martedì 30 dicembre 2008
Cose che si vedono in giro (di questi tempi)
lunedì 29 dicembre 2008
Apparenza (post effimero)

Non conoscendola, non si ha nulla da dire in merito alla vicenda che ha portato alle dimissioni di Di Pietro jr dall'Idv comunicate attraverso il blog del padre (un figlio che comunica attraverso il blog del padre, poi dicono che gli anziani sono indietro in tecnologia rispetto ai giovani). Ma no, a pensarci bene una cosa la si può dire: Di Pietro jr, oltre a essere uno dei pochi figli indietro in tecnologia rispetto al padre, fisicamente sembra il padre di suo padre.
Di Pietro
venerdì 26 dicembre 2008
Buone feste
martedì 23 dicembre 2008
Wizzo Awards 2008
- Disco in copyright: Sigur Ros - Med sud I eyrum vid spilum endalaust
- Disco in copyleft (ex aequo) : The Vox - The woman who lives in the aeroplane; Brad Sucks - Out of it
- Libro: Sandrone Dazieri - E' stato un attimo (letto in ritardo di due anni rispetto all'uscita, ma non si può mica essere sempre puntuali)
- Film: Into the wild
giovedì 18 dicembre 2008
Stime
mercoledì 17 dicembre 2008
sabato 13 dicembre 2008
Realtà virtuale
(battuta raccolta nel mondo reale)
Musicoterapia
giovedì 11 dicembre 2008
Scontato
mercoledì 10 dicembre 2008
No, così no
Cgil, Repubblica
martedì 9 dicembre 2008
Per esempio (della sinistra, delle città)
Repubblica
venerdì 5 dicembre 2008
Non per amore ma per soldi
Corriere
mercoledì 3 dicembre 2008
Visti da lontano (post datato)
Hit parade Italia
martedì 2 dicembre 2008
Réclame
giovedì 27 novembre 2008
On the road
Più lento che rock
Ah, la civiltà
B: "Ma sei matto? E che hai preso?".
A: "Boh, non ricordo, la prima cosa che ho trovato in casa. Sai, in questi giorni ho parecchio da fare. Ho anche raddoppiato la dose".
Alcuni di voi leggendo questo scampolo di conversazione non avranno fatto una piega, magari abituati a ingurgitare di tutto. Io al contrario, come mi auguro altri di voi, sono saltato sulla sedia quando l'ho ascoltata. C'ho riflettuto su e ho pensato che la reazione fosse dettata dalla mia attitudine anti-farmaci. Ma ho capito che una parte consistente di ragione, quel mio salto sulla sedia ce l'aveva. Perché prima di scrivere un post che avrebbe potuto essere innervato dall'ignoranza, in cerca di risposte mi sono imbattuto in questo sito che mi ha confermato come quelle che adotto sono tutto sommato buone pratiche e che mi permetto di suggerirvi di consultare in caso di aumento della temperatura, vista la stagione.
Amico pediatra
mercoledì 26 novembre 2008
Serioso e faceto
Wittgenstein
Tu chiamala se vuoi rivoluzione
La povera Luxuria è entrata nello show come un volantino stampato ("parlerò dei problemi sociali e politici"), e ne è uscita come una donnetta da ballatoio. Il massimo della popolarità lo ha infatti raggiunto con la spiata di un flirt tra una bella argentina (Belen Rodriguez) e un rubacuori del jet-set (Rossano Rubicondi), marito di Ivana Trump. "Vi siete baciati", svela Luxuria. "Dici questo perché sei invidiosa di me che sono una donna vera", ribatte Belen. Altro che "rottura del tabù dell'eterosessualità", come scrive Liberazione. Semmai l'incoronazione della reginetta del pettegolezzo nazionale, l'apoteosi del meccanismo conformista che spinge la macchina della televisione nazionale. Viceversa dovremmo sostenere che Cristiano Malgioglio o Platinette sono i portabandiere della libertà sessuale, il Costanzo show la barricata della rivoluzione di genere e il Billionaire di Briatore l'avanguardia dell'emancipazione femminile.E poi, sempre sul manifesto, ho visto la vignetta di Vauro. Prima di leggere Rangeri non conoscevo neanche l'esistenza di Rodriguez, Rubicondi e Trump (oddio come sono passato) ma le cose, pur nel disordine, sono tornate al loro posto.
Liberazione, il manifesto
lunedì 24 novembre 2008
Quanto
mercoledì 19 novembre 2008
Obama e noi
il manifesto
martedì 18 novembre 2008
Le domande della vita#4
lunedì 17 novembre 2008
lunedì 10 novembre 2008
Così, di getto
sabato 8 novembre 2008
Le belle bandiere
mercoledì 5 novembre 2008
Forse
1) Gli Stati uniti sono un grande paese. Anzi sono tanti paesi diversi, non ne esiste uno solo: c'è quello che quattro anni fa ha confermato in massa uno dei peggiori presidenti della storia e quello che ieri notte ha consentito l'elezione di una persona che ancora oggi non avrebbe possibilità in alcun paese europeo. Lo dice uno che non ha mai amato e continua a non amare l'american way of life comunemente inteso, che, come tutte le generalizzazioni, non aiuta a capire neanche un po' ciò che succede davvero. E lo dice uno cresciuto con un pregiudizio verso gli Usa che tutto sommato continua a lavorargli dentro. Sinistri, guardatevi dentro e ditevi allo specchio che non è vero. Il che non equivale a sostenere che lì c'è il paradiso e a negare che da lì non siano partite cose turpi verso i quattro angoli del pianeta. Vuol solo dire che le cose ci si deve sforzare di guardarle evitando di incasellarle per forza in griglie precostituite.
2) La realtà davanti ai nostri occhi sembra fissa ma non lo è. Cose irraggiungibili vent'anni fa (do you remember Jesse Jackson?) sono diventate tangibili oggi. L'utopia serve a seminare, guardare avanti e raggiungere obiettivi: insomma, è realisticamente praticabile, lo dimostra quello che è successo poche ore fa. Si ricredano i rigidi e i lamentatori di professione contro il mondo brutto, sporco e cattivo.
3) La conseguenza diretta di quello che si è appena scritto è che forse (forse) questa elezione cambia qualcosa davvero in maniera irreversibile. In questo senso è tecnicamente una rivoluzione. Ciò addirittura a prescindere da quali saranno le politiche concretamente adottate da Obama. Tanto è alta la carica simbolica di quello che è successo. E i simboli contano.
lunedì 3 novembre 2008
Election day
venerdì 31 ottobre 2008
La seconda età
martedì 28 ottobre 2008
Ecco, diglielo tu
domenica 26 ottobre 2008
Tempi duri
venerdì 24 ottobre 2008
giovedì 23 ottobre 2008
Chiama l'uno-uno-tre
Ma c'è di più: Berlusconi è la bella copia, cioè quella vincente, degli italiani che l'hanno votato. Che non sono pessimi: sono mediamente buoni padri e madri di famiglia, bravi ragazzi. Niente affatto cattivi in sé, come parte del sinistrismo ama pensarli rincattucciandosi nel suo alibi di superiorità morale. Chi di voi non ha uno zio berlusconiano col quale ride e scherza amabilmente ai pranzi di famiglia? Ha forse tre narici? Ha mai tentato di accoltellarvi alle spalle? No, sicuro. E' solo che considera le opinioni diverse dalle sue un impaccio; la cultura una perdita di tempo perché non produce nulla di concreto; l'ambiente un praticello da innaffiare quando e se c'è tempo; l'approfondimento giornalistico lo confonde con "Porta a porta" e il governo con il comando; un eroinomane, perfino uno che si fa le canne, è per lui più socialmente pericoloso di un evasore fiscale o di chi corrompe o si fa corrompere per un appalto, e anzi: questi ultimi spesso fanno parte di quella che lui definisce la "crema" della società; è garantista ma sa essere forcaiolo, dipende da chi finisce nelle maglie della giustizia. Ed è convinto che il male supremo della nostra società sia la microcriminalità pronta a tenderci agguati, anche se né lui né i suoi parenti più prossimi sono mai stati vittime di atti di violenza. Non lo fa perché è cattivo: pensa intimamente che così vanno le cose e così devono andare. Anzi: che così vanno le cose perché così devono andare. Per cui, dice e pensa intimamente lo zio berlusconiano, senza cattiveria: abbiamo vinto le elezioni, non rompete. E attenzione: lo zio berlusconiano non è neanche tanto diverso da quello di sinistra, che avrete senz'altro anche quello, pensateci bene: forse il secondo preferisce "Ballarò" a "Porta a Porta", (pensa che cambio di paradigma!) ma la macchina la compra diesel lo stesso anche se sa che inquina. Oh, non v'offendete, voi di sinistra: non ho detto che sono proprio uguali, il berlusconiano e il sinistro, ma sono assai meno dissimili di quanto appaia e spesso mettono la croce su un simbolo diverso per questioni di famiglia, di reminiscenze che si perdono nella notte dei tempi ma la cui essenza è quasi completamente stinta dopo aver preso il colore del luogo comune e del partito preso.
Ecco, riprendendo il filo e tornando allo zio berlusconiano: lui si fa il mazzo, lavora tutto il giorno e magari ha i figli che combattono per un lavoro che non c'è o che se c'è fa schifo. Berlusconi, no. Lui è la bella copia: ha tempo e soldi per pensare, convoca i migliori cervelli e sondaggia, studia, approfondisce per tirare fuori nella maniera più efficace che solo lui sa trovare gli slogan che al nostro zio piacciono di più. Poi va alle nomination, pardon, alle elezioni, prende i voti e comanda, o almeno ci prova, perché, come dire, 'ho vinto, non rompete'. Ecco, altro che fascista, è che così vanno le cose e così devono andare. E forse per sconfiggerlo il berlusconismo, se esiste, sarebbe il caso che lo zio di sinistra cominciasse a demolire i luoghi comuni in base ai quali categorizza la realtà, mettere in discussione anche le sue convinzioni e vedere semmai quale radice hanno. Solo così, ad esempio, lo zio di sinistra avrebbe spento la tv, ieri sera, dopo essersi imbattuto in Veltroni che balbettava ad Annozero di crescita, crescita, crescita per uscire dalla crisi. Sì, ma quale crescita?, avrebbe chiesto il nostro zio di sinistra alle prese con la demolizione dei suoi luoghi comuni. E avrebbe detto a sé stesso che da un leader di sinistra, progressista, liberal o definitelo voi come vi pare, è legittimo aspettarsi di più in mezzo a una crisi del genere. Sarebbe lecito aspettarsi che prenda la palla la balzo per convocare i migliori cervelli e dire urbi et orbi che così non si va avanti, che serve un new deal imperniato su rispetto delle vite umane, ambiente, innovazione, qualità, energia rinnovabile. E cultura, perché solo pensando e avendo gli strumenti per farlo meglio si può tentare di raggiungere uno stato di benessere superiore. Ma questo è un altro discorso e la rete è bella perché se avete voglia di approfondire troverete luoghi senz'altro più attrezzati di questo. Ora scusate, vado, ci sono dei ragazzini che stanno giocando a palla nel cortile e rischiano di danneggiarmi la macchina diesel nuova di zecca: devo assolutamente chiamare la polizia.
Wikipedia
Un po' di chiarezza
"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno. In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano".
lunedì 20 ottobre 2008
Per la precisione
mercoledì 15 ottobre 2008
lunedì 13 ottobre 2008
Parole, parole, parole
Sigur Ros, Afterhours, Kdcobain
Fiducia nel futuro
sabato 11 ottobre 2008
Imprescindibile
City
venerdì 10 ottobre 2008
Playlist
PS: l'ultima playlist che ho messo insieme io inizia con l'Eddie Vedder di Into the wild e finisce con Besame mucho.
Il non detto
lunedì 6 ottobre 2008
I due lati
PS: a proposito, il pezzo regge al passare del tempo ma abbigliamento, ballerine e relative coreografie, a rivederli oggi mette quasi imbarazzo.
Youtube
In verticale, please
Teatro degli Orrori
venerdì 3 ottobre 2008
Commercianti, occhio
martedì 30 settembre 2008
lunedì 29 settembre 2008
Dimenticavo
Giù da quel piedistallo
PS: non è un post contro Dylan, piuttosto contro il vezzo di giudicare un'opera attraverso il nome di chi l'ha partorita.
domenica 28 settembre 2008
Del vino
venerdì 26 settembre 2008
Scova la differenza
Repubblica
giovedì 25 settembre 2008
Io lo so che non sono solo
venerdì 19 settembre 2008
Scorrettissimo
L'effetto che fa
martedì 16 settembre 2008
Si sta invecchiando
Ragione da vendere
Lieve
Discaricati
Sull'età dello spreco, Giorgio Lunghini fece un libro anni fa. Qui, in considerazione degli strumenti che si hanno, si partorisce un assai più dimensionato post che racconta di un'esperienza di vita vissuta. Quello nella foto è il blocco della lavastoviglie in cui va inserita la pasticca di detersivo. A causa della rottura della molla (in sostanza un pezzo di fil di ferro) che a un certo punto del lavaggio, scattando, apre automaticamente lo sportello facendo fuoriuscire la pasticca, il titolare qui è stato costretto a cambiare tutto il blocco perché, secondo il tecnico, non c'erano alternative. Di questo passo ci proporranno di realizzare un inceneritore in ogni palazzo, poi magari - quando la civiltà umana avrà fatto ulteriori passi in avanti - in ogni abitazione, così risolveremo il problema dei rifiuti. E se ci opporremo ci diranno che siamo disfattisti e che non vogliamo prendere atto della realtà e che vogliamo prendere il meglio del progresso senza tenere conto degli oneri che comporta e che allora torniamo all'età della pietra e che bla bla bla.
Ibs
lunedì 15 settembre 2008
Che sollievo
Corriere
sabato 13 settembre 2008
Il contrario di scandaloso
Repubblica
lunedì 8 settembre 2008
Vai via, te e chi ti ci ha portato
Corriere.it
sabato 6 settembre 2008
Dubbio atroce
mercoledì 3 settembre 2008
venerdì 29 agosto 2008
martedì 26 agosto 2008
I primi a suonare
Perfect trick
Conseguenze
martedì 19 agosto 2008
Fab six
1) U2 - Roma - stadio Flaminio, 27/5/1987. Loro stavano ascendendo nell'empireo del rock, io li amavo (il termine non è esagerato) da almeno tre anni. Partenza avventurosa senza biglietto all'ultimo momento salendo su un pullman organizzato da una radio della città di provincia nella quale frequentavo il penultimo anno di liceo. Trentamila lire in tasca, nei dintorni dello stadio mi misi alla ricerca del tagliando. Trovai un tipo che quella cosa preziosa l'aveva ed era disposto a venderla. "Quanto mi dai?", mostrando uno spiccato senso degli affari, dissi: "Ho trentamila lire in tasca". "Va bene". Affare fatto. Biglietto in tasca e neanche una moneta per comprare acqua o cibo. Niente birra né canne. Un lucido delirio. Ricordo come fosse ora le tastiere dell'attacco di "Where the streets have no name" quasi soffocate dal boato e subito dopo il riff lancinante di "I will follow" sul quale feci un salto in avanti di cui mi stupisco tuttora. Finì con qualcuno che mi offrì un panino e la testa piena di cose che sarebbero state raccontate a chi non era venuto.
2) Nick Cave - Arezzo wave, 6/7/2001. Reduce da un consumo compulsivo dell'appena uscito "No more shall we part", era uno di quei concerti a cui vai affamato. Alle due del pomeriggio già sotto al palco. In tre in avanscoperta, aspettando gli altri con i quali si riuscì a vedersi solo poi. A turno la spola per le birre. Cave lo si era già visto diversi anni prima a Roma, ai tempi di Tender prey, ma non era stata una gran serata né per me né per lui. Uscì sul palco che sembrava un gigante, vestito nero e camicia bianca, magro e bello a vedersi. Rese le ballate dense e mistiche dell'ultimo disco, tese e grondanti come solo lui e i Bad seeds sanno fare. Uscimmo ubriachi di musica e la serata continuò con gli altri prima di ripartire verso casa quasi all'alba. La grandezza della serata mi è stata confermata anni dopo, quando parlando con una persona che ai tempi non conoscevo dei migliori concerti visti, convenimmo che questo sarebbe stato nelle rispettive personali classifiche. "Ma dai, c'eri anche tu", "Sì, stavo davanti, in mezzo", "Io di poco spostato a destra", ecc...
3) Rem - Perugia, maggio o giugno 1989 - Bellissimi loro, carichi noi che stavamo sotto e belli dei nostri vent'anni. Eravamo in pochissimi. Fu stupendo in particolare un pezzo fatto durante il bis nel quale si raccolsero a cantare vicinissimi, spalle al pubblico, intorno alla batteria.
4) Afterhours - Arezzo wave, giugno 1993 - Una rivelazione: in tre sul palco, il cantante-chitarrista coi capelli fino a metà schiena che urla sul microfono con una voce da paura. Una versione di "Mio fratello è figlio unico" da torcersi le budella. "Oh, ma chi sono questi", "Boh, si chiamano Afterhours ma sono italiani", "Mammamia".
5) Sud Sound System - Località imprecisata del Salento, 1999 - In tanti a casa loro. Energia da vendere: fatte le debite proporzioni, come vedere Bob Marley a Kingston.
6) Modena City Ramblers - Imola, Festa di Cuore, luglio 1993 - Mai stati tra i gruppi preferiti, concerto sotto un tendone con una trascinante versione di Bella Ciao che la fece quasi diventare la loro canzone, si comprò la cassetta e la si spacciò in lungo e in largo: erano tempi di impegno politico.
Poi ci sono altre cose sparse: i Csi a Firenze (gennaio 2000, se non sbaglio), la tre-giorni di Pistoia Blues dell'88 (Stevie Ray Vaughan e Johnny Winter nella stessa sera non è proprio roba da tutti i giorni): sacco a pelo, chitarra e pochi soldi, quasi da romanzo di formazione; più in qua Cristina Donà al Bloom di Mezzago (2002, credo) e Marlene Kuntz e Marco Parente in diversi posti, sempre gradevoli. E poi altre cose ancora, alcune delle quali finite irrimediabilmente nel dimenticatoio
Kalporz, Elevation tour
martedì 12 agosto 2008
mercoledì 6 agosto 2008
E-mer-gen-za
Repubblica
martedì 5 agosto 2008
A proposito di fannulloni
mercoledì 30 luglio 2008
martedì 29 luglio 2008
Facce della medaglia
Corriere
sabato 26 luglio 2008
I paraocchi che abbiamo (ops) che ho
T: "Certo che la vostra è davvero una terra ricca".
I: "Sì. E da valorizzare".
T: "Beh, in effetti".
I: "E' che fin quando non ci toglieremo il cancro della mafia non ce la faremo mai. Ma le cose stanno cambiando. Le uccisioni di Falcone e Borsellino hanno rappresentato un punto di svolta. Qui oggi a loro e a don Puglisi la gente sarebbe pronta a farli santi".
T: "Sì, in effetti quelle due stragi hanno mostrato il lato più sanguinario della mafia e probabilmente le hanno sottratto più consensi di quanti benefici abbiano portato le eliminazioni di due nemici acerrimi come Falcone e Borsellino".
I: "Sì, è proprio così. Ma lo sapete che io ho un amico che viene dalla vostra stessa città? E' un missionario, ora sta in Ecuador. Abbiamo lavorato insieme. Eppure al nord c'è razzismo. Pensate che io non molto tempo fa a Roma ho dovuto difendere mia moglie, additata come africana" (segue spiegazione di come ha difeso la moglie).
T: "Ma dai, non credevo si fosse ancora a questi livelli. Sarà che la nostra è una città universitaria, abituata ad essere popolata da gente che viene dal sud, scene del genere è davvero difficile vederne e sentirne".
I: "No, no. Vi assicuro. Di razzismo ce n'è molto. Anche tra le forze dell'ordine".
T: (tentando di mantenere l'aplomb): "Eh, purtroppo sì. Basta vedere cosa combinano quando gli sfugge la mano. E' che sono un po'...."
I: "Di destra. Sono di destra. Le forze dell'ordine sono di destra. Ma qualcosa sta cambiando anche lì".
I T annuiscono sulla definizione "di destra" e rimangono un po' scettici sulla prospettiva di cambiamento. Il lui della coppia - sarà per l'accenno dell'altro all'amico missionario - si convince di trovarsi davanti a uno di quei cattolici di base che lavora in qualche organizzazione non governativa con i quali su questioni politiche si trova spesso d'accordo pur essendo lontanissimo dal cattolicesimo. Convinzione che si rafforza quando il lui degli I rivela che "pochi giorni fa abbiamo raccolto un neonato di appena venti giorni arrivato in una di queste navi di immigrati. Pagano 1.000, 1.500 euro a persona; i bambini valgono doppio e le donne incinte il triplo. Tolgono loro il passaporto e li costringono a pagare praticamente a vita. Beh, di fronte a quel neonato anche alcuni miei colleghi razzisti, perché sono razzisti, si sono inteneriti. Vorrebbero sparargli. Ma io dico, questa magari è gente che mille-millecinquecento anni fa, ci insegnava la matematica, la fisica, l'astronomia".
Il lui dei T accorda e pensa che sì, anche alcuni di questi volontari cattolici stanno lì per chissà quali motivi e poi, in fondo in fondo, sono venati da razzismo. La conversazione va avanti, i quattro adulti convengono sul fatto che tentare di contenere le migrazioni con misure poliziesche manifesta il non aver capito nulla della storia umana. Poi si parla dei figli che nel frattempo hanno fatto amicizia e dell'educazione e di altre cose ancora. Saluti senza baci.
Al ritorno in macchina il lui dei T dice alla lei: "Però, 'sti cattolici a volte mi piacciono". Lei ribatte domandando: "Perché cattolici?", lui: "Beh dai: l'amico missionario, i discorsi sugli immigrati, le forze dell'ordine che sono di destra, era un cattolico di quelli tosti, no?", lei: "Guarda che secondo me era un carabiniere", lui: "Ma dai", lei: "Non hai sentito quando raccontava di come ha difeso la moglie a Roma?, ha raccontato di aver detto: 'Mi dispiace di dover difendere anche gente come lei', e poi ha parlato inequivocabilmente di far parte del servizio anti-immigrazione". Lui: "'Azz, sì, mi sa che c'hai ragione".
mercoledì 23 luglio 2008
Sarò scortese io
venerdì 18 luglio 2008
Lo smarrimento della sinistra
martedì 15 luglio 2008
Quattro cose
Aprile
martedì 8 luglio 2008
In buona compagnia
La Stampa, il manifesto
Telegramma da Sapporo
venerdì 4 luglio 2008
Buone notizie dall'Iraq
giovedì 3 luglio 2008
Protagonisti del nostro tempo
Repubblica
mercoledì 2 luglio 2008
L'arte del silenzio
lunedì 30 giugno 2008
1, 2, 3 ecc...
Alcuni buoni motivi
sabato 28 giugno 2008
martedì 24 giugno 2008
Il richiamo della foresta
Repubblica
Dalla parte del torto
lunedì 23 giugno 2008
Reciprocità
venerdì 20 giugno 2008
Programma comunista
domenica 15 giugno 2008
Dietro, giù in fondo
YouTube
sabato 14 giugno 2008
E' quasi fatta
venerdì 13 giugno 2008
L'ultima tentazione
Il bandolo della matassa
martedì 10 giugno 2008
Uno prova a capire tutto
Serio e faceto
Repubblica
lunedì 9 giugno 2008
No, l'inno no
giovedì 5 giugno 2008
Aria fresca
mercoledì 4 giugno 2008
Mai domo
Repubblica
martedì 3 giugno 2008
Per dire: io c'ero
Youtube
lunedì 2 giugno 2008
Yeah
(Grazie a Gianluca per la foto, ché il titolare qui era troppo impegnato a dimenarsi)
PS: qui altre foto della serata, qui i pezzi suonati.
Massimiliano Cricco, Sorridi domani sarà peggio
sabato 31 maggio 2008
Rivoluzione noi vogliamo far
Militante: "Certo che va avanti".
Wizzo: "Ah, no perché sai, pensavo che...".
Militante: "Sì è vero, lo 0,4% visto da fuori è poco, perché in effetti se non raggiungi neanche l'1%, insomma. Ma ti assicuro che visto da dentro significa molto di più. Ci sono compagni in parecchie città e ci stiamo organizzando, abbiamo anche aperto un blog perché ci siamo detti: come comunichiamo con i compagni?".
Wizzo: "Ah".
Militante: "E poi scusa, il vero fallimento è quello della Sinistra arcobaleno, hanno preso sei volte i voti che abbiamo preso noi, ma vuoi mettere? Loro avevano gli apparati, i parlamentari, noi niente".
Wizzo: "Ah, beh, sì".
Ministero Interno, Umbria critica
mercoledì 28 maggio 2008
Modesta proposta
Cose semplici e banali
martedì 27 maggio 2008
Chi va si prepari
Sorridi...domani sarà peggio
venerdì 23 maggio 2008
Mala tempora
1) Siamo messi così bene che chi dice di aprire le frontiere agli immigrati che ci servono passa quasi per un terzomondista-internazionalista.
2) Anni fa - credo su Cuore, credo a firma di Michele Serra - lessi un pezzo che partendo dal pretesto di una storia di querele traeva la conclusione che puoi criticare quanto vuoi una persona fisica, ma se ti azzardi a fare le pulci ad una merce l'ufficio legale dell'azienda che la produce ti darà la caccia per il resto dei tuoi giorni. Passano gli anni e quella conclusione acquista sempre più valore: in tv esiste la fascia protetta per i programmi televisivi, provate a contare quanti messaggi a sfondo sessuale più o meno esplicito ci sono negli spot che vanno in onda in primissima serata. E soprattutto, provate a seguirli con una bambina di tre anni e mezzo al vostro fianco.
3) Marco Travaglio denuncia lo strapotere della tv: se scrivi una cosa su un libro nessuno dice niente, se la stessa cosa la dici in tv viene giù il cielo. Ha ragione: lui da anni scrive libri insieme a Peter Gomez e Gianni Barbacetto, la sua faccia e il suo nome sono diventati un logo andando in tv, gli altri due sono sconosciuti ai più.
martedì 20 maggio 2008
domenica 18 maggio 2008
Sì, vabbè
sabato 17 maggio 2008
Mah, ehm, bah, ah sì?
venerdì 16 maggio 2008
Cambia rotta, cambia stile
Wikipedia, Madamimadam, Leonardo.it
Perdere la bussola
Repubblica, Corriere, il manifesto
sabato 10 maggio 2008
Aiuto
Il futuro è adesso
Repubblica, Crave
giovedì 8 maggio 2008
Due possibilità
mercoledì 7 maggio 2008
Definizione
De Mauro Paravia
Io lo sapevo che non ero solo
Pesi e misure
martedì 6 maggio 2008
If
La Stampa
C'è il sole
venerdì 2 maggio 2008
La croce sopra (post scandaloso)
lunedì 28 aprile 2008
The niro
The niro
sabato 26 aprile 2008
Tipi
1) Il pessimista apocalittico: si sta seriamente convincendo di essere condannato a essere minoranza a vita e medita l'esilio volontario.
2) Il pragmatico: "Guardate, vanno bene i principi ma sai che vi dico: dovremmo essere un po' più paraculi e fare un po' più di demagogia anche noi, soprattutto quando ci troviamo al governo".
3) L'ottimista: vede ampi margini di manovra perché al di là del voto è convinto che comunque sotto sotto la gente non è contentissima di quello che ha e potrebbe essere quindi permeabile al cambiamento a patto che la sinistra si rinnovi radicalmente.
4) Il pessimista integrato (assomiglia molto da vicino al titolare del blog): pensa che la batosta sia di proporzioni storiche perché ha radici profondissime e non sa proprio che fare ma ritiene che la vita va comunque avanti e che le cose cambiano anche quando meno te lo aspetti, chissà.
Non c'era il rancoroso a prescindere confinante con l'antipolitica e similqualunquista. Ma ho detto che si tratta di persone che innalzano il livello medio di gradevolezza del mondo, appunto.
Dalla culla alla tomba (nota biografica)
Shine a light
mercoledì 23 aprile 2008
Una di quelle
No future
Il punto dal quale è probabilmente più opportuno partire è l'appiattimento progressivo della dimensione del futuro e le conseguenze devastanti che tutto ciò ha avuto per chi politicamente si propone un orizzonte di modifica dello stato di cose presenti. I componenti della gioiosa "macchina da guerra" che nel 1994 cozzò contro l'allora Polo delle libertà si dettero il nome di "Progressisti". Ancora, la campagna elettorale di Veltroni è stata tutta proiettata nel futuro: "cambiate pagina", "mettiamoci alle spalle questi ultimi 14 anni". Sono stati questi i motivi dominanti. Bertinotti addirittura, esortava a votare Sinistra arcobaleno per fare un "investimento per il futuro". Ma è proprio storicamente che la sinistra si è presentata come il futuro, come il miglioramento delle condizioni presenti. E il futuro è stato visto per generazioni, almeno per tutto il Novecento, come un tempo che sarebbe stato migliore del presente e sul quale conveniva investire, appunto. Ora non è più così. Questa cosa di Massimo Gramellini scritta sulla Stampa e linkata da questo blog l'ultimo giorno dell'anno scorso aiuta molto a capire cosa il futuro è diventato per noi occidentali: non più un orizzonte aperto ma una sorta di imbuto in cui si intruppano le paure e i contorcimenti di una civiltà che bada di gran lunga più alla difesa dell'acquisito che alla realizzazione di altro. Ciò accade in parte per la raggiunta saturazione di beni materiali spesso inutili e dannosi (inutensili, come li chiama uno dei protagonisti di "Guerra agli umani"). Ma anche e soprattutto per la scomparsa dall'immaginario collettivo di un qualsiasi anelito a un’esperienza diversa da quella del produci-consuma-crepa (perdonate la semplificazione, ma almeno ci si capisce). Fenomeni questi, in cui si è innestato quel frullatore chiamato globalizzazione di cui le pasciute società occidentali beneficiano materialmente per molti versi, ma che repellono quando vengono messi a repentaglio confini (geografici e non solo) che si vorrebbero immutabili. Mancanza di futuro e paure, rendono il presente e ciò che lo caratterizza come l'età dell'oro da difendere con le unghie e con i denti e contro chiunque. Si allentano i vincoli di solidarietà: non è affatto verosimile che
Se il futuro è una dimensione che più che attrarre incute timore e se la difesa è la sola politica che conta, il presente diventa l’unica dimensione di vita. Avendo smarrito la prospettiva lunga, le decisioni devono essere prese qui e ora, senza discussioni percepite come inutili e dannose. Non ci sono i problemi, risolubili con strategie di ampio respiro, esistono solo le emergenze da stroncare, costi quel che costi, con un’efficienza che viene misurata solo con la categoria del tempo e quasi mai della profondità. Perciò occorre semplificare e ridurre possibilmente ai minimi termini qualità e quantità del dibattito. Anche in questo scenario siamo in un mare ostico per chi è nato storicamente per dare voce alle moltitudini ed è quasi ontologicamente contrario alla voce unica del decisore, divenuta invece una sorta di feticcio delle democrazie.
A tutto ciò, si aggiunge quel trionfo della moltitudine di cui si è parlato qui e che è quindi pleonastico ribadire.
Questi sono parte dei problemi che potrebbero spiegare il tracollo di una parte politica. Che fare per adeguare strumenti al fine di coronare la strategia di chi dovrebbe avere come stelle polari l’allargamento della partecipazione consapevole, l’inclusione, l’orizzontalità piuttosto che la verticalità? E’ questa la domanda a cui al momento non si scorge nessuno in grado di dare risposte convincenti. Di certo, l’ultima cosa da fare è quella predicata da qualche opinionista di grido: quella di seguire, assecondandola, una maggioranza che muore di paura se s’imbatte in un campo rom ma si volta dall’altra parte – tanto per fare due esempi a caso - se gli si racconta che i metodi di coltivazione convenzionali stanno pericolosamente impoverendo il patrimonio genetico della Terra o che comperare acqua, per di più imbottigliata in vuoti rigorosamente a perdere, è un atto autolesionista. E però, non assecondarla, la maggioranza, non vuol dire non considerarla o, peggio, snobbarla. Anche se farci i conti, per di più nel mare che si ha attorno, è di una fatica tremenda.
La Stampa, Wu ming foundation, Bollati Boringhieri