui avevate diritto di vita e di morte sulla gente, così la vostra parola non è più così condizionante (almeno alle nostre latitudini, ché altrove i vostri omologhi, o i loro seguaci, con cui vi contendete il controllo planetario della sfera non legata alla materia ne fanno di ogni). A volte anzi, la vostra voce è anche interessante da sentire, nonostante pieghiate tutto ai vostri interessi superiori. Ma mi piace farvi sapere che io a voi non darei neanche un centesimo dei miei, preferendo che venissero impiegati per chiudere le crepe delle scuole pubbliche (cioè di tutti) che crollano qua e là nel mio paese. Invece voi trovate sempre il modo per spillarmene senza che io possa fare nulla. E ci abbellite le vostre di scuole, dove non si sa perché dobbiate avere il diritto di pagare i vostri insegnanti con i miei soldi.
Corriere

mercoledì 3 dicembre 2008

Visti da lontano (post datato)

Mi sono fatto prendere dalla nostalgia e dopo essermi ubriacato per mesi con nuove uscite musicali o almeno con roba relativamente fresca, ho incaricato il mulo che lavora nel mio pc di restituirmi qualche disco uscito quando ancora i cd non esistevano e che io avevo fruito ai tempi su cassette che ora non hanno più supporti per essere ascoltate. Tra le cose che il mulo s'è caricato addosso c'è Steeltown dei Big Country. Un disco uscito nel 1984, anno in cui in Italia, nella classifica dei singoli più venduti finì al quarantasettesimo posto "I love Rockfeller" di Luis Moreno. Tutto questo preambolo per dire che quando finì nel mio piuttosto nutrito bagaglio musicale dell'epoca, quel disco piacque ma non stregò. C'erano gli U2, gli Alarm, i Cult, i Cure, giusto per fare qualche nome, e Steeltown lo si ascoltò con gusto, ma insomma non ci si perse la testa. A risentirlo a distanza di anni invece, quell'ellepì (si diceva così) ha una freschezza, dei suoni e un tiro complessivo senza alcuna caduta che potrebbe essere stato pubblicato oggi e figurare molto bene. A differenza di quanto succede per altri dischi all'epoca, senz'altro più consumati dagli ascolti del titolare qui, che li risenti adesso e gli vedi addosso tutte le rughe inflitte dal tempo. Ecco, Steeltown si è mantenuto in forma, niente affatto imbolsito, come se avesse fatto sport e limitato gli effetti degli stravizi. Un po' come la compagna di liceo sempre anonima e in disparte, che la rivedi donna e le domanderesti: "E tu dov'eri?". La stessa sensazione mi capitò di provarla parecchio tempo fa con Ultramega ok dei Soundgarden, oscurato dal primo album dei Jane's Addiction (un capolavoro, in effetti, ma questo è un altro discorso) che furoreggiava sul lato A della stessa cassetta. Ma in questo caso il ripensamento fu abbastanza tempestivo. Per scoprire lo splendido giovanotto che è diventato Steeltown invece, c'è voluto quasi un quarto di secolo.
Hit parade Italia

martedì 2 dicembre 2008

Réclame

Corriere della Sera e Stampa escono oggi, rispettivamente alle pagine 22-23 e 18-19, con una pagina doppia di pubblicità Telecom sopra la quale c'è una pagina giornalistica. Come la pubblicità è identica, medesimo è il servizio: l'acqua alta a Venezia. Tanto che a voler pensar male si potrebbe concluderne che anche la scelta della parte giornalistica abbia visto il coinvolgimento dell'azienda inserzionista. Ma qui non siamo abituati a pensar male.

giovedì 27 novembre 2008

On the road

Magari hai già una poco lusinghiera opinione su come è organizzata la mobilità nella città in cui vivi (che poi, purtroppo, vale un po' per tutte le città); magari un giorno sei costretto a lasciare l'auto dal meccanico e magari decidi di circolare a piedi, senza prendere mezzi (che poi si aprirebbe un altro capitolo, ma lasciamo stare); magari constati che i chilometri che normalmente percorri in macchina, a farli a piedi rischi ogni attimo l'incolumità (no marciapiedi, scarsa illuminazione, eccetera). E magari torni a casa con l'opinione iniziale che si è radicata un po' di più: altro che chiusura dei centri storici, altro che camminare fa bene, altro che ciance. I pedoni, semplicemente, non rientrano nell'orizzonte (ristretto) delle giunte comunali. Cetto Laqualunque ci farebbe la campagna elettorale ("se vedi un pedone schiaccialo, l'amministrazione ti premia, perché è pericoloso socialmente, rischi anche l'incidente per evitarlo, cazzuiu!").

Più lento che rock

Mi è appena capitato di ascoltare La Cura di Battiato cantata da Celentano, che, con tutto il rispetto, a tratti ricorda Claudio Villa.

Ah, la civiltà

A: "Ieri sera ho sentito che mi stava venendo la febbre, così ho preso subito l'antibiotico".
B: "Ma sei matto? E che hai preso?".
A: "Boh, non ricordo, la prima cosa che ho trovato in casa. Sai, in questi giorni ho parecchio da fare. Ho anche raddoppiato la dose".
Alcuni di voi leggendo questo scampolo di conversazione non avranno fatto una piega, magari abituati a ingurgitare di tutto. Io al contrario, come mi auguro altri di voi, sono saltato sulla sedia quando l'ho ascoltata. C'ho riflettuto su e ho pensato che la reazione fosse dettata dalla mia attitudine anti-farmaci. Ma ho capito che una parte consistente di ragione, quel mio salto sulla sedia ce l'aveva. Perché prima di scrivere un post che avrebbe potuto essere innervato dall'ignoranza, in cerca di risposte mi sono imbattuto in questo sito che mi ha confermato come quelle che adotto sono tutto sommato buone pratiche e che mi permetto di suggerirvi di consultare in caso di aumento della temperatura, vista la stagione.
Amico pediatra

mercoledì 26 novembre 2008

Serioso e faceto

Stamattina la questione Luxuria è stata presa qui seriosamente, rinfrancatevi lo spirito.
Wittgenstein

A volte ritornano

La radio è di nuovo on line.

Tu chiamala se vuoi rivoluzione

Ammetto di stare per scrivere di una cosa che non conosco: mi sono sintonizzato sul canale che trasmetteva l'Isola dei famosi un numero di volte non più alto di quello delle dita di una mano e quando l'ho fatto ci sono rimasto il tempo utile a trovare il pulsante sul telecomando per cambiare. Niente snobismo: è che, a meno che non abbia voglia di obnubilarmi la mente parcheggiando momentaneamente il cervello, le trasmissioni in cui si scatenano artatamente liti e/o lo spettatore è messo nelle condizioni di sentirsi come se potesse liberamente guardare dal buco della serratura m'interessano poco. Tanto che, visto il successo che riscuotono e la mia contestuale idiosincrasia, sto pensando seriamente di cercare qualche libro utile a capirne le ragioni, poiché credo seriamente che ci sia qualcosa che mi sfugge. Se quindi parlo dell'Isola (è così che la definiscono gli aficionados, mi sembra) è solo perché Luxuria ha vinto l'edizione appena chiusa. Ecco, io ho nutrito perplessità quando Rifondazione decise di far eleggere Luxuria in parlamento. Perché avevo il sospetto che si trattasse di una scorciatoia per affrontare temi pure importanti. Poi mi sono ricreduto perché Luxuria, che non conoscevo, l'ho sentita parlare e ragionare; bene, dal mio punto di vista. E sono giunto alla conclusione che Luxuria non era stata scelta solo come un simbolo ma come un cervello ragionante. Per questo quando ha deciso di andare all'Isola dei famosi, se fossi stato Di Pietro avrei detto: e che c'azzecca? Poi Luxuria all'Isola dei famosi ha addirittura vinto. E ieri, la prima tentazione dopo aver constatato che Liberazione considerava la vittoria come una sorta di segno della rivoluzione imminente (se non addirittura già avvenuta), ho avuto una prima tentazione di scrivere un post sarcastico. Poi mi sono fermato: i cambiamenti passano anche da cose come questa, mi sono detto tra mille dubbi. Oggi poi ho letto Norma Rangeri sul manifesto:
La povera Luxuria è entrata nello show come un volantino stampato ("parlerò dei problemi sociali e politici"), e ne è uscita come una donnetta da ballatoio. Il massimo della popolarità lo ha infatti raggiunto con la spiata di un flirt tra una bella argentina (Belen Rodriguez) e un rubacuori del jet-set (Rossano Rubicondi), marito di Ivana Trump. "Vi siete baciati", svela Luxuria. "Dici questo perché sei invidiosa di me che sono una donna vera", ribatte Belen. Altro che "rottura del tabù dell'eterosessualità", come scrive Liberazione. Semmai l'incoronazione della reginetta del pettegolezzo nazionale, l'apoteosi del meccanismo conformista che spinge la macchina della televisione nazionale. Viceversa dovremmo sostenere che Cristiano Malgioglio o Platinette sono i portabandiere della libertà sessuale, il Costanzo show la barricata della rivoluzione di genere e il Billionaire di Briatore l'avanguardia dell'emancipazione femminile.
E poi, sempre sul manifesto, ho visto la vignetta di Vauro. Prima di leggere Rangeri non conoscevo neanche l'esistenza di Rodriguez, Rubicondi e Trump (oddio come sono passato) ma le cose, pur nel disordine, sono tornate al loro posto.
Liberazione, il manifesto



lunedì 24 novembre 2008

Quanto

Al di là di quello che ognuno ci trova, al di là del gusto di ricercare nomi la cui memoria è sprofondata sotto la mole degli anni e sorprendersi a rivedere la foto di qualcuno che ricordavi come non è più, facebook è anche questo: "Tu quanti amici hai?" (domanda da un collega all'altro durante il lavoro).

mercoledì 19 novembre 2008

Obama e noi

Per tutti quelli che "non cambierà niente" e un po' anche per quelli che "cambierà tutto", Ida Dominijanni sul manifesto di ieri (che il giorno stesso dell'uscita non è in rete).
il manifesto

martedì 18 novembre 2008

Le domande della vita#4

Vi è mai capitato, dopo l'assaggio di rito, di rifiutare una bottiglia di vino al ristorante? Entro quali termini la bottiglia non va pagata? Io penso che se il liquido contenuto sa di tappo oppure è palesemente andato a male, il cambio di bottiglia è di diritto (anche se sono convinto che in alcuni posti occorrerebbe quasi arrivare alle vie legali per ottenerlo). Ma se, poniamo, il vino, semplicemente, non è di gradimento dell'avventore, come si procede? In teoria, visto che lo si fa assaggiare, il cambio dovrebbe rimanere un diritto, o no?

lunedì 10 novembre 2008

Così, di getto

A pelle. Ma qui si ha come l'impressione che la portata dell'elezione di Obama l'abbia percepita meglio il PresdelCons che l'opposizione. Il primo, testimonia la presa d'atto più che con le sue battute ipercommentate, con la mimica nervosa e scattante che lo sta quasi trasformando nella caricatura di sé stesso mentre le enuncia e tenta di spiegarle il giorno dopo; la seconda, con la vuota litania balbettante: crescita-aiuti-alle-imprese-e-alle-famiglie, con cui anche oggi all'ora di pranzo ha riempito i tg.

sabato 8 novembre 2008

Le belle bandiere

Se qualcuno ha avuto la ventura ieri sera di imbattersi nella lunga striscia di informazione di terza serata del Tg3 e ha capito il senso della bandiera degli Usa utilizzata come logo nell'angolo in basso a destra del teleschermo (probabilmente era lì anche le sere precedenti ma il titolare qui non ha avuto la fortuna di seguire il programma essendo impegnato in altro), lasci un commento o mandi una mail. Qui nel frattempo si riflette su cosa si sarebbe detto se dopo la vittoria di Bush, Porta a Porta o il Tg4 avessero fatto la stessa cosa.

mercoledì 5 novembre 2008

Forse

Sapendo relativamente poco di lui, da queste parti ci si può concentrare solo su questioni simboliche e andare per pochi punti schematici, sommari e probabilmente eccessivamente seriosi.
1) Gli Stati uniti sono un grande paese. Anzi sono tanti paesi diversi, non ne esiste uno solo: c'è quello che quattro anni fa ha confermato in massa uno dei peggiori presidenti della storia e quello che ieri notte ha consentito l'elezione di una persona che ancora oggi non avrebbe possibilità in alcun paese europeo. Lo dice uno che non ha mai amato e continua a non amare l'american way of life comunemente inteso, che, come tutte le generalizzazioni, non aiuta a capire neanche un po' ciò che succede davvero. E lo dice uno cresciuto con un pregiudizio verso gli Usa che tutto sommato continua a lavorargli dentro. Sinistri, guardatevi dentro e ditevi allo specchio che non è vero. Il che non equivale a sostenere che lì c'è il paradiso e a negare che da lì non siano partite cose turpi verso i quattro angoli del pianeta. Vuol solo dire che le cose ci si deve sforzare di guardarle evitando di incasellarle per forza in griglie precostituite.
2) La realtà davanti ai nostri occhi sembra fissa ma non lo è. Cose irraggiungibili vent'anni fa (do you remember Jesse Jackson?) sono diventate tangibili oggi. L'utopia serve a seminare, guardare avanti e raggiungere obiettivi: insomma, è realisticamente praticabile, lo dimostra quello che è successo poche ore fa. Si ricredano i rigidi e i lamentatori di professione contro il mondo brutto, sporco e cattivo.
3) La conseguenza diretta di quello che si è appena scritto è che forse (forse) questa elezione cambia qualcosa davvero in maniera irreversibile. In questo senso è tecnicamente una rivoluzione. Ciò addirittura a prescindere da quali saranno le politiche concretamente adottate da Obama. Tanto è alta la carica simbolica di quello che è successo. E i simboli contano.

lunedì 3 novembre 2008

Election day

Analisi del sangue, dentista, notaio, carrozziere. Pare che McCain abbia preso una serie di appuntamenti per il dopo 4 novembre, dicendo a tutti di essere finalmente libero da impegni di diversa natura.