giovedì 25 settembre 2008
Io lo so che non sono solo
venerdì 19 settembre 2008
Scorrettissimo
L'effetto che fa
martedì 16 settembre 2008
Si sta invecchiando
Ragione da vendere
Lieve
Discaricati
Sull'età dello spreco, Giorgio Lunghini fece un libro anni fa. Qui, in considerazione degli strumenti che si hanno, si partorisce un assai più dimensionato post che racconta di un'esperienza di vita vissuta. Quello nella foto è il blocco della lavastoviglie in cui va inserita la pasticca di detersivo. A causa della rottura della molla (in sostanza un pezzo di fil di ferro) che a un certo punto del lavaggio, scattando, apre automaticamente lo sportello facendo fuoriuscire la pasticca, il titolare qui è stato costretto a cambiare tutto il blocco perché, secondo il tecnico, non c'erano alternative. Di questo passo ci proporranno di realizzare un inceneritore in ogni palazzo, poi magari - quando la civiltà umana avrà fatto ulteriori passi in avanti - in ogni abitazione, così risolveremo il problema dei rifiuti. E se ci opporremo ci diranno che siamo disfattisti e che non vogliamo prendere atto della realtà e che vogliamo prendere il meglio del progresso senza tenere conto degli oneri che comporta e che allora torniamo all'età della pietra e che bla bla bla.
Ibs
lunedì 15 settembre 2008
Che sollievo
Corriere
sabato 13 settembre 2008
Il contrario di scandaloso
Repubblica
lunedì 8 settembre 2008
Vai via, te e chi ti ci ha portato
Corriere.it
sabato 6 settembre 2008
Dubbio atroce
mercoledì 3 settembre 2008
venerdì 29 agosto 2008
martedì 26 agosto 2008
I primi a suonare
Perfect trick
Conseguenze
martedì 19 agosto 2008
Fab six
1) U2 - Roma - stadio Flaminio, 27/5/1987. Loro stavano ascendendo nell'empireo del rock, io li amavo (il termine non è esagerato) da almeno tre anni. Partenza avventurosa senza biglietto all'ultimo momento salendo su un pullman organizzato da una radio della città di provincia nella quale frequentavo il penultimo anno di liceo. Trentamila lire in tasca, nei dintorni dello stadio mi misi alla ricerca del tagliando. Trovai un tipo che quella cosa preziosa l'aveva ed era disposto a venderla. "Quanto mi dai?", mostrando uno spiccato senso degli affari, dissi: "Ho trentamila lire in tasca". "Va bene". Affare fatto. Biglietto in tasca e neanche una moneta per comprare acqua o cibo. Niente birra né canne. Un lucido delirio. Ricordo come fosse ora le tastiere dell'attacco di "Where the streets have no name" quasi soffocate dal boato e subito dopo il riff lancinante di "I will follow" sul quale feci un salto in avanti di cui mi stupisco tuttora. Finì con qualcuno che mi offrì un panino e la testa piena di cose che sarebbero state raccontate a chi non era venuto.
2) Nick Cave - Arezzo wave, 6/7/2001. Reduce da un consumo compulsivo dell'appena uscito "No more shall we part", era uno di quei concerti a cui vai affamato. Alle due del pomeriggio già sotto al palco. In tre in avanscoperta, aspettando gli altri con i quali si riuscì a vedersi solo poi. A turno la spola per le birre. Cave lo si era già visto diversi anni prima a Roma, ai tempi di Tender prey, ma non era stata una gran serata né per me né per lui. Uscì sul palco che sembrava un gigante, vestito nero e camicia bianca, magro e bello a vedersi. Rese le ballate dense e mistiche dell'ultimo disco, tese e grondanti come solo lui e i Bad seeds sanno fare. Uscimmo ubriachi di musica e la serata continuò con gli altri prima di ripartire verso casa quasi all'alba. La grandezza della serata mi è stata confermata anni dopo, quando parlando con una persona che ai tempi non conoscevo dei migliori concerti visti, convenimmo che questo sarebbe stato nelle rispettive personali classifiche. "Ma dai, c'eri anche tu", "Sì, stavo davanti, in mezzo", "Io di poco spostato a destra", ecc...
3) Rem - Perugia, maggio o giugno 1989 - Bellissimi loro, carichi noi che stavamo sotto e belli dei nostri vent'anni. Eravamo in pochissimi. Fu stupendo in particolare un pezzo fatto durante il bis nel quale si raccolsero a cantare vicinissimi, spalle al pubblico, intorno alla batteria.
4) Afterhours - Arezzo wave, giugno 1993 - Una rivelazione: in tre sul palco, il cantante-chitarrista coi capelli fino a metà schiena che urla sul microfono con una voce da paura. Una versione di "Mio fratello è figlio unico" da torcersi le budella. "Oh, ma chi sono questi", "Boh, si chiamano Afterhours ma sono italiani", "Mammamia".
5) Sud Sound System - Località imprecisata del Salento, 1999 - In tanti a casa loro. Energia da vendere: fatte le debite proporzioni, come vedere Bob Marley a Kingston.
6) Modena City Ramblers - Imola, Festa di Cuore, luglio 1993 - Mai stati tra i gruppi preferiti, concerto sotto un tendone con una trascinante versione di Bella Ciao che la fece quasi diventare la loro canzone, si comprò la cassetta e la si spacciò in lungo e in largo: erano tempi di impegno politico.
Poi ci sono altre cose sparse: i Csi a Firenze (gennaio 2000, se non sbaglio), la tre-giorni di Pistoia Blues dell'88 (Stevie Ray Vaughan e Johnny Winter nella stessa sera non è proprio roba da tutti i giorni): sacco a pelo, chitarra e pochi soldi, quasi da romanzo di formazione; più in qua Cristina Donà al Bloom di Mezzago (2002, credo) e Marlene Kuntz e Marco Parente in diversi posti, sempre gradevoli. E poi altre cose ancora, alcune delle quali finite irrimediabilmente nel dimenticatoio
Kalporz, Elevation tour
martedì 12 agosto 2008
mercoledì 6 agosto 2008
E-mer-gen-za
Repubblica
martedì 5 agosto 2008
A proposito di fannulloni
mercoledì 30 luglio 2008
martedì 29 luglio 2008
Facce della medaglia
Corriere
sabato 26 luglio 2008
I paraocchi che abbiamo (ops) che ho
T: "Certo che la vostra è davvero una terra ricca".
I: "Sì. E da valorizzare".
T: "Beh, in effetti".
I: "E' che fin quando non ci toglieremo il cancro della mafia non ce la faremo mai. Ma le cose stanno cambiando. Le uccisioni di Falcone e Borsellino hanno rappresentato un punto di svolta. Qui oggi a loro e a don Puglisi la gente sarebbe pronta a farli santi".
T: "Sì, in effetti quelle due stragi hanno mostrato il lato più sanguinario della mafia e probabilmente le hanno sottratto più consensi di quanti benefici abbiano portato le eliminazioni di due nemici acerrimi come Falcone e Borsellino".
I: "Sì, è proprio così. Ma lo sapete che io ho un amico che viene dalla vostra stessa città? E' un missionario, ora sta in Ecuador. Abbiamo lavorato insieme. Eppure al nord c'è razzismo. Pensate che io non molto tempo fa a Roma ho dovuto difendere mia moglie, additata come africana" (segue spiegazione di come ha difeso la moglie).
T: "Ma dai, non credevo si fosse ancora a questi livelli. Sarà che la nostra è una città universitaria, abituata ad essere popolata da gente che viene dal sud, scene del genere è davvero difficile vederne e sentirne".
I: "No, no. Vi assicuro. Di razzismo ce n'è molto. Anche tra le forze dell'ordine".
T: (tentando di mantenere l'aplomb): "Eh, purtroppo sì. Basta vedere cosa combinano quando gli sfugge la mano. E' che sono un po'...."
I: "Di destra. Sono di destra. Le forze dell'ordine sono di destra. Ma qualcosa sta cambiando anche lì".
I T annuiscono sulla definizione "di destra" e rimangono un po' scettici sulla prospettiva di cambiamento. Il lui della coppia - sarà per l'accenno dell'altro all'amico missionario - si convince di trovarsi davanti a uno di quei cattolici di base che lavora in qualche organizzazione non governativa con i quali su questioni politiche si trova spesso d'accordo pur essendo lontanissimo dal cattolicesimo. Convinzione che si rafforza quando il lui degli I rivela che "pochi giorni fa abbiamo raccolto un neonato di appena venti giorni arrivato in una di queste navi di immigrati. Pagano 1.000, 1.500 euro a persona; i bambini valgono doppio e le donne incinte il triplo. Tolgono loro il passaporto e li costringono a pagare praticamente a vita. Beh, di fronte a quel neonato anche alcuni miei colleghi razzisti, perché sono razzisti, si sono inteneriti. Vorrebbero sparargli. Ma io dico, questa magari è gente che mille-millecinquecento anni fa, ci insegnava la matematica, la fisica, l'astronomia".
Il lui dei T accorda e pensa che sì, anche alcuni di questi volontari cattolici stanno lì per chissà quali motivi e poi, in fondo in fondo, sono venati da razzismo. La conversazione va avanti, i quattro adulti convengono sul fatto che tentare di contenere le migrazioni con misure poliziesche manifesta il non aver capito nulla della storia umana. Poi si parla dei figli che nel frattempo hanno fatto amicizia e dell'educazione e di altre cose ancora. Saluti senza baci.
Al ritorno in macchina il lui dei T dice alla lei: "Però, 'sti cattolici a volte mi piacciono". Lei ribatte domandando: "Perché cattolici?", lui: "Beh dai: l'amico missionario, i discorsi sugli immigrati, le forze dell'ordine che sono di destra, era un cattolico di quelli tosti, no?", lei: "Guarda che secondo me era un carabiniere", lui: "Ma dai", lei: "Non hai sentito quando raccontava di come ha difeso la moglie a Roma?, ha raccontato di aver detto: 'Mi dispiace di dover difendere anche gente come lei', e poi ha parlato inequivocabilmente di far parte del servizio anti-immigrazione". Lui: "'Azz, sì, mi sa che c'hai ragione".
mercoledì 23 luglio 2008
Sarò scortese io
venerdì 18 luglio 2008
Lo smarrimento della sinistra
martedì 15 luglio 2008
Quattro cose
Aprile
martedì 8 luglio 2008
In buona compagnia
La Stampa, il manifesto
Telegramma da Sapporo
venerdì 4 luglio 2008
Buone notizie dall'Iraq
giovedì 3 luglio 2008
Protagonisti del nostro tempo
Repubblica
mercoledì 2 luglio 2008
L'arte del silenzio
lunedì 30 giugno 2008
1, 2, 3 ecc...
Alcuni buoni motivi
sabato 28 giugno 2008
martedì 24 giugno 2008
Il richiamo della foresta
Repubblica
Dalla parte del torto
lunedì 23 giugno 2008
Reciprocità
venerdì 20 giugno 2008
Programma comunista
domenica 15 giugno 2008
Dietro, giù in fondo
YouTube
sabato 14 giugno 2008
E' quasi fatta
venerdì 13 giugno 2008
L'ultima tentazione
Il bandolo della matassa
martedì 10 giugno 2008
Uno prova a capire tutto
Serio e faceto
Repubblica
lunedì 9 giugno 2008
No, l'inno no
giovedì 5 giugno 2008
Aria fresca
mercoledì 4 giugno 2008
Mai domo
Repubblica
martedì 3 giugno 2008
Per dire: io c'ero
Youtube
lunedì 2 giugno 2008
Yeah
(Grazie a Gianluca per la foto, ché il titolare qui era troppo impegnato a dimenarsi)
PS: qui altre foto della serata, qui i pezzi suonati.
Massimiliano Cricco, Sorridi domani sarà peggio
sabato 31 maggio 2008
Rivoluzione noi vogliamo far
Militante: "Certo che va avanti".
Wizzo: "Ah, no perché sai, pensavo che...".
Militante: "Sì è vero, lo 0,4% visto da fuori è poco, perché in effetti se non raggiungi neanche l'1%, insomma. Ma ti assicuro che visto da dentro significa molto di più. Ci sono compagni in parecchie città e ci stiamo organizzando, abbiamo anche aperto un blog perché ci siamo detti: come comunichiamo con i compagni?".
Wizzo: "Ah".
Militante: "E poi scusa, il vero fallimento è quello della Sinistra arcobaleno, hanno preso sei volte i voti che abbiamo preso noi, ma vuoi mettere? Loro avevano gli apparati, i parlamentari, noi niente".
Wizzo: "Ah, beh, sì".
Ministero Interno, Umbria critica
mercoledì 28 maggio 2008
Modesta proposta
Cose semplici e banali
martedì 27 maggio 2008
Chi va si prepari
Sorridi...domani sarà peggio
venerdì 23 maggio 2008
Mala tempora
1) Siamo messi così bene che chi dice di aprire le frontiere agli immigrati che ci servono passa quasi per un terzomondista-internazionalista.
2) Anni fa - credo su Cuore, credo a firma di Michele Serra - lessi un pezzo che partendo dal pretesto di una storia di querele traeva la conclusione che puoi criticare quanto vuoi una persona fisica, ma se ti azzardi a fare le pulci ad una merce l'ufficio legale dell'azienda che la produce ti darà la caccia per il resto dei tuoi giorni. Passano gli anni e quella conclusione acquista sempre più valore: in tv esiste la fascia protetta per i programmi televisivi, provate a contare quanti messaggi a sfondo sessuale più o meno esplicito ci sono negli spot che vanno in onda in primissima serata. E soprattutto, provate a seguirli con una bambina di tre anni e mezzo al vostro fianco.
3) Marco Travaglio denuncia lo strapotere della tv: se scrivi una cosa su un libro nessuno dice niente, se la stessa cosa la dici in tv viene giù il cielo. Ha ragione: lui da anni scrive libri insieme a Peter Gomez e Gianni Barbacetto, la sua faccia e il suo nome sono diventati un logo andando in tv, gli altri due sono sconosciuti ai più.
martedì 20 maggio 2008
domenica 18 maggio 2008
Sì, vabbè
sabato 17 maggio 2008
Mah, ehm, bah, ah sì?
venerdì 16 maggio 2008
Cambia rotta, cambia stile
Wikipedia, Madamimadam, Leonardo.it
Perdere la bussola
Repubblica, Corriere, il manifesto
sabato 10 maggio 2008
Aiuto
Il futuro è adesso
Repubblica, Crave
giovedì 8 maggio 2008
Due possibilità
mercoledì 7 maggio 2008
Definizione
De Mauro Paravia
Io lo sapevo che non ero solo
Pesi e misure
martedì 6 maggio 2008
If
La Stampa
C'è il sole
venerdì 2 maggio 2008
La croce sopra (post scandaloso)
lunedì 28 aprile 2008
The niro
The niro
sabato 26 aprile 2008
Tipi
1) Il pessimista apocalittico: si sta seriamente convincendo di essere condannato a essere minoranza a vita e medita l'esilio volontario.
2) Il pragmatico: "Guardate, vanno bene i principi ma sai che vi dico: dovremmo essere un po' più paraculi e fare un po' più di demagogia anche noi, soprattutto quando ci troviamo al governo".
3) L'ottimista: vede ampi margini di manovra perché al di là del voto è convinto che comunque sotto sotto la gente non è contentissima di quello che ha e potrebbe essere quindi permeabile al cambiamento a patto che la sinistra si rinnovi radicalmente.
4) Il pessimista integrato (assomiglia molto da vicino al titolare del blog): pensa che la batosta sia di proporzioni storiche perché ha radici profondissime e non sa proprio che fare ma ritiene che la vita va comunque avanti e che le cose cambiano anche quando meno te lo aspetti, chissà.
Non c'era il rancoroso a prescindere confinante con l'antipolitica e similqualunquista. Ma ho detto che si tratta di persone che innalzano il livello medio di gradevolezza del mondo, appunto.
Dalla culla alla tomba (nota biografica)
Shine a light
mercoledì 23 aprile 2008
Una di quelle
No future
Il punto dal quale è probabilmente più opportuno partire è l'appiattimento progressivo della dimensione del futuro e le conseguenze devastanti che tutto ciò ha avuto per chi politicamente si propone un orizzonte di modifica dello stato di cose presenti. I componenti della gioiosa "macchina da guerra" che nel 1994 cozzò contro l'allora Polo delle libertà si dettero il nome di "Progressisti". Ancora, la campagna elettorale di Veltroni è stata tutta proiettata nel futuro: "cambiate pagina", "mettiamoci alle spalle questi ultimi 14 anni". Sono stati questi i motivi dominanti. Bertinotti addirittura, esortava a votare Sinistra arcobaleno per fare un "investimento per il futuro". Ma è proprio storicamente che la sinistra si è presentata come il futuro, come il miglioramento delle condizioni presenti. E il futuro è stato visto per generazioni, almeno per tutto il Novecento, come un tempo che sarebbe stato migliore del presente e sul quale conveniva investire, appunto. Ora non è più così. Questa cosa di Massimo Gramellini scritta sulla Stampa e linkata da questo blog l'ultimo giorno dell'anno scorso aiuta molto a capire cosa il futuro è diventato per noi occidentali: non più un orizzonte aperto ma una sorta di imbuto in cui si intruppano le paure e i contorcimenti di una civiltà che bada di gran lunga più alla difesa dell'acquisito che alla realizzazione di altro. Ciò accade in parte per la raggiunta saturazione di beni materiali spesso inutili e dannosi (inutensili, come li chiama uno dei protagonisti di "Guerra agli umani"). Ma anche e soprattutto per la scomparsa dall'immaginario collettivo di un qualsiasi anelito a un’esperienza diversa da quella del produci-consuma-crepa (perdonate la semplificazione, ma almeno ci si capisce). Fenomeni questi, in cui si è innestato quel frullatore chiamato globalizzazione di cui le pasciute società occidentali beneficiano materialmente per molti versi, ma che repellono quando vengono messi a repentaglio confini (geografici e non solo) che si vorrebbero immutabili. Mancanza di futuro e paure, rendono il presente e ciò che lo caratterizza come l'età dell'oro da difendere con le unghie e con i denti e contro chiunque. Si allentano i vincoli di solidarietà: non è affatto verosimile che
Se il futuro è una dimensione che più che attrarre incute timore e se la difesa è la sola politica che conta, il presente diventa l’unica dimensione di vita. Avendo smarrito la prospettiva lunga, le decisioni devono essere prese qui e ora, senza discussioni percepite come inutili e dannose. Non ci sono i problemi, risolubili con strategie di ampio respiro, esistono solo le emergenze da stroncare, costi quel che costi, con un’efficienza che viene misurata solo con la categoria del tempo e quasi mai della profondità. Perciò occorre semplificare e ridurre possibilmente ai minimi termini qualità e quantità del dibattito. Anche in questo scenario siamo in un mare ostico per chi è nato storicamente per dare voce alle moltitudini ed è quasi ontologicamente contrario alla voce unica del decisore, divenuta invece una sorta di feticcio delle democrazie.
A tutto ciò, si aggiunge quel trionfo della moltitudine di cui si è parlato qui e che è quindi pleonastico ribadire.
Questi sono parte dei problemi che potrebbero spiegare il tracollo di una parte politica. Che fare per adeguare strumenti al fine di coronare la strategia di chi dovrebbe avere come stelle polari l’allargamento della partecipazione consapevole, l’inclusione, l’orizzontalità piuttosto che la verticalità? E’ questa la domanda a cui al momento non si scorge nessuno in grado di dare risposte convincenti. Di certo, l’ultima cosa da fare è quella predicata da qualche opinionista di grido: quella di seguire, assecondandola, una maggioranza che muore di paura se s’imbatte in un campo rom ma si volta dall’altra parte – tanto per fare due esempi a caso - se gli si racconta che i metodi di coltivazione convenzionali stanno pericolosamente impoverendo il patrimonio genetico della Terra o che comperare acqua, per di più imbottigliata in vuoti rigorosamente a perdere, è un atto autolesionista. E però, non assecondarla, la maggioranza, non vuol dire non considerarla o, peggio, snobbarla. Anche se farci i conti, per di più nel mare che si ha attorno, è di una fatica tremenda.
La Stampa, Wu ming foundation, Bollati Boringhieri
lunedì 21 aprile 2008
Eccezioni
domenica 20 aprile 2008
Vendola
Repubblica
mercoledì 16 aprile 2008
Su col morale
martedì 15 aprile 2008
Due-tre cose sulle elezioni
2) Mi duole dirlo ma è uno spettacolo veramente penoso constatare come una parte del popolo di (centro) sinistra continua a ritenere di vivere in un paese di minus habens ogni volta che perde le elezioni. Così come lo è vedere la stessa parte di popolo di (centro) sinistra, ad ogni sconfitta elettorale, dare la colpa alle televisioni e al conflitto di interessi e a chi non ha fatto niente per eliminare tale conflitto (dunque eliminando l'avversario politico, che pure rappresenta un'anomalia mondiale, per legge). Se il brodo culturale del (centro) sinistra è questo, e in parte lo è, allora la sconfitta è assicurata anche per le generazioni future.
3) Sui sinistri antagonisti ho detto nel post precedente; vedere invece alcuni pasdaran del Pd e del "corriamo da soli" gioire dal basso del 33% per la scomparsa della parola sinistra dal Parlamento dà una tristezza infinita.
Corriere
lunedì 14 aprile 2008
Scusate lo sfogo
Basta con le proiezioni menagrame
Poi smetto col trash, promesso
Sono usciti gli exit poll
Correte a sintonizzarvi
Wizzoskopea
Pdl 38,5%
Lega 4%
Pd 36%
Di Pietro 3%
La Sinistra l'Arcobaleno 8%
Udc 6%
Tutti gli altri a dividersi il 4,5% che resta.
Oh my god
sabato 12 aprile 2008
1X2
Anni luce
Repubblica
venerdì 11 aprile 2008
Proprietà privata
Politicamente scorretto
lunedì 7 aprile 2008
Torno subito
venerdì 4 aprile 2008
La playlist
HI RISK CAFE' Sad love
SOFFULL bOOgielOser
AMELIE Do it over
SOLAIRE Timon
LE TROU SOCIETE Madrelingua
REIN Grandtour
SARA RADOS La ricetta
FRAZIONE FABBRICA Tracce nascoste
FRAZIONE FABBRICA Tempi imperfetti
IL MANISCALCO MALDESTRO 8 di mattina
1984 Palline di spugna verdi
DIRGE Bottles of memory
Ciao bella
Entra un messo dell'outlet e consegna una comunicazione scritta.
A) (legge e dice ad alta voce) Ah, quest'anno il 2 giugno si lavora.
B) Beh perché, che c'è di strano? Si è sempre lavorato.
A) Eh no, il 2 giugno è festa.
C) La festa della Repubblica.
A) Ma non era il 25 aprile?
C) No, quella è la festa della liberazione.
B) Ah sì?