mercoledì 29 dicembre 2021

Le code ai tamponi, l'anacronismo di Tesei


Temo che criticare la giunta regionale dell’Umbria perché siamo nel caos nella gestione del Covid non colga il punto. Nel caos c’è più o meno tutta l’Italia, non solo l’Umbria. E infatti il punto non è quello. La questione è che nel programma della attuale presidente della regione, nel capitolo sanità, si leggeva questo: «Sarà strategico potenziare il tasso di coinvolgimento del privato, che in Umbria è pari a meno di 1/3 di quello della Lombardia».

venerdì 17 dicembre 2021

Scrivo per fatto personale


Mezza vita fa io insieme a oltre venti colleghe e colleghi venimmo licenziati dal giornale in cui lavoravamo. La notizia ci arrivò con una lettera del direttore, Luigi Camilloni, diventato nel frattempo liquidatore dell’azienda che aveva deciso di terminare le pubblicazioni.

Il quotidiano si chiamava “Giornale dell’Umbria”, ed era stato ceduto alla Gifer di Giuseppe Incarnato appena cinque mesi prima. La vecchia società, nella quale figurava la famiglia Colaiacovo, proprietaria di Colacem, una delle principali aziende italiane produttrici di cemento, si disfece del giornale nel cuore dell’estate, il 27 agosto 2015, al termine di una trattativa di cui i lavoratori furono avvisati solo a cose fatte. Il 31 gennaio 2016, dopo un periodo a dir poco rocambolesco, il Giornale dell’Umbria cessò le pubblicazioni.

Oggi Giuseppe Incarnato, un avvocato a lui legato, Francesco Marrocco, il prima direttore e poi liquidatore Luigi Camilloni e altri sono stati rinviati a giudizio per bancarotta fraudolenta in relazione a quella vicenda.

Ognuno di quelli che hanno vissuto quei mesi ha una sua memoria ben scolpita dell’accaduto; vedere oggi sancito da un tribunale che ci sono gli estremi per processare qualcuno per una bancarotta fraudolenta che avrebbe contribuito a farti perdere il lavoro (avrebbe, ché si è innocenti fino al terzo grado di giudizio) aggiunge amarezza ad amarezza. E pure un po’ di veleno.

lunedì 22 novembre 2021

7, 9 e 14


Tra sabato e domenica scorsi ho sentito e/o letto da fonti diverse che chi si vaccina rischia 7, 9 e 14 volte in meno di contrarre il covid, e/o di finire in ospedale, e/o in terapia intensiva, e/o di morire rispetto a chi non è vaccinato. Se già vi siete persi, non vi preoccupate: è un effetto voluto per dire che da questa lavatrice in centrifuga permanente in cui siamo entrati da venti mesi ci sono ottime probabilità di uscire più stupidi di come siamo entrati, e già eravamo messi abbastanza bene. Ho anche sentito una tipa in una delle manifestazioni no green pass e/o novax che, intervistata, diceva di aver sentito tutto e il contrario di tutto, e questo era di fatto il motivo della sua protesta: non si fida. Provate a darle torto. 

giovedì 28 ottobre 2021

Novecentisti e no

Dunque: l’articolo pubblicato da Cronache Umbre su piazza Birago, Zerocalcare, PopUp e la fine del Novecento (che ci ho messo io) ha suscitato cose. Qui nel mio profilo e altrove. Questa doveva essere una risposta a delle sollecitazioni, in origine, e doveva andare a finire in risposta a dei commenti fatti in questa bacheca facebook. Poi sono andato lungo, e allora ho pensato di farci un post, del tutto inadeguato qui su facebook, e forse inadeguato tout court, infatti per l’occasione ho rispolverato anche il mio blogghettino d’antan.

giovedì 11 febbraio 2021

L'inerte e la vita

Vale la pena sottolinearla, questa cosa che sta succedendo in Umbria. La regione ha chiesto aiuto al governo nazionale per reperire medici e infermieri senza i quali la sanità si è inceppata e l’ospedale da campo di Perugia, inaugurato diverse settimane fa, è rimasto vuoto; cosa che con i contagi che galoppano e la saturazione delle terapie intensive a livello di guardia, assume i contorni della auto-beffa.

martedì 2 febbraio 2021

Non siamo mica gli americani

Mentre metabolizzavo il libro di Giovanni Dozzini (“Qui dovevo stare”, Fandango libri) mi venivano in mente “Birdman”, poi “Non siamo mica gli americani”, e poi ancora “Padania” (“Due ciminiere e un campo di neve fradicia, qui è dove sono nato e qui morirò”). Come si possono mescolare un film di Iñárritu, una canzone del primo Vasco Rossi e una dei più recenti Afterhours? Succede: nelle teste delle persone si mescolano un sacco di cose, spesso molto diverse l’una dall’altra. E pure le vite sono un sacco di cose, e anche all’interno della stessa ci trovi un sacco di cose molto diverse l’una dall’altra. 

sabato 9 gennaio 2021

L’abisso della stampa umbra, occupazione dimezzata in dieci anni

Da più di un decennio è in atto una crisi industriale strisciante e silenziosa che sta producendo in Umbria effetti tanto dannosi quanto poco avvertiti. Nel 2009, sul nascere di quella che sarebbe stata la grande ondata della stampa on line, il Comitato regionale per le comunicazioni dell’Umbria (Corecom) si prese la briga di censire i mezzi di comunicazione presenti in regione in una ricerca dal titolo allora evocativo:“Umbria.it”. Da quelle pagine emerge che all’epoca c’erano quattro quotidiani che si dedicavano alla cronaca locale; vi lavoravano complessivamente cento giornalisti e giornaliste con regolare contratto. Dieci anni dopo, nel 2019, una di quelle quattro testate non esisteva più, le altre avevano via via ridotto (e continuano a farlo) la forza lavoro, cosicché il numero di persone impiegate si è drasticamente ridotto arrivando a 49 unità. Una contrazione di metà della forza lavoro che è sintomo di una crisi che va molto oltre i numeri, sia per quantità che per qualità.

giovedì 7 gennaio 2021

Imprese arretrate, amministratori irretiti. Tesei double face

È una fotografia impietosa del sistema imprenditoriale umbro quella contenuta nel Documento di economia e finanza regionale 2021-2023 (Defr, lo strumento di programmazione del prossimo triennio) che la Giunta regionale ha approvato il 9 dicembre 2020. Nel capitolo dedicato al quadro macroeconomico dell’Umbria si legge che essa «si è presentata alla sfida con la pandemia Covid-19 in una situazione complessa, per alcune debolezze e problemi anche strutturali che la espongono – più di altre realtà territoriali – alle crisi di carattere congiunturale».

mercoledì 6 gennaio 2021

L'Umbria e la mancanza di capacità di futuro

Quanto sia preoccupante lo stato dell’Umbria e quanto occorra una inversione di rotta rispetto a ricette scadenti e parole d’ordine vuote e consunte, ce lo dice anche l’Onu. Le Nazioni Unite hanno approvato cinque anni fa un’agenda per lo sviluppo sostenibile che contiene una serie di obiettivi da raggiungere entro il 2030. La definizione base dello sviluppo sostenibile, ridotta all’essenziale, è questa: lasciare il pianeta in condizioni tali da non compromettere il soddisfacimento dei bisogni alle generazioni future.

sabato 19 dicembre 2020

Umbria, il virus diseguale

Nel suo ultimo aggiornamento sull’economia dell’Umbria pubblicato a novembre 2020 Bankitalia ha rilevato che nei primi sei mesi dell’anno si sono registrati il 2,9 per cento di occupati in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il saldo assunzioni/licenziamenti è stato di –3.700. Il prezzo l’hanno pagato in massima parte i titolari di un contratto a tempo determinato (circa seimila in meno rispetto al 2019), che sono in grande maggioranza giovani sotto i 29 anni.

lunedì 14 dicembre 2020

Perugia, il paradosso della mobilità immobile

«In un periodo particolarmente difficile per l’economia a causa degli effetti dell’emergenza sanitaria da covid 19 questo provvedimento vuole rappresentare un contributo in favore dei commercianti, particolarmente colpiti dalle restrizioni conseguenti alla pandemia. L’obiettivo è di rendere la nostra acropoli maggiormente fruibile favorendo la presenza dei cittadini nel pieno rispetto di tutte le regole poste a tutela della salute collettiva». Sono le parole con le quali Luca Merli, assessore «alla viabilità», come lo definisce il sito istituzionale del Comune di Perugia, ha accompagnato la decisione di abolire la zona a traffico limitato fino al prossimo 31 dicembre.

giovedì 3 dicembre 2020

Un'eretica ante litteram


Per rispondermi al telefono Renata Stefanini Salvati interrompe la lettura mattutina dei quotidiani: «Ne leggo tre al giorno, Repubblica, Corriere della Sera e Messaggero». Nel corso della chiacchierata mi dirà anche i titoli dei libri che sta leggendo in questo periodo; vale la pena citarli perché aiutano a capire il cuore delle ragioni per cui, almeno dal mio punto di vista, si è acceso l’interesse per questa donna che ha fatto la partigiana prima, la dirigente del Pci ternano poi, e l’imprenditrice di successo in seguito. I libri sono “A scuola di dissenso. Storie di resistenza al confino di polizia”, di Ilaria Poerio; “Sorvegliati speciali. Gli intellettuali spiati dai gendarmi”, di Mirella Serri; e “Un popolo come gli altri”, un volume di Sergio Luzzatto sulla storia degli ebrei. 

giovedì 19 novembre 2020

Per capire come sia saltato tutto

Stamattina ho inviato una email per la richiesta di ritiro domiciliare dei rifiuti per delle utenze di persone che stanno facendo la quarantena in casa e non possono smaltire attraverso le modalità ordinarie.

Nel giro di un’ora mi è stato risposto che la procedura era stata avviata e mi è stato inviato in allegato un opuscolo in pdf con le istruzioni per la gestione dei rifiuti urbani in caso di positività. L’opuscolo è stato fatto in ottemperanza, vi si legge, di un’ordinanza del 1 luglio 2020 del massimo organo esecutivo regionale. La data è importante perché quell’opuscolo è una testimonianza documentale di come nell’arco di quattro mesi sia saltato tutto.

giovedì 12 novembre 2020

Don Leonello

Don Leonello è una di quelle persone che mi aprono una vergogna professionale di una certa profondità. Don Leonello è morto l’11 novembre per covid, leggo. Da tempo non era più sotto i riflettori. La curia, la diocesi, o chi per loro - non mi intendo molto di questioni religiose - aveva contribuito a questa fuoriuscita soft dopo che per anni lui, nel quartiere della Pallotta, a Perugia, si era dato da fare ventiquattr’ore al giorno per dare una mano a chi una mano non la dava nessuno. 

giovedì 29 ottobre 2020

Tamponi agli asintomatici (ripresa)

A oggi la situazione in Umbria è questa. Poniamo che si riscontri un caso di positività al coronavirus in una classe. All’esito del tampone alunni e docenti vengono messi in quarantena.

Prima questione: il risultato del tampone della persona risultata positiva arriva a diversi giorni di distanza dall’ultimo contatto con la classe. Quindi per diversi giorni gli alunni che avrebbero potuto contrarre il virus senza presentare sintomi, restano liberi di relazionarsi rischiando di infettare a loro volta.

venerdì 23 ottobre 2020

Però

Sull’importanza delle scuole ci troviamo d’accordo. Sulla amputazione che rappresenta la didattica a distanza pure, soprattutto per gli alunni più piccoli e più fragili. Però. 

domenica 18 ottobre 2020

Boomerang

Ho un parente stretto che vive lontano da me in isolamento fiduciario in attesa di tampone, tre compagni di scuola dei miei figli positivi al tampone, e mi arrivano continuamente notizie di conoscenti o conoscenti di conoscenti positivi o in isolamento a loro volta. È una situazione che non avevo vissuto neanche nei mesi lugubri del blocco totale, quando c’erano morti a grappolo e andavi a fare la spesa e ti guardavi gli uni con gli altri come nemici potenziali. In quel periodo non mi era mai capitato di impattare il virus più o meno direttamente come in queste settimane, che pare la regola. Per questo, così, a naso, temo che il covid sia in circolazione molto di più oggi rispetto a qualche mese fa, al di là di quanto si palesa attraverso i numeri. Di buono c’è che la situazione negli ospedali e quella dei contagiati è mediamente migliore perché, ho letto, si sono aggiustate le cure e si tenta un minimo di tracciamento dei contatti, attività che nei primi mesi era rimasta travolta dall’emergenza.

lunedì 31 agosto 2020

Parliamo di deiezioni canine


Il gioco è piuttosto semplice, e di sicuro effetto. Ha diverse varianti ma il tema è più o meno lo stesso. Si può partire da una delle dichiarazioni strampalate di qualcuno di quelli “de destra”, tipo: «I migranti portano il covid». Oppure si può andare su una delle pagine di fan assatanati di quelli “de destra” e, sotto un post – per dire - contro la Azzolina corredato di fotografia pro-gogna, prendere commenti a caso: «Faccia da...», «Fatti stuprare da un branco di...» e via con amenità del genere. 

martedì 19 maggio 2020

Franceschino



L’ho imparato col tempo quanto era importante Francesco Valli. Fino a un certo punto per me è stato solo un adulto un po’ più grande dei miei che quando lo incrociavo per le scale mi apostrofava con un «ah regazzi!’», seguito da «che fai?» o «do’ vai?». Crescendo, ho scoperto che lo conoscevano praticamente tutti, a Terni, e che per tutti era Franceschino, non come c’era scritto sul citofono, Francesco.

giovedì 26 marzo 2020

Il Pd: salvaguardare i produttori di lana caprina

L’attività di mediazione prima di varare il decreto sulle attività considerate essenziali è stata così estenuante da portare il presidente del consiglio a rivalutare i tempi in cui i ragazzi più grandi di lui lo bullizzavano costringendolo a recuperare il pallone quando finiva in mezzo ai rovi di ortica alti fino all’inguine. Al colmo della disperazione, Conte si è giocato il jolly urlando in videoconferenza: «Basta, decido io, oppure mando Casalino a trattare al posto mio, e voi lo sapete che quello non distingue neanche un palo della luce spento da un deltaplano!».

Fino a quel momento gli industriali avevano insistito per far rientrare tra le produzioni essenziali anche quelle di catene e manette. Il capo delegazione di Confindustria, Alfredo Prigionia, motivava la scelta dicendo che è sempre bene avere in azienda certi strumenti quando c’è da trattare con certi operai riottosi. Lega e Fratelli d’Italia si opponevano però alle catene con la motivazione che le manette sono più che sufficienti. Il Pd derubricava la cosa sostenendo che gli operai non esistono più. Ma a quel punto è stato fatto notare a Paolo Liberal, che stava trattando per il suo partito, di non confondere gli italiani con l’elettorato del Pd.

Momenti di tensione quando Giorgia Meloni ha chiesto di inserire i sacchi di sabbia nell’elenco delle produzioni essenziali. «Stamo in guera», è stata la laconica motivazione, e quando le è stato riferito sottovoce dal suo consigliere Evaristo Nostalgia che il coronavirus si inocula e non ha armi, Meloni ha risposto scandalizzata sgranando gli occhi: «’Sto zozzo! E noi je sparamo lo stesso!».

Flebile la resistenza di Matteo Salvini, che voleva garantire l’apertura alle fabbriche produttrici di felpe. Il leader della Lega ha desistito quando come contropartita gli è stata assicurata la possibilità di circolare indiscriminatamente per le strade di Roma con la mascherina indossata alla cazzo di cane tanto per darsi un tono.

Il Pd ha insistito per tenere aperte le fabbriche di lana caprina. «Sennò noi al nostro interno non sappiamo di cosa discutere», ha detto Giorgio Destri, un ex renziano che si è rifiutato di seguire l’ex leader con la motivazione che “Italia viva” è un nome di merda. Sulla lana caprina però la chiusura di Conte è stata netta: «Se faccio una scelta del genere come motivo a Vito Crimi il no alle fabbriche di liquirizia che gli piace tanto?».

Nelle ore cruciali in cui si stava decidendo infine, è arrivata la minaccia di una serrata del buonsenso da parte del “Movimento dei cittadini onesti e stanchi” che chiedeva di non interrompere la produzione di rabbia e livore. Anche in questo caso la chiusura di Conte è stata decisa: «Rabbia e livore circolano liberamente in abbondanza, mentre la serrata del buonsenso è un’arma spuntata, visto che sono anni che non ce n’è».

Attimi di paura in chiusura di videoconferenza per Evaristo Nostaglia che è dovuto ricorrere alle cure dei medici dopo essere stato colpito al volto dalla giugulare rigonfia di Giorgia Meloni.